Larian Studios sta lavorando a un nuovo capitolo di Divinity, e l’annuncio – anticipato dalla ormai celebre statua vista ai The Game Awards – ha subito riacceso l’entusiasmo dei fan. Con l’hype che cresce, però, è emersa una domanda molto concreta: bisogna recuperare tutti i vecchi Divinity prima di giocare il nuovo RPG?
La risposta arriva direttamente dal fondatore dello studio, Swen Vincke, ed è sorprendentemente onesta.
“I vecchi Divinity sono parte della storia, ma oggi sono datati”
Parlando con GamesRadar+, Vincke ha chiarito che i precedenti capitoli della serie – inclusi Divinity: Original Sin, Divinity: Original Sin 2 e titoli ancora più vecchi come Divinity: Ego Draconis – esistono all’interno della continuità narrativa, ma non sono obbligatori per godersi il prossimo gioco.
Secondo Vincke, chi ha giocato i due Original Sin riconoscerà riferimenti, eventi e dettagli di lore. Lo stesso vale per i capitoli più anziani: tutto viene richiamato come parte della storia di Rivellon, il mondo creato da Larian. Ma si tratta di contesto, non di prerequisiti.
Il messaggio è chiaro: il nuovo Divinity sarà accessibile anche a chi arriva per la prima volta.
Baldur’s Gate 3 come vero punto di riferimento
Il discorso cambia quando entra in gioco Baldur’s Gate 3. Vincke spiega che, se qualcuno si è avvicinato a BG3 per:
- il combattimento tattico
- la libertà di scelta
- la cooperativa
- la struttura dei sistemi
allora Divinity: Original Sin 2 resta il titolo più indicato da recuperare. Non tanto per la storia, quanto perché è stato il vero prototipo concettuale di Baldur’s Gate 3.
Original Sin 1 viene citato come meno centrale, soprattutto per l’assenza di un sistema di compagni profondo come quello visto nei giochi successivi.
Universi diversi, filosofia comune

È importante ricordarlo: Divinity e Baldur’s Gate non condividono lo stesso universo narrativo.
BG3 è ambientato a Faerûn, nei Forgotten Realms, mentre Divinity si svolge a Rivellon, un mondo originale creato da Larian.
Eppure, i due franchise sono legati da una filosofia di design identica:
- libertà estrema
- narrazione reattiva
- sistemi che si intrecciano
- conseguenze concrete delle scelte
Per questo Baldur’s Gate 3 rappresenta oggi il riferimento più moderno per capire cosa aspettarsi dal nuovo Divinity.
“Giocateli solo se volete sapere tutto”

Vincke non usa mezzi termini nel chiudere il discorso. I giochi precedenti esistono, raccontano molto e hanno valore storico, ma sono titoli vecchi, con sistemi e interfacce che risentono del tempo.
Il suo consiglio è semplice:
- se ami il lore e vuoi conoscere ogni dettaglio, puoi recuperarli
- se cerchi solo una grande esperienza RPG moderna, non è necessario
Una presa di posizione rara, soprattutto in un’industria che spesso spinge al recupero forzato del passato.
Cosa significa per il nuovo Divinity

Il messaggio di Larian è rassicurante:
il prossimo Divinity non sarà un gioco chiuso, autoreferenziale o ostile ai nuovi giocatori. Sarà un nuovo punto di partenza, costruito sulle fondamenta di anni di esperienza, ma pensato per il presente.
Dopo il successo di Baldur’s Gate 3, l’asticella è altissima. E proprio per questo, Larian sembra voler evitare una delle trappole più comuni: rendere il passato un ostacolo invece che una ricchezza.
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