Rise of Industry 2 è un titolo gestionale pubblicato da Kasedo Games. Il gioco è stato rilasciato su Steam il 3 giugno 2025. Il titolo rappresenta il sequel del riuscito Rise of Industry. Rispetto al primo capitolo, però, questa nuova uscita non è stata sviluppata da Dapper Penguin Studios ma da SomaSim, lo studio che ha sviluppato Project Highrise. Il precedente studio, infatti, ha chiuso i battenti il 30 gennaio 2024.
Rise of Industry 2: Compra, Espanditi, Vendi e ripeti
Rise of Industry 2 è un tycoon industriale dove il nostro scopo è creare una azienda con una supply chain completa ed articolata. Il titolo ci catapulta negli Stati Uniti degli anni ’80, in pieno boom industriale ed economico, il nostro scopo è creare dal nulla colossi industriali per poi passare all’avventura successiva.
Prima di iniziare ci accoglie un tutorial molto suggestivo. Infatti, ci compare a schermo una vecchia tv a tubo catodico con in onda un video-corso su come si avvia un’azienda. La realizzazione è singolare perché si ispira ai corsi in videocassetta americani sulla finanza degli anni ’80. Grazie a Frank Wilson, il protagonista della collana di video-corsi, riusciremo ad avviare la nostra azienda e a proiettarci nel futuro.

Una volta creata la prima azienda di audiocassette, sotto la guida di Frank, il tutorial termina e potremo decidere se giocare uno scenario oppure iniziare una partita di gioco libero. Le due modalità hanno delle sottili differenze, in entrambi i casi si sceglie un’area degli Stati Uniti con la sua industria di riferimento, solo che nella modalità a gioco libero non ci sono né obiettivi né investitori.
In qualsiasi tipologia di partita, il nostro scopo sarà non andare in bancarotta e crescere economicamente. La nostra crescita economica influenzerà anche la crescita della città limitrofa al nostro parco industriale. Proprio come nella realtà. Infatti, più la nostra azienda cresce più avremo bisogno di dipendenti e, per rendere felici i dipendenti, dovremo sovvenzionare la costruzione di nuovi quartieri nella città.
Ogni produzione si base sulla creazione di una catena di approvvigionamento, infatti, se vogliamo produrre acciaio, dovremo avere a disposizione il ferro ed il carbone, ma non solo, avremo bisogno anche di acqua ed energia elettrica, tutte risorse che potremo produrre noi stessi o comprare da fornitori. Ogni manifattura richiede la costruzione di veri e proprie aree di manifattura dove posizioneremo gli uffici, gli allacci elettrici ed idrici, i depositi per le varie tipologie di materiali, le aree di carico e scarico per i mezzi di trasporto, le strade interne di collegamento e le strutture vere e proprie di estrazione o lavorazione dei materiali.

Se sul territorio su cui ci troviamo non è presente un determinato materiale possiamo decidere di comprarlo stipulando un contratto con un fornitore. Migliore sarà il rapporto di conoscenza con il fornitore, più alto sarà il nostro vantaggio nella stipula del contratto.
Le merci però non vanno automaticamente ai siti di manifattura, ma dovremo spostarle creando delle rotte tra le varie manifatture e il quartier generale dell’azienda.
Il rischio di bancarotta è altissimo
Rise of Industry 2 è un tycoon eccessivamente complesso, è complicato sia da un’interfaccia grafica non proprio chiarissima, sia dall’intero sistema di gioco che rende praticamente impossibile proseguire senza andare in bancarotta o senza che il giocatore vada in burnout.
Tutte le merci devono essere spostate da una manifattura all’altra in maniera manuale, si imposta il percorso e si decide la quantità di merce da spostare. In base alla quantità di merce che si sposta il costo giornaliero per lo spostamento aumenta. Inoltre, le piattaforme di carico e scarico merci hanno un numero massimo di slot, quindi ad un certo punto bisogna costruirne altre, perché per espanderle è necessario avere dei punti scienza per sbloccare le piattaforme ampliate. Lo stesso vale per gli allacci di acqua ed energia elettrica.
Allo stesso modo vanno scoperte le varie manifatture, ed assumere un responsabile della ricerca e sviluppo alza di pochissimo i punti scienza giornalieri. Lo si può mandare a fare qualche congresso, così resta via per alcuni giorni, in cui non si produce nessun punto scienza, ma poi torna con un bottino, neanche troppo corposo, di punti. Questa lentezza iniziale rende molto difficile poter avanzare nella produzione di utili per l’azienda.
Le partite stesse sono molto lente, bisogna gestire contratti, costruzioni, richieste e così via ma qualsiasi cosa facciamo ci ritroviamo quasi sempre sull’orlo della bancarotta.

La cosa che più lascia perplessi è la totale assenza di un’istituzione per il credito. Se abbiamo finito i soldi, abbiamo finito i soldi. Anzi negli scenari Frank ci viene incontro offrendoci una modica cifra di denaro, scelta da lui, da restituire a rate in futuro. Nel gioco libero non è possibile fare questo. Praticamente tutti i titoli gestionali dispongono degli strumenti per aprire una linea di credito su cui possiamo decidere l’importo di cui abbiamo bisogno. In Rise of Industry 2, invece, almeno per quanto riguarda gli scenari, dobbiamo sperare di tenere duro fino all’arrivo di un nuovo investitore che riempirà le casse della nostra azienda dandoci un attimo di respiro. Ovviamente a quel punto avremo dei nuovi obiettivi da portare a termine e questo significherà avere nuove spese.
Poteva essere meglio
Purtroppo giocare Rise of Industry 2 non è stata un’esperienza totalmente piacevole, o meglio, chi adora i tycoon ci resterà comunque incollato per ore cercando di adattarsi alle condizioni imposte dal gioco, ma comunque è un titolo che allontana molti novizi. Infatti, non è solo la gestione dell’azienda ad essere complessa, ma anche l’interfaccia grafica è molto complessa e leggermente disordinata. L’interfaccia è anche mal ottimizzata per quanto riguarda la scala, infatti, se aumentiamo la scala dell’interfaccia per vedere meglio caratteri ed ideogrammi, alcuni elementi dell’interfaccia escono fuori dallo schermo o vengono visualizzati male.
Inoltre, il titolo chiede moltissime risorse nonostante abbia una grafica low-poly, infatti la grafica è pulita ma chiede molte più risorse di un titolo come Timberborn o Endzone: A World Apart che nonostante siano giochi più vecchi hanno un impatto visivo maggiore rispetto a questo titolo. Migliorabile anche la traduzione in italiano, ad esempio le cataste di legno vengono indicate con corde di legno, una traduzione letterale dall’inglese cords of wood.