Sviluppato da Omega Force e pubblicato in esclusiva su Nintendo Switch 2 da Koei Tecmo, Wild Hearts S è la rivisitazione dell’originale Wild Hearts pubblicato nel 2023 da Electronic Hearts e attualmente disponibile PlayStation 5, Xbox Series X e Series S e Microsoft Windows. Dopo aver testato il titolo originale, abbiamo provato la nuova versione per Switch 2 e questa è la nostra recensione! Pronto ad andare a caccia?
Wild Hearts S un ritorno con poche aggiunte
Prima di affrontare la narrazione e il gameplay, è bene approfondire la tipologia di edizione che abbiamo tra le mani. Wild Hearts S non è un remake né un sequel dell’originale Wild Hearts ma è una trasposizione ufficiale per Nintendo Switch 2 che include alcuni piccoli accorgimenti e aggiunte. Non parliamo solo sul versante tecnico che andremo ad approfondire nel paragrafo dedicato, ma di alcuni accorgimenti ludici che riguardano soprattutto il multiplayer.
Rispetto alle edizioni originali per PC, Xbox e PlayStation, infatti, la versione da noi recensita consente di vivere l’avventura in cooperativa sia online che offline fino a un massimo di quattro giocatori, ponendo ancora di più in diretta concorrenza con il capogruppo del sottogenere di riferimento: Monster Hunter. Per chi non lo sapesse, nelle altre versioni, il titolo permette un massimo di soli tre giocatori e una cooperativa unicamente online.
Il cambiamento è dovuto essenzialmente alla natura tanto portatile quanto ancora più “social” della nuova console Nintendo e non sorprende la completa adesione al sistema GameChat (chat e webcam). Trattandosi però di una versione del titolo “diversa”, non è incluso il cross-play e quindi non è permessa l’interazione con chi possiede la vecchia edizione su altre console. Questo potrebbe minare non poco il quantitativo di utenti limitati alla sola Switch 2.

Da segnalare anche che Wild Hearts S include oltre al gioco originale, di cui ripercorre fedelmente i passi e gli eventi, tutti i contenuti post-lancio precedentemente rilasciati oltre gli elementi extra della Karakuri Edition. Al netto di ciò, dobbiamo comunque segnalare che, contenutisticamente, chi ha già l’edizione precedente difficilmente troverà motivi validi per questa nuova versione considerando che il piatto forte è rimasto immutato. L’unico punto su cui potrebbe valere la pena soffermarsi è attualmente un’incognita e riguarda il supporto successivo al lancio.
Wild Hearts, infatti, a differenza del diretto concorrente Monster Hunter, non ha subito grandi aggiornamenti e anzi, la community si è trovata ben presto abbandonata e privata di nuove aggiunte che potessero incentivare i cacciatori a continuare le loro avventure. Con questa riedizione e il cambio di publisher, si apre uno spiraglio per l’aggiunta di nuove creature e missioni ma il tutto, allo stato attuale, è ancora ignoto e tutto da vedere.

Una storia di cacciatori e prede
La storia di Wild Hearts S riprende fedelmente quanto narrato nell’omonimo Wild Hearts e ci vede vestire i panni di un anonimo cacciatore che arriva al villaggio di Minato scoprendo che questi è invaso da stravaganti creature denominate Kemono. Tali belve sono autrici di inenarrabili devastazioni e sempre meno persone osano affrontarle. Per loro e nostra fortuna, il protagonista interamente personalizzabile dal nome all’estetica, grazie a un editor decisamente esaustivo e soddisfacente, è dotato di diverse abilità.
Oltre a saper padroneggiare diverse tipologie di armi, infatti, il nostro protagonista è in grado di maneggiare l’antica tecnologia dei Karakuri. Tali congegni sono fulcro anche del gameplay che, di fatto, lo differenzia dagli altri hunting game. Per quanto riguarda il cast di personaggi, invece, Wild Hearts S si difende discretamente bene proponendo un intreccio gradevole seppur a tratti abbastanza banale e prevedibile. Nulla di eclatante ma con alcuni picchi gradevoli e soprattutto funzionali a farci vivere l’avventura dall’inizio fino alla fine con un buon ritmo e una discreta varietà di situazioni e incontri.

Come si caccia
Wild Hearts S è un action RPG in terza persona 3D incentrato sulla caccia ai mostri e che, solo strutturalmente, prende spunto da Monster Hunter. Questo perché l’avventura procede a suon di battute di caccia in zone delimitate e con nemici abbastanza limitati in numero, come i precedenti capitoli di Monster Hunter. Ma l’opera firmata Omega Force si distacca dal competitor per alcune scelte ingegnose e fortemente identitarie. Ebbene sì, parliamo dei Karakuri, macchinari che rivoluzionano letteralmente l’andamento degli scontri.
Si tratta di marchingegni, più o meno grandi, dalla durata più o mena estesa in termini di “esistenza” e che per essere “evocati” richiedono un determinato numero di risorse. Queste ultime, legate alla zona in cui si sta cacciando, sono limitate e spingono l’utente a un utilizzo strategico e ponderato. Inoltre, tali strumenti servono sia per l’esplorazione quanto, e soprattutto, per la caccia in sé, dando vita a scontri potenzialmente sempre diversi potendo sperimentare molto. Si passa da trampolini a possibilità di concatenare più karakuri per erigere delle barriere in grado di incassare cariche avversarie.

Per l’esplorazione, invece, i karakuri si dimostrano ancora più inventivi passando da rampini a sorte di alianti… il tutto per un mondo di gioco suddiviso in macroaree davvero intriganti e ben costruite, anche verticalmente. Esplorare, infatti, è ancora una volta divertente ed efficace oltre che “moderno”, nonostante gli innegabili passi avanti (in termini di estensione della mappa di gioco) eseguiti da Monster Hunter Wilds. Inoltre, dobbiamo dire che avere tutto il mondo di Wild Hearts S tra le nostre mani, in modalità portatile, ha un riscontro innegabilmente positivo, seppur con qualche penalità.
Ma prima di scoprire le criticità, dobbiamo evidenziare in positivo il combat system che si conferma, come nelle versioni precedenti, veloce e immediato ma anche stratificato, complesso e appagante da svelare e padroneggiare. D’altronde, ognuna delle armi a nostra disposizione, ha un “mini mondo” dentro di sé, composto da combo in grado di renderci i migliori cacciatori di kemono mai esistiti. E a tal proposito, il divertimento, comunque presente in solitaria, si moltiplica in caso di un buon team e l’aggiunta della co-op locale non è affatto da sottovalutare, considerando la natura social promossa da Nintendo stessa.

Per le criticità riscontrate, Wild Hearts S scende a diversi compromessi estetici per poter girare fluidamente sull’ultima console Nintendo. Questo si traduce in un vistoso ritardo di texture prevalentemente degli sfondi, come dettagli di pareti rocciose e delle piante, soprattutto il fogliame. Tale “ritardo” si nota in misura maggiore, purtroppo, in portabilità ma, in compenso, dobbiamo ammettere che non abbiamo assistito a rallentamenti vistosi e debilitanti. La fluidità ludica non ne ha risentito quasi mai se non per qualche fugace calo di frame rate comunque accettabile nel suo complesso.
Quindi sì, le prestazioni, nonostante i ritocchi e l’aggiornamento lieve sul versante tecnico, risultano ancora altalenanti ma l’esperienza ludica offerta da Wild Hearts S risulta comunque frenetica e appagante in entrambe le modalità della nuova console, riuscendo a reggere un buon numero di nemici e una vastità di ambienti discretamente ben dettagliati e vari, oltre che ampi.

Grafica e sonoro
E parlando di grafica, quest’ultima non brilla particolarmente e sacrifica qualche dettaglio rispetto alle edizioni precedenti, soprattutto in modalità portatile, ma il risultato finale, al netto di una buona atmosfera e di una buona dose creativa tra bestiari e location, è comunque positivo e appagante. Certo, si poteva fare qualcosina in più ma trattandosi di una semplice trasposizione il risultato complessivo è buono. Così come si conferma la già elogiata bontà del sonoro, con tracce gradevoli e idonee con quanto avviene su schermo.
Presente anche il doppiaggio in italiano, non dei migliori ma neanche dei peggiori, con alcuni personaggi decisamente più caratterizzati di altri senza particolari picchi memorabili. Conclude il tutto la presenza dei sottotitoli in lingua italiana che risultano leggibili e adattabili anche in portabilità che offre quindi un’interfaccia ben trasportata e adatta a ogni necessità.