Se dovessimo scegliere il personaggio più iconico dell’intero medium videoludico, chi sarebbe il vincitore? Eh si scelta ardua, lo so benissimo: soprattutto nella fine degli anni ’90 (con la nascita della prima Playstation, che ha segnato un punto di svolta importantissimo) molti sono stati coloro che sono rimasti nelle memorie dei videogiocatori, ma in pochi sono riusciti a sfondare quella parete che separa il mondo dei videogiochi da quello della cultura pop diventando così dei veri e propri simboli. Se Lara Croft è diventata una vera e propria icona di femminilità (e ne abbiamo parlato in modo approfondito nel Player One #8), altri sono riusciti a percorrere la stessa strada e Jin Kazama è uno tra quelli. Come ha fatto? Scopriamolo insieme.

L’ abito non fa il monaco, ma stavolta è diverso
Dopo l’uscita di Tekken 2, Namco si accorse come la somiglianza con il rivale Virtua Fighter fosse ancora troppo evidente: avevano bisogno di creare un titolo con una sua unicità, che non fosse solo un miglioramento del precedente. Non potendo puntare solo sulla potenza grafica (che all’uscita su PS1, seppur sbalorditiva, non superava di certo quella di Virtua Fighter 3 su Dreamcast) decisero di concentrarsi maggiormente sulla caratterizzazione dei personaggi, la quale si rivelò un’idea vincente.
I ragazzi di Namco riuscirono a creare un roster indimenticabile, che rimane tutt’oggi nel cuore degli appassionati grazie alla meravigliosa direzione artistica dietro ogni singolo componente del gruppo. Nessuno può dimenticare quanto fosse fatto bene King (che rimarrà per sempre il mio personaggio preferito di tutto Tekken) piuttosto che Yoshimitsu o Heiachi Mishima, rendendo di fatto il titolo un fenomeno di massa.

Il demone dannato della Namco
Ma tra tutti i personaggi giocabili di Tekken 3, uno in particolare riuscì ad attirare maggiormente l’attenzione del pubblico e non fu di certo un caso. I videogiocatori avevano bisogno di un “protagonista” diverso dai precedenti, non classificabile in una persona buona o cattiva ma che seguiva semplicemente la sua strada per raggiungere il proprio obiettivo (con un pizzico di stile, ovviamente).
E cosa attrae maggiormente le persone se non il classico personaggio all’apparenza cattivo ma sotto sotto tenero come un orsetto Haribo? Come Walt Kowalski in Gran Torino, Sasuke Uchiha in Naruto o Vasco Rossi nei suoi anni d’oro (per stare tra i nostri confini), il “bello e dannato” della Namco non può essere nessun altro se non Jin Kazama. Ideato da Katsuhiro Harada (storico game director dell’azienda), Jin è il figlio nato dalla relazione segreta di Jun Kazama (personaggio giocabile del secondo capitolo) e Kazuya Mishima (giocabile nel primo capitolo ma non nel suo sequel, di cui è l’antagonista principale).

Dopo la scomparsa della madre (che ha deciso di proposito di tenere il figlio nascosto al padre), Jin decide di rivolgersi a suo nonno paterno per aiutarlo nelle sue ricerche. Quest’ultimo, vedendo del potenziale nel nipote, lo manipola facendogli credere indirettamente che la causa di tutte le sue sventure è proprio Kazuya, decidendo di allenarlo negli anni successivi per prepararlo al prossimo torneo.
Durante le vicende di Tekken 3 veniamo a sapere che, come suo padre, pure Jin possiede il Devil Gene (che lo rende un demone a tutti gli effetti) e che il nonno lo stava sfruttando solo per sconfiggere il vero cattivo del titolo, ovvero Ogre. Il motivo di tutto ciò e semplice: lo scopo di Heiachi, dato che lui non possiede il gene demoniaco come suo figlio o suo nipote, era quello di riuscire a controllare il potere del dio azteco in modo da sfruttarlo per i suoi malefici piani di conquista del mondo. Ovviamente nulla va per il verso giusto ed Heiachi non riesce nel suo intento.
Perchè Jin Kazama è così ben ricordato dai fan
Se nel primo capitolo il protagonista Kazuya non aveva fatto così tanto breccia nel cuore dei giocatori, con Jin fortunatamente è stato diverso. Per capire meglio il motivo di tutto ciò, bisogna fare un passo indietro e mettersi nei panni del pubblico della fine degli anni ’90: quelli erano degli anni dove ogni cosa era una novità, è grazie a quel periodo se tutto quanto si è evoluto nel modo in cui conosciamo oggi (e la caratterizzazione dei personaggi non è da meno).

Se ad oggi la figura dell’eroe dannato è stata rivista in così tante maniere differenti da risultare noiosa, ai tempi era una cosa totalmente mai vista prima. Non era così scontato incontrare un personaggio così tormentato e diviso interiormente tra il bene e il male, che possiede un potere talmente grande da poter competere contro chiunque ma che cerca in ogni modo di evitare di farne uso.
La sua drammaticità lo ha reso praticamente il personaggio principale dal terzo capitolo in poi, facendo ruotare tutta la trama attorno alle sue vicende e alla ricerca della verità. Mentre gli altri personaggi partecipano alle varie edizioni del torneo per fama o soldi, il suo scopo è quello di scoprire i segreti della sua famiglia e cercare di fermare i suoi componenti in ogni modo possibile, pur seguendo strade altamente discutibili.
E tu cosa ne pensi di Jin Kazama? Ti piace come personaggio? Faccelo sapere sotto nei commenti e ricorda di seguire la nostra pagina Instagram per non perderti nessun aggiornamento!