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Spiritfarer recensione: il viaggio della morte passa da Switch

Diego Savio Branciforti 5 anni fa Commenta! 9
 

Vita e Morte sono le due facce della stessa moneta con la quale il giocatore dovrà scontrarsi in Spiritfarer. Il tema stesso della morte è stato, fin dagli albori della grande era videoludica, parte integrante di quasi tutti i titoli rilasciati sul mercato. Dal vecchio “GAME OVER” fino ad arrivare ai giorni nostri con la semplice “Kill” di titoli come Call of Duty, i giocatori di tutto il mondo si sono sempre ritrovati davanti un tema così delicato e, nella maggior parte dei casi, lo hanno affrontato con superficialità. Spiritfarer, diversamente da quanto visto fino a oggi, vuole presentare al pubblico la morte nel modo più semplice e diretto possibile, senza scene scioccanti o situazioni particolari, ma semplicemente come parte integrante dell’esistenza dell’uomo. Un obiettivo nobile cominciato lo scorso 18 agosto 2020, quando il gioco di Thunder Lotus Games è arrivato ufficialmente sul mercato attraverso la piattaforma di Steam e continuato ancora oggi anche su Nintendo Switch.

Contenuti
Un nuovo traghettatore per le anime dannate di SpiritfarerUn solo titolo, tante diverse anime!Il viaggio per l’oltretomba passa da Nintendo Switch!Ti potrebbe interessare

Un nuovo traghettatore per le anime dannate di Spiritfarer

Screenshot di Spiritfarer

Con una trama che mostra chiaramente l’influenza della mitologia greco/romana, un po’ come capitò per la Divina Commedia di Dante, in Spiritfarer il giocatore si troverà a vestire i panni di Stella, una ragazza dai grandi poteri che è stata scelta da Caronte in persona per diventare la nuova guida delle anime in pena dell’oltretomba. Cosi, mentre “Caron dimonio, con occhi di bragia” va in pensione, Stella e il suo fido gatto si ritrovano a dover reperire una barca il prima possibile per poter cominciare il loro lungo viaggio alla ricerca di anime da salvare e guidare verso la luce. Una trama semplice che, tuttavia, nasconde qualcosa di molto più complesso e articolato. Durante questo misterioso viaggio, infatti, Stella si troverà a incontrare tantissime anime, ognuna con la sua storia da raccontare, il suo carattere e le sue abitudini, che in un modo o nell’altro entreranno nel suo cuore.

Tanti nuovi amici da incontrare, tante amicizie da stringere, legami da creare che, prima o poi, dovranno inesorabilmente sparire, facendo così capire all’utente come a volte separarsi da qualcuno possa diventare davvero difficile. In fondo è proprio questo che Spiritfarer vuole insegnare al giocatore, l’importanza dei legami umani e di come essi possano rendere meravigliosa e completa la vita dell’uomo. Oltre a questo, il gioco vuole altresì parlare della morte in modo molto più “dolce e moderato”, presentandola come una “vecchia amica da seguire” e da accettare per chi resta, perché essa è parte integrante dell’essere umano. Mi rendo conto che abituarsi alla mancanza di una persona cara non è mai facile e, a volte, il cuore e la mente darebbero tutto per poter rivivere un solo piccolo istante con essa, ciononostante, ho molto apprezzato quello che la software house ha voluto trasmettere con questa storia lunga e, allo stesso tempo, molto breve.

Un solo titolo, tante diverse anime!

Screenshot di Spiritfarer

Il titolo sviluppato da Thunder Lotus Games, oltre a una trama dalle tinte “dantesche”, fa del suo particolare e articolato gameplay il vero punto di forza dell’offerta videoludica proposta al pubblico. Differentemente da altri giochi appartenenti alla categoria dei gestionali, Spiritfarer riesce perfettamente a integrare questo particolare genere con altri molto differenti, infatti, il titolo sarà caratterizzato da tantissimi mini giochi che renderanno l’esperienza molto movimentata e mai noiosa. Suonare la chitarra per far crescere più velocemente le piante, segare correttamente un tronco di legno, filare le fibre raccolte durante il viaggio, imbottigliare i fulmini o catturare meduse oscure sono solamente alcune delle interessanti mansioni che il giocatore si troverà a dover svolgere durante il suo lungo viaggio nell’oltretomba. Ognuna di queste attività sarà a sua volta caratterizzata da un particolare genere videoludico, dal platforming 2D per catturare oggetti che piovono sullo schermo a dover premere i tasti giusti in un improbabile rhythm game.

Il vero cuore dell’avventura di Stella resta comunque l’ottimo scheletro legato al sistema gestionale su cui è basata la vita sopra la barca del traghettatore, infatti, man mano che si incontreranno nuovi personaggi sarà possibile sbloccare nuove costruzioni da poter comodamente erigere all’interno della stessa. Dalla cucina, dove preparare succulenti piatti, al giardino dove far crescere fiori profumati, passando altresì per la segheria e l’orto. Tanti edifici da dover distribuire all’interno della nave, con un ordine che sarà puramente stabilito dal senso estetico del giocatore. Oltre alle semplici mansioni da dover portare a termine, il neo traghettatore dovrà scontrarsi anche con il “bel caratterino” degli abitanti presenti sulla nave, ognuno con i suoi gusti, le sue abitudini e con un aspetto derivato direttamente da un animale.

Tutti gli ospiti presenti sulla barca (…o quasi) del nocchiero saranno caratterizzati molto bene e, per poter proseguire il viaggio nell’oltretomba, sarà necessario andare incontro anche alle loro specifiche necessità. Dalla renna amante del trash-food al rospo “buona forchetta”, passando per la serpe vegana, sarà una bella impresa capire come mantenere il morale alto a bordo e così poter anche sfruttare le potenzialità di ogni abitante. Completa il quadro un interessante sistema di navigazione che porterà il giocatore a doversi muovere all’interno di una mappa molto vasta, alla ricerca di oggetti particolari o di nuovi amici da conoscere, con la possibilità di poter altresì sbloccare nuove abilità che permetteranno di visitare zone prima irraggiungibili. Per questo motivo il backtracking può definirsi come un’altra peculiarità dell’opera firmata Lotus.

Il viaggio per l’oltretomba passa da Nintendo Switch!

Screenshot di Spiritfarer

Con una piacevole sorpresa devo dire che Spiritfarer, pur essendo un gioco sviluppato da terzi e non da Nintendo, è un titolo che più di molti altri appartenenti al suo genere merita di essere giocato proprio su Switch. Con il suo design colorato e dalle tinte cartoonesche, il titolo di Thunder si adatta perfettamente alla console ibrida di Nintendo, sia che si giochi in modalità stand, sia che la si utilizzi in mobilità. Proprio giocando in quest’ultimo modo, Spiritfarer da il meglio di sé, offrendo al giocatore momenti di svago veloci da poter gustare in ogni momento della giornata, proprio come altri titoli più blasonati ispirati alle avventure di Super Mario.

Il comparto sonoro proposto da questo gioco si adatta perfettamente a tutte le bellissime ambientazioni che il giocatore visiterà durante il suo lungo viaggio. Che si tratti di una calda giornata estiva o di un’oscura notte senza stelle, i brani previsti all’interno del gioco restituiranno all’utente un vero e proprio turbine di emozioni, fino a farlo immedesimare proprio nella giovane traghettatrice. Chiude il quadro una longevità abbastanza alta, in parte “drogata” dalla necessità di backtracking e facente leva sullo spirito “completistico” dei giocatori più perfezionisti.

Ovviamente non è tutto oro quel che luccica, infatti, a un certo punto della storia si avrà la strana sensazione che il gioco si divida in due parti. La prima più lenta e curata nei dettagli, mentre la seconda molto più “spicciola” caratterizzata altresì dagli ultimi spiriti aventi una struttura fin troppo raffazzonata e superficiale. Come un semplice “rush finale” verso il completamento del gioco, a un certo punto, sembra quasi che il titolo voglia far dimenticare quanto insegnato durante l’avventura in favore di un mero desiderio di completamento, dove l’unico scopo del giocatore sarà quello di ultimare completamente tutte le mansioni e di visitare tutta la mappa.

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