Sviluppato da Hypnotic Ants e Games Incubator e pubblicato da questi ultimi in sinergia con Ultimate Games SA e PlayWay, Ship Graveyard Simulator 2 è il sequel ufficiale dell’omonimo Ship Graveyard Simulator ed è un simulatore in prima persona 3D di “smantellamento” di navi di varie dimensioni e con tutti i pericoli annessi. Noi siamo tornati fra vecchie navi in disuso a distruggere tutto su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione. Pronto a prendere il martello e altri arnesi del mestiere?
Ship Graveyard Simulator 2 e la baia dei relitti navali
Ship Graveyard Simulator 2 è il sequel ufficiale di Ship Graveyard Simulator, originariamente pubblicato nel 2021 e poi approdato su console (qui la nostra recensione per Xbox One). Si tratta, essenzialmente, di un titolo di nicchia ma che ha saputo ritagliare un suo spazio al punto da crescere fino a dare alla luce l’attuale sequel. Trattandosi di un simulatore l’obiettivo principale è quello di simulare determinate azioni nel modo più realistico e/o credibile possibile.
Nel nostro caso specifico, come anticipato dal titolo stesso, si tratta di occuparci del “cimitero delle navi” o meglio, di rottamare dei relitti navali di vario genere e dimensione e di recuperare quanti più materiali possibili. Per farlo, dovremo fare affidamento ai nostri strumenti di lavoro che tornano in versione ancora più approfondita e strutturata. Quindi no, in Ship Graveyard Simulator 2 non c’è alcuna trama o intreccio particolare se non missioni e messaggi testuali che fungono da motivazione ai nostri interventi.

In sintesi, noi siamo impegnati principalmente e unicamente nel devastare e raccogliere i materiali dai relitti navali. Materiali che andranno poi a trasformarsi nel nostro ricavato. Quest’ultimo, vitale per perfezionarci e migliorarci oltre ad aprirci le porte a sfide sempre più complesse e particolari. Inutile dire che le vere protagoniste del titolo sono proprio le navi. Col tutorial inizieremo con un frammento di nave per poi passare a veicoli di piccole-medie dimensioni fino ad arrivare a veri e propri giganti.
I “giganti” in questione sapranno stupirci sia per impatto visivo sia per il realismo della loro rappresentazione su schermo. realismo che, purtroppo, viene meno nel momento in cui si agisce ludicamente sui vari elementi. Ship Graveyard Simulator 2 è quindi poco “realistico” e per un simulatore non è una cosa molto positiva da dire. Eppure, basta restare ad ammirare il cedimento di una parete per capire quanto poco realistico è il tutto: la parete si sbriciola letteralmente o si frammenta in cubetti o filamenti ben poco credibili.
In compenso, distruggere tutto o cercare di capire come devastare ogni elemento del relitto di turno, regala una certa soddisfazione che è alla base dell’intero titolo e del suo stesso scopo. Quindi il realismo va a rinchiudersi unicamente nella raffigurazione estetica dei veicoli, tra l’altro unico elemento grafico degno di nota, sacrificando l’aspetto ludico che è, appunto, semplice “gioco”. Ma come si gioca a Ship Graveyard Simulator 2? Scopriamolo insieme!

Come riciclare un relitto
Ship Graveyard Simulator 2 è un simulatore di “distruzione” navale in prima persona 3D che presta il fianco a diverse critiche e che prova, in parte, a migliorare quanto fatto dal capitolo precedente. Ancora una volta, infatti, avremo a disposizione un’intera spiaggia dove, gradualmente, a seconda della missione accettata, troveremo uno o più relitti da andare a esplorare, studiare e infine smantellare. Sì, lo scopo è rimasto immutato ma è andato a perfezionarsi nella tipologia di strumento e nel loro utilizzo.
Ci spieghiamo subito: per eliminare un determinato elemento, come un pannello che funge da pavimento, dovrai prima occuparti dei bulloni che lo fissano al suolo, poi dovrai colpirlo forte per farlo separare dal suolo e, infine, dovrai raccoglierlo in una scatola e lanciarlo sul tuo camion. Da quanto scritto, si evidenzia già il poco realismo del tutto eppure il meccanismo, seppur surreale, funziona. In praticamente tutte le missioni dovrai distruggere, raccogliere materiali e accumularli sul tuo veicolo in modo da considerarli “validi” e far così “cassa”.

Questo perché non potrai raccogliere troppi materiali insieme e sarai così costretto a interrompere più volte le fasi di distruzione e raccolta per lanciare i materiali accumulati sul tuo camion. Il tutto con un sistema di mira abbastanza impreciso e scomodo, soprattutto in modalità portatile dell’ibrida Nintendo. A spiccare in positivo, sono i diversi strumenti, ben distinti tra loro e che puntano a intervenire su determinate “parti”. In pratica, prima di raccogliere un determinato materiale, dovrai usare da uno a più strumenti nell’ordine giusto.
Si tratta di un sistema che apporta un minimo di logica in più ma che, nella sua stessa natura abbastanza ciclica, può portare presto a noia. D’altronde, l’unico fattore realmente “nuovo” e che trascina avanti l’avventura in sé, è data dalla diversa tipologia di relitti e dalla diversa posizione dei vari elementi distruttibili. Relitti che non sono però una passeggiata da smantellare, anzi, più si procede, più i pericoli si moltiplicano, richiedendo anche una certa “difesa” oltre agli strumenti adatti. Inoltre, gestendo una sorta di vera e propria azienda, ben presto potrai anche fare affidamento su ulteriori collaboratori.
Ship Graveyard Simulator 2 è quindi un titolo che comunica a una determinata nicchia di utenti che, però, dovranno comunque accettare una serie di limitazioni. Alla già discutibile tipologia di distruttibilità ambientale che, seppur incoerente e poco realistica, permane decisamente scenica e appagante, si somma un feedback degli strumenti non sempre preciso e a cui spesso manca anche il sonoro. In più, il nostro personaggio ha costantemente le mani protese in avanti in una posizione fissa decisamente poco credibile.

Grafica e sonoro
Tecnicamente parlando, Ship Graveyard Simulator 2 compie dei passi in avanti rispetto al prequel ma non in modo sufficiente, soprattutto se messo a confronto ai titoli attualmente sul mercato, anche della sua stessa nicchia. Sì, i relitti navali hanno il loro innegabile fascino, ma tutto ciò che li circonda risulta essere visivamente grezzo e poco appagante, esclusi gli strumenti e qualche altro elemento ben dettagliato. Anche le animazioni funzionano solo a tratti, rendendo alcune operazioni molto meno appaganti di quanto vorrebbero essere in realtà.
A ciò si somma un sonoro che funziona solo a tratti con alcuni effetti che svaniscono letteralmente. Anche l’impatto con i vari elementi viene intercettato solo in alcuni casi. Un peccato considerando che gli effetti sonori contribuiscono non poco al “realismo” generale dell’opera che viene così ulteriormente minato. Per quanto riguarda i sottotitoli, questi sono presenti in lingua italiana, il che non è poco, e agevolano nella navigazione degli innumerevoli menù e interfacce che ci ritroveremo ad affrontare.
Infine, il titolo presta il fianco a ulteriori critiche per quanto riguarda la trasposizione su console, in particolare per la modalità portatile dell’ibrida Nintendo. In questa versione, infatti, alcune scritte risultano eccessivamente piccole, quasi illeggibili. Inoltre, abbiamo assistito a qualche rallentamento in più che va a minare il ritmo del gioco stesso.