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Utawarerumono: Prelude to the Fallen – La recensione di un remake davvero prezioso

Leonardo Calamari 5 anni fa Commenta! 11
 

Nato come videogioco per PC nell’ormai lontano 2002, Utawarerumono si seppe accaparrare fin da subito un’ampia fetta di appassionati tanto da meritare, già nel 2006, una prima operazione di remake volta a farlo conoscere anche ai possessori di una PlayStation 2.

Contenuti
La narrativa come centro di ogni cosa…… attorno al quale si sviluppa tutto il restoUn comparto tecnico svecchiato al punto giustoTi potrebbe interessare

Ad accompagnare il debutto su console di quella che sarebbe poi diventata una trilogia apprezzatissima nel paese del Sol Levante, si unì anche la produzione di una serie animata divisa in 26 episodi, la cui qualità realizzativa contribuì a lanciare definitivamente il franchise.

Visto l’enorme successo, puntare al mercato occidentale non poteva che essere il passo successivo e infatti, a partire dal 2017 con l’avvento del primo sequel intitolato Utawarerumono: Mask of Deception, seguito a ruota dal capitolo conclusivo Utawarerumono: Mask of Truth, la serie ebbe modo di essere conosciuta e apprezzata anche qui da noi.

Oggi, grazie all’arrivo in occidente di Utawarerumono: Prelude to the Fallen su PlayStation 4 e PlayStation Vita, il cerchio si chiude. Se fino ad ora avevamo infatti potuto godere esclusivamente degli ultimi due esponenti del franchise, attraverso questa ulteriore riedizione del primo capitolo, ci è finalmente concesso di poter recuperare l’intera storia dal principio.

Io, che prima d’ora non avevo mai giocato a nessun titolo della serie, sono rimasto piacevolmente stupito nel vedere quanto essa mi abbia saputo coinvolgere a pieno, portandomi addirittura a voler approfondire alcuni dei temi trattati, attraverso varie ricerche in rete.

Senza perdere altro tempo, dato che ho assolutamente intenzione di buttarmi al più presto sui vari anime annessi, direi che è il momento di entrare nel vivo di questa mia recensione e parlarti, nel modo più diretto possibile, di tutto ciò che offre Utawarerumono: Prelude to the Fallen.

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Ogni cosa di questo remake, a partire dal menù iniziale, urla a gran voce la volontà di voler rispettare il titolo originale. Quando ho scattato questa istantanea dovevo ancora iniziare il gioco, ma il feeling era già quello di un JRPG di sesta generazione.

La narrativa come centro di ogni cosa…

Nel caso ti fosse sfuggito, Utawarerumono: Prelude to the Fallen è prima di tutto una visual novel e, in quanto tale, pone volutamente l’accento sul narrare una storia a qualunque giocatore intenzionato a viverla. Come? In un modo davvero sublime.

Ambientato in una realtà liberamente ispirata al Giappone feudale dell’800, il gioco si apre presentandoci immediatamente il nostro protagonista, uno sconosciuto mascherato rimasto vittima di quella che sembra essere una grave amnesia.

Ferito, ormai disidratato e disperso nel bel mezzo di una foresta, l’uomo viene fortunatamente trovato da una ragazza di nome Eruruu che, senza pensarci due volte, decide di soccorrerlo accompagnandolo verso il proprio villaggio.

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Grazie all’intervento della dolce Eruruu, all’aiuto di sua sorella minore e alle cure della vecchia Tuskur, nonna delle due e leader di quel modesto paesello rurale, iniziamo ben presto a sentirci meglio e, in un certo senso, a casa.

Questo, non è che l’inizio della nostra grande avventura che a partire da un incipit tanto lento quanto ben costruito, capace di caratterizzare in maniera approfondita una quantità di personaggi considerevole, ci porterá a conoscere il terrore della guerra, a combattere l’ingiustizia più radicata e ad affrontare infine il nostro destino.

Ancor prima di essere un bel videogioco, Utawarerumono: Prelude to the Fallen è un racconto stupendo. Attraverso i suoi lunghi dialoghi e un uso oculato dei suoni, talvolta uniti a delle semplici ma efficaci animazioni bidimensionali, il titolo permette di immaginare alla perfezione quello che sta accadendo tra i vari personaggi, senza che questo ci venga necessariamente mostrato.

Ovviamente, l’ottima caratterizzazione dei personaggi e la costruzione del mondo in cui essi vivono, non possono che tradursi in ritmi molto dilatati, specie per quanto riguarda le prime fasi di gioco. Un dettaglio sicuramente ininfluente per gli amanti del genere, ma che è comunque doveroso riportare nel caso in cui tu fossi tanto interessato/a a questo titolo, quanto neofita della serie.

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Prima ancora di aver scoperto il suo gameplay vero e proprio, risulta chiaro quanto questo gioco rappresenti un ottimo esempio di come, una visual novel ben congegnata, possa arrivare a coinvolgere la fantasia del giocatore alla stregua di un buon libro. In altre parole, lo consiglierei a chiunque apprezzi il genere in questione.

… attorno al quale si sviluppa tutto il resto

Se è vero che in Utawarerumono: Prelude to the Fallen, la narrativa, occupa un ruolo predominante su tutto il resto, è altrettanto certo che il gioco non si limita a questo. Ad arricchire infatti l’ottima storia sulla quale si basa l’intero titolo, troviamo un sistema di combattimento strategico e a turni, impreziosito da elementi ruolistici sì accennati, ma comunque in grado di dare profondità.

Nel corso della propria avventura, il nostro protagonista si ritrova a dover combattere in più di un’occasione ed è proprio qui, come avrai già capito, che il gioco sviluppato da Leaf da prova di saper stupire, unendo fra loro diversi generi videoludici e regalando al giocatore un tipo d’interazione più attiva.

Le battaglie presenti in Utawarerumono: Prelude to the Fallen, sono organizzate sulla tipica struttura a scacchiera tanto cara agli amanti dei videogiochi strategici. Ogni nostro personaggio, una volta schierato in campo, può contare su caratteristiche e abilità uniche, potenziabili attraverso il Level Up e l’assegnazione dei cosiddetti Punti Bonus (BP) che ci vengono assegnati dopo ogni vittoria.

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Prima di ogni scontro ci è dato analizzare il campo di battaglia, per impostare quella che sará la nostra strategia d’attacco. Proprio come i nostri alleati, anche i nemici presentano statistiche precise, elementi di appartenenza e abilità attive e/o passive uniche. Oltre a tutto questo troviamo poi gli eventuali oggetti consumabili e non, come può essere ad esempio un curioso ventaglio che, una volta equipaggiato, permette di aggiungere un effetto venefico all’attacco del nostro personaggio.

Tra le meccaniche piú interessanti di puro gameplay, va senz’altro citata la possibilità di effettuare Attacchi a Catena e colpi speciali, cooperando addirittura con gli alleati vicini. Ti parlo di vere e proprie combo interattive che, unite ad altri elementi quali la presenza di vari status alterati, debolezze elementali e dell’efficacia aumentata dei colpi alle spalle, rendono il combat system di Utawarerumono: Prelude to the Fallen un vero gioiellino.

Nonostante l’aggiunta di questi elementi ereditati dai giochi di ruolo, il titolo riesce a mantenere una formula accessibile a tutti, grazie anche al lavoro di svecchiamento attuato per questo remake. Tra i vari ritocchi effettuati in occasione di questa riedizione, infatti, quelli relativi al sistema di combattimento sono stati i più impattanti.

Il vecchio battle system, in Utawarerumono: Prelude to the Fallen, è stato infatti completamente sostituito con quello dei due sequel usciti successivamente, aggiornandolo così a standard più recenti e migliorandolo sotto ogni punto di vista. Un’ottima cosa, dato che fra tutti i cambiamenti apportati al titolo originale, questo era forse il più doveroso.

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A mantenere vivo l’interesse del giocatore, oltre alla qualità della sceneggiatura, ci pensano le varie novità introdotte gradualmente all’interno del gioco, come ad esempio la modalità Allenamento: vere e proprie sfide ripetibili il cui completamento ci garantisce diverse ricompense utili, come ad esempio alcuni pezzi d’equipaggiamento.

Un comparto tecnico svecchiato al punto giusto

Arrivati a questo punto, non resta che introdurti al comparto tecnico di Utawarerumono: Prelude to the Fallen, tenendo ovviamente conto di quelle che sono state le varie novità di questa versione. Escluso il sistema di combattimento di cui ti ho già parlato, infatti, i cambiamenti introdotti hanno interessato sia alcuni degli aspetti puramente grafici che quelli sonori.

Primi fra tutti, a dare nuovo lustro all’intera esperienza, una serie di artwork in alta definizione ricreati da zero per l’occasione. Una scelta davvero azzeccata se non addirittura fondamentale, dato che ha permesso a uno degli elementi più riusciti del gioco, il design dei personaggi, di spiccare meritatamente.

Infine, come ti avevo anticipato, il comparto sonoro del titolo, già contraddistinto da una magnifica colonna sonora e ora persino ampliato. Oltre alla rimasterizzazione delle musiche originali infatti, esso annovera anche l’aggiunta di nuove composizioni tra cui qualche traccia del tutto inedita. Rimane invece invariato il doppiaggio originale che, nonostante l’inequivocabile peso degli anni, non sminuisce in alcun modo l’opera di Leaf.

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