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Monster Sanctuary: la recensione di un valido amalgama

Leonardo Calamari 4 anni fa Commenta! 8
 

Dopo una campagna Kickstarter particolarmente fruttuosa e una gestazione durata 5 anni, Monster Sanctuary è finalmente arrivato a popolare i nostri store digitali. Nato come semplice proposito da portare avanti nel tempo libero, questo progetto che vanta alle sue spalle l’esperienza di chi lavorò a franchise come Tropico e Might and Magic, ha finito con attirare le attenzioni di un pubblico specifico e sempre affamato.

Contenuti
Il Santuario dei Mostri è in pericoloUna profondità che non ti aspettiTecnicamente modesto ma convincenteTi potrebbe interessare

Io, che in passato ho già dato prova di rientrare in tale categoria, non potevo esimermi dall’avere un confronto diretto con questo gioco e dopo averlo vissuto per molte ore, arrivando a un soffio dalla fine, sono pronto a presentartelo come ha dimostrato di meritare. Diamoci una mossa, ho dei mostri da far evolvere.

Il Santuario dei Mostri è in pericolo

In quanto eredi di una delle poche famiglie di Guardiani Spettrali, ognuna delle quali vanta un legame profondo con particolari creature immortali, il nostro destino è quello di preservare l’equilibrio che vige nel mondo in cui viviamo.

Partendo da questo setting piuttosto banale, ovvero quello di un’antica minaccia con cui doversi confrontare, la narrativa di Monster Sanctuary non stupisce, ma fa da sfondo a un’esperienza che scorre fluida e senza intoppi.

Il cosiddetto Ordine degli Alchimisti, che già in passato mise a rischio l’intero Santuario dei Mostri, sembra essere tornato ancora una volta sotto la guida del temibile Marduk, motivato a prendersi la rivincita su chi come noi volle fermarlo.

Essendo Custodi, il nostro ruolo in questa faccenda è fin da subito piuttosto chiaro ma per apprendere al meglio il da farsi, dimostrando di essere all’altezza del compito, occorre avvalersi del prezioso aiuto di colui che chiamano il Vecchio Buran, un maestro pronto a metterci alla prova e indirizzarci verso il giusto cammino.

È proprio qui, dopo aver superato un pratico addestramento, che ha inizio la nostra avventura alla scoperta dei misteri che ospita il Santuario. Strani avvenimenti stanno infatti accadendo nei dintorni di questo luogo sacro e tra Guardiani rapiti, mostri ostili, segreti nascosti e ombre dal passato, Monster Sanctuary ci porta a esplorare un mondo di gioco sufficientemente ricco, le cui meccaniche alla base stupiscono più di ogni altra cosa.

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Dopo aver selezionato l’aspetto del nostro alter ego e averne digitato il nome, Monster Sanctuary ci pone davanti a una scelta fondamentale: quale vuoi che sia il tuo Famiglio Spettrale? Come in qualsiasi altro gioco ispirato ai classici di Game Freak, ci viene chiesto di scegliere un mostro fra quelli di partenza, ognuno con proprietà diverse che vanno dall’elemento alle statistiche base. Spero ti piaccia la mia rana.

Una profondità che non ti aspetti

Come ho già scritto in fase di introduzione, dal punto di vista tassonomico Monster Sanctuary corrisponde a quelle che sono le caratteristiche tipiche dei classici metroidvania, giochi basati sullo scoprire una mappa interconnessa in cui risulta fondamentale tornare sui propri passi (backtracking), specie dopo aver ottenuto nuove abilità o oggetti utili all’esplorazione.

Partendo da questa solidità, gli sviluppatori hanno potuto costruire un’infrastruttura che andasse ad arricchire il tutto, ispirandosi sì ai giochi Pokémon ma sfociando per lo più nell’ambito ruolistico. Fra mostri da ottenere, scontri a turni, pezzi d’equipaggiamento e abilità da apprendere, Monster Sanctuary è una gradita sorpresa che si spinge oltre un semplice derivato.

Un primo esempio di questa evidenza è dato dalle abilità dei 101 mostri nel gioco, le quali, essendo sfruttabili a fini esplorativi, spingono il giocatore a un collezionismo strettamente legato al gameplay. L’efficacia di questa trovata, inoltre, si sposa alla perfezione con il backtracking di cui ti ho parlato, fornendo un buon motivo per tornare alla ricerca di nuovi mostri.

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L’idea che certe abilità possano dimostrarsi utili fuori dal combattimento, ovviamente, non è nulla di rivoluzionario, ma Monster Sanctuary la eleva in un modo che è raro vedere nei suoi simili. A proposito di mostri e delle loro abilità: basta un rapido sguardo ai menu per capire quanta attenzione sia stata riservata a questo aspetto.

Per ampliare la nostra squadra composta da un massimo di 6 creature, facilmente scambiabili a piacimento, basta affrontare i mostri che popolano l’intera mappa del Santuario. Migliore è la prestazione in battaglia e migliori sono le ricompense che, tolti gli eventuali nuovi esemplari, vanno dalla classica valuta di gioco ai materiali per il crafting, passando per l’equipaggiamento o gli oggetti consumabili.

Nel punto strategico della mappa in cui sorge il Forte di noi Guardiani, considerabile a conti fatti l’HUB centrale di Monster Sanctuary, è possibile sfruttare i progressi grazie all’aiuto di vari mercanti, di un fabbro e di altri PNG che preferisco tu scopra in autonomia. Uno di questi, impossibile da non citare, è chi introduce il nostro eroe agli scontri fra Custodi, che tra le altre cose rappresentano anche una meccanica multiplayer.

Va detto, prima di addentrarci nella parte finale di questa analisi, che nonostante le somiglianze a un GDR con combattimenti a turni, in Monster Sanctuary viene meno il fattore strategico tipico del genere. Ancor più di scegliere accuratamente le mosse in battaglia, infatti, è utile organizzare la formazione di partenza in base ai vari talenti appresi da ogni mostro, mettendo insieme una squadra efficace e possibilmente equilibrata.

Tecnicamente modesto ma convincente

Ultimo ma non ultimo, come sempre, il comparto tecnico del gioco che nel caso specifico di Monster Sanctuary fa ampiamente il suo dovere. Anche in questo, infatti, l’opera di Moi Rai Games si riconferma priva di difetti evidenti, se non per il design di alcuni mostri non sempre così ispirato.

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Eppure, anche in questo, risulta chiara la passione e l’impegno degli sviluppatori. Sarà che amo alla follia l’idea di un bestiario ben curato, ma poter leggere così tanto di ogni mostro presente in gioco non è altro che un valore aggiunto che mi sento di premiare.

A ogni modo, la loro sufficiente varietà estetica resa attraverso un’ottima grafica in pixel art, sottolinea un buon equilibrio tra la cura per i dettagli, la pulizia degli elementi a schermo e l’intelligente utilizzo di colori vivaci.

A chiudere il cerchio, troviamo poi una colonna sonora piacevole e capace di veicolare le sensazioni che il titolo vuole e riesce a dare, supportata da effetti sonori dal gusto retro che non sfigurano affatto in una produzione di questo tipo.

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