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Fairy Tail – La recensione

Diego Savio Branciforti 5 anni fa Commenta! 8
 

Con la prossima generazione videoludica alle porte questa estate può rivelarsi una buona occasione per recuperare qualche titolo di nicchia da potersi godere prima del “grande passaggio”. In questa particolare categoria troviamo sicuramente i tie-in legati all’universo manga/anime giapponese, come per esempio Sword Art Online, One Punch Man o Fairy Tail. Proprio l’ultimo citato è quello che dallo scorso 30 luglio 2020 è arrivato ufficialmente nel mondo videoludico per la gioia di tutti i fan della saga. Sarà riuscito questo nuovo titolo a infiammare il proprio pubblico come fece molto tempo fa la sua controparte?

Contenuti
“Benvenuto a Fairy Tail”Ecco il salto generazionale…all’indietro!Tanto, tanto, tantissimo fanservice!Ti potrebbe interessare

“Benvenuto a Fairy Tail”

L’opera di Hiro Mashima in questa sua riproposizione videoludica ripercorre, in parte, tutti gli eventi che hanno caratterizzato la sua controparte “cartacea” e, nello stesso modo utilizzato nel manga, affida l’intera narrazione degli eventi alla bellissima maga degli spiriti celesti Lucy e al suo diario.

Nonostante lo stretto legame con il manga, il titolo sviluppato da Gust decide di far cominciare l’avventura del giocatore alla fine della saga legata agli esami di ammissione alla classe S che si tengono annualmente sull’isola di Tenro (nel manga circa dopo il 200 capitolo). In particolare, proprio durante lo scontro tra i più importanti membri di Fairy Tail (Natsu, Grey, Luca, Erza e Laxus) e Master Hades, leader di una gilda di maghi oscura. Alla fine della lotta, che funge da vero e proprio tutorial, il gruppo viene attaccato dal Drago Acnologia, il quale distrugge l’isola con tutti i suoi abitanti, o per lo meno, così sembra inizialmente. Infatti, grazie a un incantesimo lanciato dal primo Master di Fairy Tail, il gruppetto riesce a salvarsi e a ritornare alla sede della propria gilda, con l’unico problema che da quell’evento catastrofico sono passati 7 anni.

Screen di Fairy Tail

Ha così inizio l’avventura del giocatore, il quale dovrà accompagnare Natsu e i suoi amici fino agli inizi dei giochi della magia, con l’obiettivo di sfruttare il tempo rimasto per prepararsi al meglio e colmare i “7 anni di vuoto”. La trama del gioco parte con questa lunga premessa e porterà il giocatore attraverso tutti gli eventi più emblematici che si susseguiranno fino ad arrivare alla saga di Tartaros e qui mi fermo per evitare spoiler.

Nonostante la solida storia proveniente dal manga omonimo, Fairy Tail non riesce a convincere sotto questo punto di vista, con un’eccessiva presenza di buchi nella narrazione e riassunti fin troppo sintetici. Un piccolo difetto che può rivelarsi un muro per chiunque voglia approcciarsi alla storia per la prima volta.

Ecco il salto generazionale…all’indietro!

Con una trama fin troppo assottigliata, il titolo di Koei Tecmo prova rialzare la testa proponendo un gameplay frizzante e, sebbene non porti alcuna novità al genere RPG (Role Playing-Game) di appartenenza, capace di catturare l’attenzione del giocatore durante gli scontri.

Screen di Fairy Tail

Fairy Tail propone un gameplay caratterizzato dalle ormai canoniche fasi di esplorazione, dove il giocatore potrà visitare tutti i luoghi più importanti della serie, intervallate da quelle dedicate al combattimento. Le prime, purtroppo, soffrono moltissimo la poca cura che gli sviluppatori hanno dedicato al gioco, infatti, tutte le mappe del gioco si presenteranno spoglie e prive di punti di interazione degni di nota (…in stile Naruto Shippuden). Le fasi di combattimento sono certamente quelle più interessanti dove, potendo comporre la propria squadra scegliendo tra un set di ben 15 personaggi, è possibile affrontare qualunque tipo di avversario nel modo più spettacolare possibile.

Durante gli scontri il giocatore potrà utilizzare ogni magia appartenente ai maghi di Fairy Tail contro gli avversari che saranno distribuiti sul terreno di scontro in stile scacchiera. Gli incantesimi, come in ogni classico RPG che si rispetti, consumeranno punti magia e potranno rivelarsi deboli o efficaci in base ai punti vulnerabili dell’avversario, ciononostante, ognuno di essi sarà sempre accompagnato dell’apposita animazione di riferimento che non potrà mai essere evitata; elemento molto fastidioso specialmente durante gli scontri molto lunghi, dove gli incantesimi usati saranno quasi sempre gli stessi.

Un altro elemento molto interessante è legato alla progressione dei vari personaggi, i quali potranno aumentare di livello utilizzando i punti ottenuti durante le missioni svolte durante l’avventura e sarà altresì possibile potenziare ulteriormente le abilità equipaggiando le opportune lacrime, che vanno a sostituire i canonici set armi/equipaggiamenti e che possono essere create grazie all’alchimia.

Tanto, tanto, tantissimo fanservice!

Screen di Fairy Tail

Dal punto di vista del design grafico il titolo di Koei Tecmo mantiene la sua “natura altalenante”, infatti, alla cura dei dettagli relativi ai personaggi (…specialmente a quelli femminili!) si contrappongono ambientazioni spoglie, scontate e fin troppo piatte. Un’altra nota negativa va altresì fatta al classico riutilizzo degli stessi modelli di nemici differenziati solamente dal cambio colore, un pratica che non passa mai di moda nella terra del Sol Levante (vedi Dragon Quest XI). Capiterà spesso, infatti, di trovarsi contro due mostri identici ma dai colori diversi, oppure due cittadini “gemelli” pronti a darsele di santa ragione.

Se il design va “a scatti”, il compatto sonoro è completamente inceppato, proponendo un doppiaggio in inglese/giapponese di pessima qualità con l’unica nota positiva legata alla meravigliosa colonna sonora originale che è entrata nel cuore di tutti gli appassionati. Non aiutano nemmeno i contenuti dei dialoghi, troppo banali e privi di quella genialità che ha da sempre caratterizzato l’opera di Hiro Mashima.

In questa sua versione “gioco”, Fairy Tail concede al giocatore una longevità discreta, caratterizzata da una serie di missioni principali e secondarie che occuperanno circa 30 ore prima di poter mostrare i titoli di coda. Peccato che proprio le missioni secondarie si dimostrano essere solamente un semplice elemento riempitivo dell’offerta, rivelandosi in alcuni casi scontate, noiose da completare e fastidiose se si considera che il gioco non prevede la lingua italiana.

Screen di Fairy Tail

Chiude il quadro una pessima implementazione dei controlli nella versione del gioco per PC, infatti, se deciderete di giocare a Fairy Tail senza un joypad le cose si faranno veramente complicate. Il titolo di Gust mostrerà sullo schermo solamente i comandi riferiti ai tasti classici di un joypad Xbox (X, Y, A, B, LB e RB) e non quelli relativi a mouse/tastiera, quindi sarà molto complicato cercare di capire le varie corrispondenze; non è possibile modificare i controlli in alcun modo.

Questo titolo così atteso da parte del pubblico affezionato all’opera di Mashima si rivela essere, purtroppo, uno dei tanti titoli tie-in a basso budget che ha fatto del fanservice il proprio cavallo di battaglia. Un’occasione sprecata capace di lasciare l’amaro in bocca e, al netto di tutti i suoi lati positivi, rendere l’offerta di Koei Tecmo strettamente consigliata a un pubblico già vicino al mondo di Fairy Tail e capace di andare oltre tutti i limiti sopra elencati. A tutti coloro i quali volessero approcciarsi per la prima volta all’opera di Mashima consiglio vivamente di leggere il manga o di guardare tutta la serie anime, per il gioco bisognerà aspettare un “fantomatico” secondo capitolo.

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