Una distesa di granchi morti, un lago nero e sassi che fluttuano alla faccia della fisica: è così che ci si presenta la “particella di Dio”, o l’uomo con la maschera dorata, il nemico principale e quello che più di tutti ci mette i bastoni tra le ruote in Death Stranding, capolavoro di Hideo Kojima che all’inizio di questa estate ci ha graziati con il secondo capitolo, On the Beach.
Higgs è teatrale, spiritoso e carismatico, il che è uno dei motivi per cui lo trovo così tanto interessante. Interpretato da Troy Baker (The Last of Us, Uncharted 4 e chi più ne ha più ne metta), è una parte integrante della storia, un antagonista che seppur spietato e vendicativo, nasconde un lato estremamente fragile e umano.
Higgs è il leader degli Homo Demens, un gruppo separatista e terrorista che punta a distruggere quel poco che resta del mondo causando i Voidout, esplosioni dovute dal contatto tra esseri viventi e CA, ovvero le anime di chi non è riuscito a passare oltre, sospese in un limbo e fatte di antimateria.

La violenza genera violenza, e per capire il modo in cui agisce Higgs è necessario scavare nel suo passato, cosa che faremo leggendo i suoi file durante il gioco. Con un trascorso di abusi, morte e solitudine, sembra trovare un proprio equilibrio soltanto dopo essere diventato un porter e lavorando insieme a Fragile, anche se l’ammirazione delle persone finisce per dargli alla testa e il successivo incontro con Amelie stravolgerà completamente il suo modo di vedere le cose.
Anche grazie a un libro sulla saggezza degli antichi egizi, da cui attinge per consolidare il suo pensiero e successivamente per definire il suo stile, comincia ad accettare e a fare sua l’idea di portare l’umanità verso un’estinzione definitiva, che dopo altri eventi già verificatisi tempo prima avrà il nome di Last Stranding. Questo evento non è altro che una catastrofe che cancellerebbe ogni forma di vita tramite un Voidout su larga scala e apparentemente inevitabile.

Il suo continuo ostacolare Sam, il protagonista, nell’obiettivo di unificare l’America e collegare tutti tramite la rete chirale, non è solo dovuto alla sua mania di distruzione e di accelerare l’estinzione di massa, ma anche a una gelosia personale che ha come oggetto proprio Amelie, legata a Sam da qualcosa di profondo che lui vorrebbe per sé, in quanto la vede come Dio e si autoproclama una sorta di suo messaggero.
Higgs: il prodotto di mancanza di affetto e paura dell’abbandono
Higgs non è quello che è soltanto perché essere il villain dalle entrate stilose e la lingua tagliente è d’effetto: la sua dipendenza malata nei confronti di un idolo che non gli riconosce neppure la fedeltà, è dovuta da un’infanzia mancata e segnata dalla violenza e dalla privazione della libertà. E nonostante il male che ha subito e che lui riversa sugli altri, specialmente Fragile, non viene ricambiato allo stesso modo: sia lei che Sam si rifiutano di lasciarlo morire, anche se questo diventerà la sua vera condanna.
Il tentativo di Higgs di far finire il mondo continua in Death Stranding 2: On the Beach, in cui la sua ammirazione per la figura di una Amelie non più presente è addirittura diventata un culto: il suo aspetto è interamente ispirato a lei, e la solitudine prolungata a cui è stato forzato ha amplificato il desiderio di veder finire tutto, di gettare il mondo nel caos totale.

Il cambio di stile è evidente ma continua insistentemente a richiamare la morte, stavolta anche in modo un po’ ironico, ma l’epilogo avuto nel primo capitolo lo ha reso empatico la metà e cattivo il doppio. Nonostante Higgs faccia del separare e del distruggere una missione, il desiderio di connessione è ciò che realmente lo spinge a fare ciò che fa.
Anche se la sua non è certo la miglior risposta al trauma vissuto né a come viene trattato dagli altri, è chiaro che, quando l’unica forma di contatto che si sia mai conosciuta sono botte e minacce, sia difficile uscire da quella gabbia in cui si crede di stare rinchiusi perché lo si merita e, di conseguenza, tirare gli altri con sé per sentirsi meno soli. Higgs è un personaggio appariscente ed esibizionistico ma estremamente triste, e dipinge perfettamente la reazione di una persona debole e sola a un mondo ostile che le toglie ogni speranza.

Chi segue Kojima sui social almeno un po’ sa che è un fan sfegatato del cinema, che si tratti di cult o di opere molto meno conosciute, ma i suoi giochi sono sempre pieni di riferimenti: nel caso di Higgs è anche chiaro il richiamo al protagonista de “Il Corvo”, film del 1994 dove Brandon Lee, oltre ad avere un trucco molto simile a quello di Higgs nel secondo capitolo, aveva anche un rapporto specifico con la pioggia, elemento che in Death Stranding è ricorrente e fondamentale; per non parlare poi dell’idea bizzarra e originale di fare di una chitarra la sua arma, una citazione ovvia quanto di classe.