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Watch Dogs: Legion – La recensione di un invito alla speranza

Leonardo Calamari 5 anni fa 3 commenti 16
 

In un mondo in cui il confine tra vita privata e rete pubblica si fa sempre più impalpabile, l’universo distopico di Watch Dogs non può che apparire più concreto e Ubisoft, approfittando ancora una volta dell’enorme potenziale di questo franchise, ci dà tra le mani un terzo capitolo che sopporta il peso di molte aspettative.

Contenuti
La rivoluzione nasce per strada, ma Ubisoft parte dalla narrativaLondra ai tuoi piedi, nei panni di chi vuoiIl primo dovere di un rivoluzionario? CavarselaCosa ci riserva il futuro?Luci e ombre del comparto tecnicoTi potrebbe interessare

Watch Dogs: Legion si presenta di fatto come la naturale evoluzione di quanto visto in passato: un’opera più ambiziosa rispetto alle precedenti, che finisce però con l’ereditarne alcuni tra i difetti più marcati. Per assurdo, ciò in cui il titolo funziona meglio sono proprio gli elementi di novità introdotti e gli aspetti in cui invece arranca a fatica, appaiono purtroppo come gli stessi di sempre.

La verità però, e da qui la definizione di invito alla speranza inteso come ottimo auspicio per il futuro di noi appassionati, è che Watch Dogs: Legion cerca almeno in parte di evolvere quel concetto di parco giochi open world, che arrivati alla fine di questa ottava generazione iniziava davvero a perdere carattere.

Inutile dire che il vederlo fare da un’azienda come Ubisoft, da anni intenta a riproporre la stessa formula in molti dei suoi principali progetti, risulta prezioso e particolarmente gradito. Per fortuna, dopo svariate ore di gameplay e la morte di fin troppi attivisti, posso dire che i timori di chi credeva si sarebbe visto proporre un qualcosa di già noto, dalla struttura svalutata e l’impronta creativa ormai sbiadita, erano riposti peggio del previsto.

La rivoluzione nasce per strada, ma Ubisoft parte dalla narrativa

A farcelo sapere senza mezzi termini, prima ancora delle nuove meccaniche di cui ti parlerò a tempo debito, è l’infrastruttura narrativa che questo terzo Watch Dogs dimostra di avere. Se è vero che nei primi capitoli certe qualità apparivano sacrificate, in favore di un gameplay interattivo e ricco di meccaniche molto originali, va detto che la trama in Legion riveste invece un ruolo importante, reinventandosi in un gioco che ne sente il bisogno.

A distanza di mesi dai tragici attentati vissuti nel prologo, che hanno saputo mettere Londra in ginocchio e portarla sull’orlo di una distopia marziale, DedSec è chiamato a risponderne malgrado fosse l’unico intento a sventarli e il gruppo, già noto ai fan della serie, si ritrova così a un passo dal baratro. Silurato dalle critiche mossegli a sfavore e costretto a nascondersi da chi detiene il potere, il collettivo di hacker sopravvive soltanto grazie agli sforzi di chi è scampato al pericolo, ora motivato ad avviare una rivoluzione e far rinascere il movimento a partire da noi.

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Dopo un breve tutorial che mette immediatamente in luce le marcate venature stealth del titolo, contrapponendole poi al tipico approccio di chi non ha invece paura di dover ricaricare, Watch Dogs: Legion si apre al giocatore e lo fa dandogli in mano una scelta ben precisa: quale, tra questi 15 PG generati sul momento, desideri che sia il tuo primo attivista?

Snodandosi da questa semplice premessa e pur senza stupire in quanto a originalità, l’intreccio narrativo alla base di Watch Dogs: Legion ci porta ad affrontare i pericoli di Londra tra bande criminali prive di scrupolo e gruppi armati al di sopra della legge. Lo scopo finale? Fare luce sul loro coinvolgimento nei tragici avvenimenti di cui ti ho parlato, al fine di riscattare il nome di DedSec e punire chi si nasconde dietro al volto di Zero-Day.

Grazie alla profondità data dalle sue inaspettate tinte cupe e ai collezionabili (specie quelli audio) realizzati con cura, entrambi elementi che contribuiscono attivamente al processo di immersione nell’universo di gioco, gli eventi che smuovono questa Londra Sci-Fi hanno il potere di sembrare sublimemente verosimili. Vuoi perché più convincente rispetto a quello dei predecessori, vuoi perché si nota il tocco del creative director di Far Cry 2, il comparto narrativo che caratterizza il terzo Watch Dogs supera persino le aspettative, ma rimane nulla al cospetto di quello che ha saputo fare un’idea brillante.

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Nella Londra distopica immaginata da Ubisoft, qualsiasi abitante è un potenziale protagonista. A chi da anni additava la software house di uno scarso impegno a livello creativo, va fatto notare un tentativo di rivoluzionare il concetto di PNG (personaggio non giocante) in un titolo open world. In che modo? Eradicandolo.

Londra ai tuoi piedi, nei panni di chi vuoi

Nel nostro tentativo di contrastare le folte fila della cosiddetta Albion, la forza militare privatizzata che esercita il predominio sull’intera città, ci troviamo di colpo a dover reclutare quanti più proseliti fra le strade di Londra. La capitale britannica ricreata in questo Watch Dogs è suddivisa in 8 macrozone, costantemente soggette all’oppressione di cui ti ho appena parlato qui sopra. Al fine di accrescere la popolarità di DedSec semplificandoci così il reclutamento, liberare ognuna di queste aree può portare a vantaggi davvero enormi.

Ecco quindi che anche in Watch Dogs: Legion tornano alla riscossa le immancabili attività ripetute per la mappa, che in questo caso assumono la forma di sabotaggi vari, vandalismi digitali, neutralizzazioni VIP e altro ancora. Completare queste attività fa sì che i nostri ranghi possano contare su un maggior numero di entusiasti, garantendoci inoltre ricompense uniche quali nuove missioni e personalità di spessore. Chi non vorrebbe nella propria squadra compagni che svolgano attività da sicari, esperti di droni, spie addestrate o perchè no, maestri della fuga?

La Londra distopica presa sotto esame offre vari modi per passare il tempo, ma è durante l’irruzione nelle aree limitate che si entra davvero nel vivo dell’azione. Queste numerose zone che costellano la mappa di Watch Dogs: Legion, infatti, solitamente dimora di collezionabili e risorse utili al nostro potenziamento, rappresentano vere e proprie arene interattive sviluppate su più piani e ricolme di insidie. Tra queste, oltre ai molti nemici, vale la pena di citare la presenza di enigmi ambientali o semplici puzzle in salsa Pipe Mania.

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È proprio in questi luoghi che Watch Dogs: Legion ci porta a svolgere la maggior parte delle missioni, comprese quelle utili a convincere le persone a unirsi alla causa supportata dal DedSec. Qui, la giá citata verticalità ambientale e l’interattività data dalle meccaniche di hacking, fanno sì che l’eccessiva imprescindibilità dello stealth passi talvolta in secondo piano.

Nonostante l’esemplare senso di progressione che questo terzo Watch Dogs inietta in chi gioca, alcuni elementi del gameplay nudo e crudo fanno storcere il naso se analizzati a dovere. Tolto un sistema di sviluppo sbilanciato per quanto privo di ogni profondità, basato oltretutto sulla banale raccolta di una valuta alla stregua dei collezionabili in città, ciò che demoralizza durante le fasi di gioco sono le evidenti lacune dello shooting, unite a quelle legate invece alla pessima resa della guida su strada.

Il primo, poco pulito nelle hitbox e abusabile attraverso il sistema di targeting (ogni volta che si prende la mira il primo centro è assicurato), va a braccetto con la seconda che spinge a preferire la metropolitana. Il motivo? Una fisica dei veicoli che non convince e una gestione legnosa della telecamera.

Il primo dovere di un rivoluzionario? Cavarsela

Ma torniamo a parlare intonando un sorriso di ciò che in Legion funziona a dovere: la morte permanente. Battute a parte, questa particolare meccanica solitamente cara ai giocatori hardcore, attivabile o meno a inizio partita e adatta soltanto a chi non ha ripensamenti, è forse l’aspetto che più mi ha convinto insieme alla chance di impersonare chiunque.

È proprio la commistione di queste due meccaniche, capaci di bilanciarsi in maniera naturale, a rendere questo gioco così interessante e potenzialmente appetibile per chi ama ruolare. Dopotutto, in un titolo in cui ogni personaggio può essere usato e persino reso unico, grazie anche alla generosa scelta in fatto di vestiti e abilità innate, l’unico limite è il volere di chi gioca e in questo Watch Dogs: Legion sa soddisfare.

La personalizzazione presente in Watch Dogs: Legion si reitera anche all’interno del gameplay, grazie alla dotazione comune agli attivisti che rappresenta il famoso sistema di sviluppo. Tra armi non letali, gadget di vario tipo, potenziamenti passivi e nuovi hack, raccogliere i Punti Tecnologia sparsi per Londra risulta utile, almeno sulla carta.

Anche in questo caso, infatti, il gioco finisce con il lasciare perplessi soprattutto a causa di una scelta discutibile che si ripercuote sull’effettiva libertà dei giocatori. Mi riferisco in particolare all’impossibilità di cambiare gadget nelle aree ostili; una mossa atta forse a evitare la rottura del gioco, che entra peró in netto contrasto con l’importanza data ad alcuni strumenti.

Di fatto, servirsi dello Spiderbot dopo una ricognizione in sella a un drone da carico, è letteralmente tutto ciò di cui si ha bisogno per poter affrontare qualsiasi problema. Un limite come quello di cui sopra quindi, unito alla più totale convenienza del preferire un singolo approccio in croce, spezza di netto l’illusione temporanea di chi avrebbe voluto una varietà più concreta.

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Davvero troppi i gadget e potenziamenti che non ha senso utilizzare perché inutili. Dannato Spiderbot deus ex machina, vorrei non ti avessero mai inventato.

Cosa ci riserva il futuro?

A ripristinare l’entusiasmo di fronte a questa giostra di pregi e difetti, ci pensa il supporto post-lancio previsto da Ubisoft nei prossimi tempi. Prima di tutto, vale la pena ricordare che Watch Dogs: Legion sbarcherà con un upgrade gratuito anche sulle console di nuova generazione e, più nello specifico, lo farà il 10 novembre su Xbox Series X e S, per poi arrivare anche su PlayStation 5 non prima però di aver atteso due giorni.

Tuttavia, le vere novità giungeranno solamente a partire dal prossimo mese, quando l’esperienza di Legion a oggi single player darà il benvenuto alle promettenti modalità online. Queste, saranno rese disponibili a partire dal 3 dicembre e si differenzieranno dal passato grazie a un’impronta più cooperativa.

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Per tutti quelli che invece apprezzano una sana dose di competizione, non mancherà una modalità PvP che prende il nome di Spiderbot Arena, in cui i giocatori si potranno sfidare utilizzando i loro aracnidi armati di tutto punto.

Ultimo ma non certo per importanza: l’aggiornamento gratuito in arrivo il prossimo anno che includerà attivisti con abilità inedite, nuove missioni presumibilmente secondarie e il supporto alla modalità New Game Plus. Insomma, direi che di carne al fuoco ce n’è già parecchia e sappi che nel caso volessi averne ancora, ti basterebbe acquistare il Season Pass del gioco. A tal proposito, ecco un breve video che riassume alla perfezione tutte le novità in arrivo sul menù.

Luci e ombre del comparto tecnico

Parlando del comparto tecnico di Watch Dogs: Legion, permettimi di accompagnare immediatamente all’uscita il pachiderma rappresentato dalla realizzazione di Londra. Al di là di quelli che sono evidentemente stati i compromessi utili a renderla possibile, fra texture tardive o non sempre al top e fenomeni vari di pop-up fastidiosi, l’ambientazione in cui ci si muove giocando a Legion è semplicemente azzeccata in ogni suo aspetto; per non parlare poi della direzione artistica e della fantastica resa in salsa futuristica.

Certo, forse ci si poteva aspettare qualcosa in piú dal colpo d’occhio di un titolo come questo, ma tenendo conto del motore grafico utilizzato (con risaputi limiti in fatto di ottimizzazione) e del mio averlo testato su PlayStation 4 Standard, va riconosciuto a Watch Dogs: Legion di essere un’esperienza piuttosto solida sia dal lato FPS che nei tempi di caricamento.

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La presenza di alcuni bug minori, infine, non sembra poter inficiare sul corretto svolgimento delle missioni, ma strappa anzi qualche sorriso senza rovinare l’intera esperienza.

Passando ora al comparto audio di Watch Dogs: Legion, ultimo tassello di questa mia recensione, convincono doppiaggio e colonna sonora entrambi a un livello mai inadeguato. Quest’ultima in particolare, ricca di ottimi brani che spaziano agilmente da un genere all’altro, riesce addirittura a farti apprezzare il tempo passato alla guida di un veicolo.

Purtroppo però, come in molti aspetti di questo titolo sembra esserci sempre un rovescio della medaglia e gli effetti sonori di Watch Dogs: Legion, lasciano davvero a desiderare. Che si tratti di veicoli in corsa o di armi da fuoco impegnate a fiatare, i suoni che accompagnano l’azione di chi gioca risultano piatti e sottotono.

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3 commenti 3 commenti
  • Bubino ha detto:
    7 Dicembre 2020 alle 4:23

    Caro Leonardo.
    Mi sono iscritto solo questa sera a questo sito e sto trovando delle recesioni molto valide, in particolare questa. Inanzittutto complimenti per come scrivi, veramente un ottimo lavoro.
    Premetto dicendo che non ho giocato a questo gioco ma ho seguito molte stream tra cui una run per il platino quindi è come se l’avessi giocato anche io. Ho letto diverse recensioni per lo più straniere con voti che secondo me erano esagerati ( 8.7+ ) e finalmente leggendo la tua ho visto che qualcuno ha centrato i punti focali di questo gioco!

    Rispondi
  • Bubino ha detto:
    7 Dicembre 2020 alle 4:47

    ( Ho premuto il tasto “commenta” per sbaglio se concludere, scusa il doppio commento )
    Penso anche io che il punto forte di questo capitolo sia il poter impersonare chiunque con in aggiunta la permadeath. Penso che sia una meccanica degna di nota che ti ” obblighi ” a stare attento a non perdere i personaggi a cui ” tieni di più ” e allo stesso tempo di continuare a reclutare per evitare di rimanere con pochi personaggi. Purtroppo come hai scritto, secondo me, lo SpiderBot rompe davvero il gioco. Quel ragno può fare davvero tutto, tu puoi stare tranquillo fuori zona e mandare lui a risolvere tutti i problemi. Che il gioco avesse dovuto chiamarsi Spiderbot? xD.
    Anche la guida! O Mio Dio. Veramente ingiocabile fin dal primo capitolo.
    Comunque dopo quello che hai scritto anche tu ammetto che mi sarei aspettato un voto più basso di 7.8. Probabilmente anche io non scenderei sotto il 7.5, d’altronde la Narrativa è ottima e la meccanica del ” controllo di chiunque tu voglia come protagonista + permadeath” è davvero particolare, ma non penso che possano equilibrare tutto il resto. Se dovessi essere pignolo gli darei un 7 spaccato xD!
    Ancora complimente per la recensione e per come scrivi! Continua così!

    Rispondi
    • Leonardo Calamari ha detto:
      7 Dicembre 2020 alle 17:52

      Ciao Bubino! Ti ringrazio molto per il commento approfondito e i tuoi complimenti. Ci tengo a dire che capisco perfettamente cosa intendi. Ammetto che non mi sarei sentito male nel dargli un voto piú basso, anche se dubito sarei comunque sceso sotto il 7 e mezzo. Le qualitá per superare la mera sufficienza ci sono eccome, dopotutto. Personalmente, con questo mio voto, posso dire di aver voluto premiare un’originalità che in pochi si aspettavano di vedere in Legion. Certo non basta a raggiungere l’8, ma mi sembrava giusto rendere onore agli innegabili sforzi fatti da Ubisoft.

      Rispondi

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