Sviluppato da Moraes Game Studio e pubblicato da QUByte Game Studio, Sokocat Combo è una piccola raccolta interamente dedicata a una tipologia di puzzle game: spostare i cubi su dei pulsanti. Noi abbiamo completato tutti i livelli a disposizione sulla nostra Nintendo Switch e siamo pronti a condividere la recensione. Pronto a spostare cubi?
Sokocat Combo: due giochi, stesso gioco
Sokocat Combo è composto da due giochi: Sokocat Islands e Sokocat Dungeon. Entrambi condividono, oltre allo stesso gameplay, anche il protagonista: un gatto bianco e nero dotato di grande capoccione e che, come gli abitanti di Animal Crossing, si muove su due zampe. Entrambi i titoli sono sprovvisti di trama e ci chiedono semplicemente di avanzare lungo i livelli risolvendo puzzle su puzzle… per un totale complessivo di 100 livelli (50 per gioco).
Sokocat Islands, come da titolo, ci vede impegnato su piccole isole quasi tutte uguali e dai dettagli decisamente monotoni, spogli e ripetitivi. Ti capiterà di ritrovare gli stessi elementi livello dopo livello e questo (unito al fatto che il gioco mostra quasi subito tutte le sue carte) stancherà decisamente presto. Il titolo, infatti, condivide gran parte dei difetti di un prodotto decisamente simile: Slap the Rocks (qui trovi la nostra recensione).
Sokocat Dungeon, invece, prova a essere leggermente più complesso ma la formula di base non cambia. Qui il gatto capoccione sarà impegnato a superare brevi dungeon con qualche complessità in più (e anche qualche elemento grafico inedito). Ma purtroppo le sorprese sono poche e la noia arriverà presto a bussare alla tua porte. Il motivo è semplice: il gameplay.
Gameplay
Sokocat Combo ha un gameplay estremamente semplice: muovi il personaggio, spingi il blocco sul pulsante e arriva al traguardo. Fine. Questo è ciò che dovrai fare per tutti e cento i livelli con pochissime variazioni legate alla complessità (crescente ma mai impossibile) dei livelli. Il gioco permette di girare la telecamera (permettendo di pianificare al meglio il percorso da far effettuare al cubo) e anche di riavvolgere il tempo (ricominciando il livello) in caso di mossa errata.
Infine c’è anche un’opzione che ci permette di evocare un gatto fantasma che, letteralmente, ci risolverà il livello. Come? Semplice, muovendosi passo dopo passo. A noi basterà imitarlo per risolvere l’enigma e procedere oltre. Questo elemento sconsigliamo di utilizzarlo in quanto annulla il livello – già abbastanza basso – di sfida che il gioco riesce a offrire.
Se in Sokocat Islands la monotonia regna sovrana da inizio alla fine con pochissime variazioni (legate al numero di cubi o a particolari elementi dei livelli come i ponti), Sokocat Dungeon prova a osare un po’ di più. Lo fa con l’introduzione di trappole e potenziando anche i comandi, espandendoli con l’aggiunta di un boomerang (utilizzabile tramite analogico). Il boomerang serve principalmente a colpire elementi a distanza (come le leve) e presto si unisce alla monotonia generale che pervade la collection. Le trappole, invece, richiedono un certo ingegno (come utilizzare un blocco spostandolo come riparo contro i dardi sparati dal muro o per coprire una zona piena di spuntoni pronti a fuoriuscire al nostro passaggio) ma spesso e volentieri si ripetono.
Il problema di Sokocat è che non innova niente e si limita a proporre enigmi pigri, esteticamente quasi tutti uguali, con un tasso di sfida accessibile e che raramente ti metterà realmente alla prova (dover gestire un gran numero di cubi cercando di capire quale muovere prima, dove e come richiede un certo ingegno). Spingere i blocchi sui pulsanti per quanto possa risultare soddisfacente nei primi venti livelli, alla lunga stanca. Consigliamo infatti di giocare a Sokocat a piccoli, piccolissimi sorsi. In questo modo riesce a distrarre per una manciata di minuti come se fosse, appunto, un minigioco.
Grafica e sonoro
Graficamente Sokocat Combo non offre niente di che ed è abbastanza dimenticabile, oltre che anonimo. La grafica è sì pulita ma anche povera e ricicla decisamente troppo (soprattutto in Sokocat Islands). Anche il sonoro soffre della stessa pigrizia, offrendo poche tracce e alcune troppo ripetitive (in Islands alcune potrebbero fungere da ninna nanna).