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Spirits Chronicles: Born in Flames, recensione (Nintendo Switch)

Di enigma in enigma

Pasquale Aversano 11 mesi fa Commenta! 8
 
5
Spirits Chronicles: Born in Flames

Sviluppato e pubblicato da Domini Games in sinergia con Ocean Media, Spirits Chronicles: Born in Flames è un’avventura grafica scandita da enigmi e puzzle di varia natura e che mostra con una certa e dubbia prepotenza la sua natura di anonimo titolo mobile. Noi abbiamo affrontato questa nuova avventura su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione. Pronto a salvare un mondo magico?

Contenuti
Spirits Chronicles: Born in Flames un mondo magico da domareTanti enigmi ma nessuno memorabileCollector’s EditionGrafica e sonoro

Spirits Chronicles: Born in Flames un mondo magico da domare

A prima vista, Spirits Chronicles: Born in Flames si smarrisce per estetica e gameplay nell’oceano di titoli simili molti dei quali promossi della stessa Domini Games in un’operazione che ricorda neanche troppo velatamente quella effettuata da Kemco coi suoi innumerevoli giochi di ruolo. Anche in questo caso, come per Kemco, si tratta infatti di trasposizioni videoludiche prese dal mondo mobile. 

A differenza di Kemco però, nel caso di Spirits Chronicles: Born in Flames e congeneri, parliamo di avventura punta e clicca con risoluzione di enigmi prevalentemente improntati sull’uso immediato e quasi essenziale del touch screen che, nel caso in analisi, è rimasto prevalente grazie alle potenzialità dell’ibrida Nintendo. Per quanto riguarda la trama, chi conosce questa tipologia di giochi, non resterà sorpreso dal trovarsi dinanzi un canovaccio poco accattivante e che fatica a trainare l’utente fino ai titoli di coda.

I motivi sono molteplici e si va dall’abuso di cliché allo scarso appeal sia estetico che di scrittura con i personaggi a schermo che non riescono a coinvolgere come si dovrebbe e un protagonista, noi, che risulta terribilmente anonimo. Ma procediamo con ordine. Chi siamo noi? Siamo un domatore di creature magiche il che, su carta, sembra una cosa estremamente affascinante. Una sorta di Newt Scamander di Harry Potter e Animali Fantastici peccato che il fascino rimane legato al ruolo stesso più che su schermo.

Spirits Chronicles: Born in Flames, recensione (Nintendo Switch)

Il luogo magico in cui si sviluppano le vicende è una tale Wintersea, una terra prima coccolata dallo Spirito del Fuoco e dai suoi servi prima di essere misteriosamente privata di custodia e abbandonata in mano allo Spirito del Ghiaccio che ha iniziato a estendere il suo dominio glaciale creando una sorta di regno di ghiaccio in stile Frozen. Sulle orme di nostra nonna Dayona, anch’essa domatrice di creature magiche, siamo chiamati a svolgere una sorta di spedizione alla ricerca dello Spirito del Ghiaccio per fermare la sua follia e riportare il regno al suo equilibrio. 

Se da un lato l’intreccio della storia, come anticipato, non regala grandi sorprese e fatica a coinvolgere, dall’altro offre comunque una cornice discretamente coerente e che va a ospitare una buona varietà di creature e situazioni seppur gli enigmi e la loro tipologia possono risultare forzati in più di un’occasione. Questo perché, inutile girarci intorno, Spirits Chronicles: Born in Flames è essenzialmente un gioco di enigmi per partite mordi e fuggi, nato su mobile e pensato per mobile. 

Spirits Chronicles: Born in Flames, recensione (Nintendo Switch)

Tanti enigmi ma nessuno memorabile

Spirits Chronicles: Born in Flames è un’avventura punta e clicca che mira principalmente a farci cercare oggetti, scoprire dove usarli e risolvere degli enigmi o dei mini-giochi di vario genere. Il sistema di gioco è studiato per essere touch ma potremo anche limitarci a utilizzare gli analogici, muovendo il cursore. Inutile dire che col cursore è tutto più lento e anche stranamente scomodo con alcuni inspiegabili rallentamenti che vedevano il puntatore muoversi in ritardo o bloccarsi per qualche secondo.

Il titolo targato Domini Games rientra nell’ormai abusatissimo mondo dei giochi sovraccarichi di oggetti ed elementi a schermo dove siamo chiamati a scovare cose per poi intuire dove e come usarle per sbloccare il passaggio e spostarci alla schermata successiva. Un sistema di gioco che, nonostante l’introduzione di creature magiche, non innova assolutamente niente alla formula base originale che permane quindi immutata e ripetitiva da inizio alla fine.

A spezzare la monotonia dell’esperienza arrivano i mini-giochi e gli enigmi ambientali, delle sfide di logica e deduzione quasi sempre scollegate dall’azione a schermo e che ci impegnano a risolvere puzzle, a fare piccole sfide di enigmistica o dar vita a particolari composizioni. Il problema per chi non ha esperienza in questo tipo di titoli è che manca un mini tutorial che possa aiutare a comprendere almeno le basi dei vari enigmi costringendo l’utente esordiente a procedere in alcuni casi quasi tentoni o a sfruttare l’immancabile opzione dell’aiuto che in base alla difficoltà scelta, può ricaricarsi più o meno velocemente.

Spirits Chronicles: Born in Flames, recensione (Nintendo Switch)

Collector’s Edition

Spirits Chronicles: Born in Flames per console si presenta in una versione denominata Collector’s Edition che racchiude praticamente tutti i bonus usciti per mobile tra cui spicca un capitolo bonus post-game che prova a proseguire, completare e in parte perfezionare la storia. Per gli amanti dei collezionabili, il titolo in esame abbonda di varie tipologie di oggetti da localizzare tra libri d’incantesimi, sfere di energie, amuleti magici e quant’altro. Ogni capitolo, suddiviso a sua volta in diverse aree, ha un determinato numero di collezionabili che potrai poi facilmente consultare.

Grafica e sonoro

Graficamente parlando, Spirits Chronicles: Born in Flames richiama un immaginario da mobile oggi estremamente abusato e che risulta anche discretamente anonimo. Sì, le aree sono colorate, sufficientemente definite e abbondano di oggetti (così tanto che spesso si fa fatica a localizzare ciò che ci serve realmente) così come non mancano le animazioni che si inseriscono a forza nelle immagini statiche con un effetto tanto “vecchio” quanto ancora funzionale, ma tutto ciò non basta a raggiungere la sufficienza, incatenando il titolo in un catalogo davvero troppo pieno di “cloni” con la stessa grafica e le stesse animazioni.

Spirits Chronicles: Born in Flames, recensione (Nintendo Switch)

Da segnalare qualche caricamento e qualche sporadico rallentamento sia quando irrompono le animazioni sia per le varie cut-scene, alcuni davvero carine. Il sonoro, invece, è discreto ma anche qui, si limita a svolgere il suo compito senza eccellere o provare a fare un passo in più, adeguandosi a uno standard sufficiente ma che non gli permette di emergere. Da evidenziare la totale assenza della lingua italiana, neanche i sottotitoli sono inclusi, e questo potrebbe scoraggiare dal seguire la già poco interessante trama.

Infine, Spirits Chronicles: Born in Flames si difende bene sull’ibrida Nintendo ma è innegabile che, in quanto titolo mobile e in quanto studiato per essere vissuto con comandi touch, la versione portatile sia quella principale con cui giocarci.

Scopri tutto su Spirits Chronicles Born in Flames
Spirits Chronicles: Born in Flames
5
Grafica 5
Sonoro 5
Gameplay 5
Longevità 5
Narrazione 5
Aspetti positivi Buona l’idea degli animali magici Discreta varietà e numero di enigmi
Aspetti negativi Privo di mordente narrativo e ludico Graficamente poco ispirato Qualche problema tecnico Assenza della lingua italiana
Considerazioni finali
Spirits Chronicles: Born in Flames si perde nell’oceano di congeneri non riuscendo a spiccare praticamente in nulla. L’idea degli animali magici in stile Harry Potteriano è carino ma non spicca mai il volo. La grafica e il sonoro rispecchiano lo standard mobile senza mai spingersi oltre, muovendosi in confini ormai consumati. Buona la varietà di enigmi ma rimane un’esperienza priva di mordente tanto ludico quanto narrativo e che rischia di smarrirsi facilmente nel macroverso di casa Nintendo.

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