Tomb Raider, il reboot del 2013, arriva a sorpresa su Switch 2 con quello che in gergo tecnico si definisce shadow drop. Considerato che finora il gioco non era mai approdato sulla console Nintendo, questo rilascio inaspettato ci fa capire una cosa: qualcuno ha deciso che era ora di dare una seconda vita a Lara Croft in mobilità.
E, lo ammetto, la notizia fa sorridere gli appassionati ed esultare tutti coloro i quali potranno finalmente provare un gran titolo, sia pure ormai datato, ad un prezzo tutto sommato budget. La domanda però è sempre la stessa: vale la pena? Funziona davvero? Oppure ci ritroviamo davanti al classico port “perché sì”, fatto tanto per dire “ce l’abbiamo anche su Switch 2”?
Per capire se conviene, dobbiamo analizzare tutto: portabilità, gameplay, grafica, audio, contenuti e compromessi. Perché qui, come sempre quando si parla di port, i compromessi ci sono e vanno conosciuti prima di decidere o meno l’acquisto.
Portabilità e prima impressione
Per quanto riguarda il gioco, se conosci Tomb Raider sai bene o male cosa aspettarti: dopo alcuni anni di silenzio, Crystal Dynamics ed Eidos decisero di riportare sugli scaffali di tutto il mondo le avventure di Lara Croft, adattandole ai gusti dei nuovi giocatori e proponendo dunque un reboot della saga, che riparte con una protagonista più giovane della controparte classica.
Infatti, questo primo episodio vede una giovanissima Lara Croft che, a 21 anni e appena laureatasi, decide di salire a bordo della nave Endurance per cercare il regno perduto di Yamatai, casa della leggendaria regina Himiko.
Purtroppo, la nave fa naufragio all’interno del Triangolo del Drago e la giovane si troverà immersa in quel misto tra azione, storia e leggende che contraddistinguerà la sua carriera anche nel futuro.
Nel corso dell’avventura inoltre avviene una vera e propria trasformazione della protagonista che, affrontando sfide fisiche e morali, verrà messa a dura prova e forgerà il proprio carattere diventanto l’indomita archeologa che ha fatto la storia dei videogame.
A questo reboot inoltre è ispirato l’omonimo film del 2018 con Alicia Vikander nei panni di Lara e che avrebbe dovuto avere un sequel a stretto giro; opportunità che è stata vanificata da una serie di ostacoli, con i diritti attualmente in mano ad Amazon/MGM che non mancheranno probabilmente di far tornare la nostra eroina su tutti gli schermi.
Portabilità e gameplay
Fatte le opportune premesse, è il momento di analizzare nel dettaglio questo Tomb Raider – Definitive Edition e chiaramente la prima cosa che colpisce è la portabilità: Switch 2 trasforma un’avventura lunga e complessa in qualcosa che puoi giocare in autobus, in treno, sul divano o perfino in bagno se vuoi esagerare. Ok, forse non è vero che è un’esagerazione, giochiamo tutti sul trono di ceramica, in ogni caso hai capito il concetto.
Il porting è stato fatto con due obiettivi chiari: far girare il gioco liscio e mantenerne la sostanza e su quel fronte, almeno in termini di gameplay, si può dire che hanno fatto un buon lavoro. I 60 fps stabili sia in modalità docked sia portatile sono un piacere per gli occhi e per le mani. Nelle scene concitate con più nemici, esplosioni e sequenze di scalata, il gioco non trema, non inciampa, non ci fa bestemmiare. Ed è importante dal momento che in passato, Tomb Raider aveva di questi problemi su altre console inferiori o con porting peggiori.
La fluidità in portatile, poi, ti fa dimenticare un po’ i compromessi grafici. Su uno schermo da 6–7 pollici, molte imperfezioni passano inosservate; in docked invece, con TV grandi, iniziano a farsi vedere. Ma non parliamo di nulla di così eclatante neppure in questo caso.
Il porting ha lasciato inalterato anche il gameplay: se hai già giocato al reboot, sai cosa aspettarti. Una Lara, giovane e inesperta, sopravvive a un naufragio e lentamente si trasforma in avventuriera. Arco, pistole, crafting, stealth, platforming, enigmi: tutto è lì, esattamente com’era nel 2013.
Su Switch 2 il gameplay funziona perfettamente; i comandi rispondono bene, le azioni sono precise, le animazioni sono coerenti con quello che succede sullo schermo. Non c’è lag, non ci sono problemi di input. E questo è fondamentale: un port può anche girare bene visivamente, ma se i comandi non rispondono, il gioco muore sul nascere.
Le sezioni platform sono precise, gli enigmi stimolanti ma non frustranti. Le tombe opzionali richiedono attenzione, osservazione, pazienza: insomma tutto ciò che fa un buon Tomb Raider è presente, ma non lo scopriamo oggi. Insoma, non sto parlando di un port tagliato dove ti tolgono contenuti: qui c’è tutto quanto era contenuto nella definitive edition uscita nel 2014 per le altre console casalinghe.
E, parlando di un titolo che non ha nulla di inedito, questo è un un punto a favore enorme. Non manca nulla: storia principale, tombe opzionali, DLC, sfide extra. Non devi comprare nulla a parte, è già tutto qui, il che lo rende un port onesto e una grande occasione per chi non ha mai provato il titolo o si è “limitato” al pacchetto base.
Grafica: il compromesso inevitabile
Perchè un paragrafo apposito per il comparto grafico? Innanzitutto perchè parlando di un titolo che sostanzialmente tutti conosciamo, è proprio la componente grafica a fare la differenza su una console portatile.
E poi, motivo non meno importante, è perchè qui arriviamo al punto dolente (uno dei pochi in realtà). Switch 2 non è una PlayStation 5, un PC da 2000 euro o anche una PlayStation4: i compromessi sono evidenti e vanno accettati subito: chi cerca dettagli ultra realistici rimarrà deluso.
Le differenze principali rispetto alle versioni maggiori sono ovviamente nei dettagli degli ambienti ridotti e dunque meno vegetazione, texture più semplici, geometria semplificata rispetto alle altre versioni.
Poi ci sono ombre e luci più semplificate, che portano alcune zone a sembrare piatte, con l’atmosfera che perde profondità visti anche gli effetti particellari ridotti.
Infine manca quasi del tutto la famosa TressFX in grado di garantire il massimo del realismo ai capelli di Lara che perde un po’ anche nei dettagli facciali e complessivamente realismo visivo.
Insomma, in definitiva Tomb Raider non è brutto, ma non aspettarti la versione next-gen per Switch 2. È un port conservativo, ottimizzato per la performance. E, per fortuna, i compromessi non rovinano il giocoa maggior ragione giocando in modalità handheld.
Comparto sonoro
L’audio è sostanzialmente invariato rispetto all’originale, quindi parliamo di un comparto sono di alto livello: gli effetti sonori sono presenti e ben mixati e la colonna sonora funziona come sempre. Gli spari, le frecce, i rumori ambientali creano tensione senza mai essere fastidiosi, la voce di Lara e dei personaggi principali (interamente doppiati) mantiene la stessa intensità del 2013.
In portatile, l’audio è più che sufficiente sugli speaker integrati, ma con le cuffie l’esperienza diventa quasi cinematografica. In questo senso, Switch 2 riesce a replicare l’esperienza originale con fedeltà.
