Sviluppato da Smallthing Studios e pubblicato da ININ, Simon the Sorcerer Origins è un’avventura grafica inedita che si impone come prequel di una saga, quella di Simon the Sorcerer, che ha saputo ritagliarsi nell’epoca d’oro delle avventure punta e clicca una schiera di nutriti fan. Noi siamo quindi tornati indietro nel tempo per scoprire il passato della saga in un mix equilibrato di modernità e nostalgia su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione. Pronto a un’ondata di sana magia?
Simon the Sorcerer Origins e il ritorno alle origini
Prima di parlare della narrazione di Simon the Sorcerer Origins è bene aprire una parentesi sulla saga stessa. Parliamo, infatti, di un personaggio iconico per chi viveva di punta e clicca che per l’esattezza torna nel mondo dei videogiochi dopo oltre quindici anni di assenza e dopo oltre trent’anni dalla sua prima apparizione videoludica. Era il 1993 quando fu pubblicato il primo capitolo per Amiga e MS-DOS, intitolato Simon the Sorcerer e che andò a scontrarsi con capisaldi notevolmente famosi e del calibro di Monkey Island e Broken Sword.
L’elemento di spicco della serie è stato proprio colui che dà il nome al gioco stesso, l’antieroe mago di nome Simon. Purtroppo, dopo i primi due capitoli abbastanza noti e famosi, la saga ha visto affrontare un continuo declino, dovuto anche al coraggioso ma poco coerente approccio al 3D del terzo capitolo ufficiale. Neanche vari spin off sono riusciti ad ampliare il bacino d’utenza che ha visto un sesto capitolo venire cancellato a causa di una campagna Kickstarter andata male e con conseguente e definitivo fermo dell’IP dal 2016.
Arriviamo così a Simon the Sorcerer Origins, un capitolo inedito, affidato a un nuovo studio e che ha come obiettivo quello di tornare alle origini dei primi due capitoli, annullando in un certo senso quanto fatto dai capitoli meno fortunati. La scelta quindi di essere un prequel, una sorta di capitolo “zero” è furba e coerente. In questo modo, infatti, si offre all’utenza una base di partenza interessante per avvicinarsi a una saga ormai da tempo scomparsa dai radar.

La natura da prequel può così potenzialmente attrarre sia i neofiti che i fan di Simon. Questi ultimi potranno cogliere al volo citazioni e collegamenti con quello che accadrà poi nei capitoli successivi mentre chi è nuovo di questo magico mondo, potrà godersi comunque una storia completa e che ha tra gli elementi di punta un umorismo ben studiato e implementato. Come accennato in precedenza, infatti, Simon non è proprio un eroe a tutto tondo, anzi, parliamo di un soggetto riluttante, pigro, scanzonato e fuori dagli schemi. Un vero e proprio antieroe.
Detto in poche parole, Simon non vorrebbe neanche essere il prescelto e quindi il protagonista del gioco e non lo nasconde affatto. Eppure è proprio questa chiave umoristica a funzionare, unita a un cinismo ben inserito in contesti che si alternano tra il serioso e il meramente umoristico. Ma è quando i due mondi narrativi si accavallano che scatta il sorriso se non proprio la risata! Inoltre, la scelta di tornare al 2D, forte di animazioni moderne e decisamente più fluide, restituiscono al titolo la sua aura nostalgica ma lo rendono anche terribilmente attuale e molto scenico.

Entrando più nel dettaglio, le vicende di Simon the Sorcerer Origins sono ambientate poche settimane prima rispetto al capitolo originale che rimane quindi canonico. Nota chiarificatrice: questo non è un reboot ma un prequel dell’originale. La trama ci porta quindi a scoprire come Simon è diventato… il Simon della saga partendo da un trasloco ben poco apprezzato e da mansioni apparentemente standard e “quotidiane” ma che ben presto sfoceranno in una profezia con tanto di classica ma esilarante e non facilmente prevedibile avventura piena di magia e bizzarri personaggi da conoscere.
La longevità dell’avventura oscilla tra le sette e le nove ore complessive, ancorata effettivamente alla velocità di realizzazione degli enigmi che, mai come in questo caso, tornano con tutto il loro fascino nostalgico ma anche con difetti che scopriremo a breve. Per quanto riguarda la bontà del canovaccio narrativo adottato da Simon the Sorcerer Origins, questi spicca per fedeltà al materiale originale e per una buona dose di umorismo, mai gratuito. Buonissime anche le citazioni, con easter eggs di vario genere e che già in passato hanno dato carattere parodistico alla saga.

Una classica avventura grafica
Simon the Sorcerer Origins è un’avventura grafica in 2D molto “scolastica” nella sua struttura oltre che ancorata con prepotenza al passato stesso della saga. Volendo, infatti, seguire le orme dei primi due capitoli ufficiali, ci ritroviamo tra le mani un’avventura sì godibile e intrigante, ma con tutti i limiti del genere. Si torna letteralmente negli anni 90 e questo significa che non ci sono aiuti di alcun genere e che gli enigmi, qui mixati tra fantasy e umorismo con un boost sul surrealismo, richiedono una certa tipologia di pensiero laterale.
Sia chiaro, i fan del genere si troveranno perfettamente a loro agio, chi è cresciuto a pane e Monkey Island si sentirà praticamente a casa e la sfida degli enigmi, con tanto di combinazioni un po’ a random degli elementi analizzabili e raccoglibili, sarà solo un valore aggiunto. Viceversa, i neofiti potrebbero scontrarsi abbastanza velocemente con un ritmo ludico “spezzato” da enigmi non sempre intuitivi e che possono richiedere innumerevoli tentativi a vuoto. Nulla di eccessivamente grave, anzi, capito il mood del titolo alcune combinazioni avverranno quasi naturalmente.
Anche la navigazione e l’interfaccia stessa sono fedeli al passato con tanto di dialoghi multipli su cui insistere e un sistema di analisi degli oggetti abbastanza prevedibili e ormai abusato. Da evidenziare qualche piccolo elemento più personale come l’utilizzo dei cappelli che vanno a modificare alcuni oggetti e aumentando vertiginosamente il numero di possibili combinazioni, aggravando così ulteriormente sui neofiti e sul livello di difficoltà.

Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Simon the Sorcerer Origins ha un colpo d’occhio notevole. Lo stile 2D cartoonesco funziona e dona nuova vitalità alla saga. Le ambientazioni, gli oggetti e gli stessi personaggi sono un mix equilibrato di passato e moderno. I limiti tecnici, comunque presenti e visibili chiaramente in alcune animazioni, sono però mascherati da alcune trovate sceniche che i più navigati sapranno cogliere al volo. Nulla di grave. Il titolo rimane ammaliante ed efficace e si fa giocare con piacere in entrambe le modalità dell’ibrida Nintendo.
Il sonoro è altresì di buon livello, arricchito da un buon doppiaggio in inglese dove spicca quello del protagonista. Gradevoli anche le tracce musicali che diventano parte integrante del mondo di gioco ritrovandosi a giocare in prima persone con l’umorismo, dando vita a simpatici effetti di “rottura” come evidenziare qualcosa che non merita alcuna attenzione. Infine, ma non meno importante, da apprezzare la non scontata presenza dei sottotitoli in lingua italiana, essenziali per vivere al meglio il titolo.
