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NintendoSwitch

To The Rescue! – Recensione Nintendo Switch

Pasquale Aversano 2 anni fa Commenta! 12
 

Sviluppato da Little Rock Games e pubblicato da Freedom Games, To The Rescue! è un colorato simulatore di canile (o “rifugio per cani” che dir si voglia). Noi abbiamo aperto il nostro rifugio su Nintendo Switch, fungendo da ponte tra cani e padroni e questa è la nostra recensione. Pronto a impugnare il guinzaglio e a salvare decine e decine di amici a quattro zampe?

Contenuti
To The Rescue! – prendersi cura degli amici a quattro zampeGuinzaglio alla manoGrafica e sonoroTi potrebbe interessare

To The Rescue! – prendersi cura degli amici a quattro zampe

To The Rescue! è un simulatore di canile e in quanto simulatore, la trama passa spesso e volentieri in secondo piano. Qui c’è un incipit e, seppur accessorio, scontato e sempliciotto, svolge discretamente la sua funzione, mascherandosi da tutorial e guidandoci per i primi minuti. In breve, il nostro avatar, che potrai personalizzare attraverso una serie abbastanza limitata di opzioni, ha già un suo cane. Il legame col mondo degli animali domestici, quindi, è già vivo fin dal principio.

La svolta avviene quando al nostro cane se ne aggiunge un altro, un trovatello. Da qui il nostro protagonista decide di impegnarsi per toglierlo dalla strada e provare a trovargli una casa. Chiede al rifugio della sua città ma risulta già pieno. Cosa fare quindi? Arrendersi? Giammai! Il nostro prode volontario decide di sperimentare un ruolo inedito: diventare un gestore di rifugi per cani. Mette quindi su un piccolo sistema con una gabbia e riorganizzando il proprio garage.

To The Rescue!

Ed è in quel garage che apprendiamo le prime basi ludiche di To The Rescue! ed è grazie al nostro impegno e alla nostra decisione che veniamo presto contattati proprio da chi gestisce il rifugio della città. Il gestore è ammirato dalla nostra ferrea volontà e decide di assumerci, mettendoci alla prova con quella che sarà la seconda parte del tutorial vero e proprio. Ovviamente, rifugio grande, significa tante gabbie, tanti cani e tanti clienti.

Ed ecco To The Rescue!, un simulatore vivace dove la ciclicità tipica del genere è pregio e difetto dell’intera produzione. Un ripetersi scandito da richieste specifiche, da cani unici e prodotti in modo casuale, con la possibilità di gestire il proprio rifugio, personalizzarlo e renderlo unico. L’obiettivo è quindi quello di fornire un’esperienza a suo modo rilassante ma anche un messaggio che va oltre lo schermo: i nostri amici animali possono regalare tanto e meritano una casa propria. Una casa che vada oltre la gabbia di un rifugio perché, per quanto possano essere trattati bene, una famiglia che ti ama è tutt’altra storia.

To The Rescue

Guinzaglio alla mano

To The Rescue! è un simulatore con visuale dall’alto in stile Pokémon, con aree ridotte e una piccola base da gestionale abbastanza semplice da padroneggiare. L’intera esperienza è scandita da momenti ben precisi e da sfide inevitabilmente ripetitive. In effetti, la ripetitività dell’esperienza è palese già dopo le prime ore in quanto le azioni richieste, seppur varie e intervallate da varie tipologie di semplici minigiochi, sono fondamentalmente sempre le stesse.

Ma procediamo con ordine. Gestire un rifugio per cani, significa avere a che fare con tanti animali a loro modo unici. Ogni cane, infatti, ha una sua scheda personale con diversi dati di cui tenere conto come: età, dimensioni (che poi va a indicare semplicemente se il cane è un cucciolo, adulto o anziano) e la razza (il gioco contiene circa 28 razze diverse). Oltre a ciò, la scheda dell’animale indica anche il suo cibo preferito di cui tenere attenzione.

In To The Rescue! esistono tre tipologie di cibo e dare il cibo sbagliato a un cane può comportare qualche problema di salute con relativi problemi di igiene che complicheranno non poco il livello di “adottabilità”. Lo scopo principale del titolo è, neanche a dirlo, quello di far adottare quanti più cani possibili. Ed ecco che, sempre nella scheda del cane, sono visibili anche le caratteristiche della personalità (utili in base alle richieste dei clienti), lo stato di salute e infine il livello ipotetico di “adottabilità”.

To The Rescue

Il livello di “adottabilità” è condizionato sia dallo stato di salute del cane ma anche dall’igiene oltre che dal fatto di essere o meno sazio. E nel mix c’è anche il suo livello di “gioia”. I cani del rifugio, infatti, devono essere felici e stare bene. Per agevolare ciò, il giocatore può imbracciare il guinzaglio e portare un cane all’aperto, interagendo con lui attraverso una piccola serie di veloci e dimenticabili minigiochi. A essere onesti la meccanica del guinzaglio funziona discretamente bene.

Con la pressione del tasto dorsale si impugna il guinzaglio e con esso la possibilità di effettuare una serie di azioni legate al cane scelto. Ma come si fa a far adottare un cane? Semplice. Bisogna metterli in “vetrina”. Ammettiamo che il concetto di “vetrina” non ci è piaciuto molto anche se i fini ludici sono comprensibili, eticamente potrebbe far storcere il naso a più persone. In breve si tratta di selezionare cinque cani e presentarli nella sala principale dove poi invitare il rispettivo cliente.

to the rescue! recensione

Procedendo con ordine, ogni cliente ha una serie di richieste legate al tipo di cane che vorrebbe adottare (razza, dimensione, personalità, ecc.). Il nostro scopo è localizzare cinque cani quanto più vicini possibili alle richieste del cliente di turno. Devono essere tutte e cinque quanto più perfetti possibile perché, anche solo un cane fuori “standard” può demoralizzare il cliente che verrà quindi meno all’adozione di qualsiasi cane. Banalmente, più cani idonei (valutati in numero di stelle da zero a cinque) presentiamo, più la barra dell’adottabilità si riempie, più verrà adottato un cane dei cinque prescelti.

Il sistema è questo e non è un sistema perfetto. Può capitare, infatti, di non avere cani adatti alla richiesta. E questo crea una fase di stallo spiacevole e noiosa. Oltre a perdite di soldi e tempo. E di cani. Perché sì, i cani non sono eterni. E sì, To The Rescue! ha anche un lato particolarmente triste anche se gli sviluppatori hanno incluso la possibilità di non includere l’eutanasia. Il gioco, d’altronde, si focalizza su un problema reale: la difficoltà di gestire tanti animali in spazi ristretti e con poche domande di adozione.

E in questo To The Rescue! funziona. Il panico di non riuscire a trovare una casa a tutti, la sofferenza degli animali che non vengono mai adottati, il tempo che scorre inesorabile e il peso di una gestione economica, qui ludicamente edulcorata, è presente e fa male. Seppur mascherato da colori e atmosfere allegre e vivaci, chi è consapevole della realtà, troverà in questo gioco un riflesso con cui riflettere.

To The Rescue!

Infine, tornando al rifugio, gestirlo bene richiederà un po’ di tempo. Non basta giocare coi cani, dargli da mangiare, pulirli e occuparci dei loro bisogni e della pulizia delle gabbie. Dovremo anche coordinarci bene con gli spazi. Decidere quali cani accogliere e che combinazioni effettuare. Avendo poco spazio, infatti, può capitare di dover mettere più cani nella stessa gabbia. Ecco, i due coinquilini dovranno cooperare ed è bene tenere a mente le rispettive caratteristiche e personalità (banalmente, condividendo la stessa ciotola, è bene che abbiano le stesse preferenze alimentari).

E se te lo stai chiedendo, sì, potrai personalizzare il tuo rifugio con un editor semplice e intuitivo. Come d’altronde è altrettanto semplice spostarsi per la piccola mappa di gioco. Non mancheranno, infatti, eventi e imprevisti (come le malattie) che provano, nel loro piccolo, a spezzare il ritmo e ad aumentare il livello di difficoltà che si attesta su una buona media, richiedendo anche una certa pazienza per entrare nel “sistema” di gioco.

to the rescue! recensione

Grafica e sonoro

Graficamente, To The Rescue! funziona nel suo piccolo. Come detto le aree non brillano per vastità e a essere onesti, neanche per dettagli. I cani tenderanno presto a ripetersi tra di loro esteticamente e gli umani anche non brillano per varietà. Gli ambienti stessi non sono memorabili e anzi risultano alquanto anonimi. Ma l’atmosfera colorata e vivace funziona nel suo piccolo e rende il titolo potenzialmente multi-target. Purtroppo non funziona gran parte del resto. Il titolo avrebbe avuto bisogno di più tempo per limare i dettagli e affrontare problemi non di poco conto. Nella nostra esperienza ci è capitato di trovare testi completamente sfasati o mal tradotti dal sistema con “INPUT” lasciati ben visibili e privi del rispettivo collegamento. Niente di grave ma una cura in più non avrebbe fatto male.

Il titolo, inoltre, soffre di notevoli singhiozzi audio e visivi quando si cambia la scena. Un effetto fastidioso e difficile da spiegare, considerando che graficamente il titolo non è così complesso o vasto. Infine, ci è capitato di dover riavviare il titolo più volte. Questo a causa di avvisi a schermo di promozioni pubblicitarie (del negozio interno al gioco stesso) impossibili da chiudere. Semplicemente non potevamo interagirci e quindi il gioco si fermava lì. Da segnalare anche diversi rallentamenti soprattutto quando ci sono più cani in movimento.

Per quanto riguarda il sonoro, oltre al problema di singhiozzo già evidenziato, questi è abbastanza ripetitivo, con poche tracce che, seppur leggere e orecchiabili, tendono a stancare velocemente. Da segnalare, invece, la gradita presenza dei sottotitoli in lingua italiana (da impostare manualmente) e che, anche se non perfetti, riescono a rendere il titolo più accessibili.

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