Sviluppato da Realmforge Studios e pubblicato da Kalypso Media, Dungeons 4 è sia uno strategico in tempo reale sia un gestionale di dungeon con momenti praticamente da tower defense, il tutto in 3D e con visuale isometrica. Noi abbiamo indossato nuovamente i panni da malvagio su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione! Pronto a costruire un dungeon inespugnabile e a devastare le forze del bene?
Dungeons 4: ancora più malvagi
Dungeons 4 non è altro che il quarto capitolo della serie di Dungeons a sua volta ispirata da Dungeon Keeper degli allora Bullfrog Productions. Si tratta di un titolo che pone l’accento sul cambio di prospettive e quindi sulla possibilità di vestire i panni da malvagio, affrontando orde di buoni che vogliono privarci dei nostri poteri e tesori, oltre che del potere territoriale. Il tutto in chiave dichiaratamente umoristica, infarcita da citazioni e gag di vario genere, spesso portate sul surreale e macchiettistico.
Si tratta di un impianto narrativo e concettuale che funziona e il fatto che sia giunta al quarto capitolo ne è una prova concreta. Nel dettaglio, questa volta il focus delle vicende e il ruolo stesso da protagonista, viene passato a Thalya, elfo oscuro nonché fedele servitore del Male Assoluto (indiscusso protagonista dei precedenti capitoli). Ma a cosa è dovuto tale cambiamento? Prima di scoprirlo, è bene evidenziare che quella in analisi è la versione “Nintendo Switch Edition”, trattasi dell’edizione più recente di Dungeons 4 che include, oltre al gioco completo, la colonna sonora ufficiale, l’artbook digitale, un costume e una skin per Thalya, la mappa “La devastazione di Dollaran” e altri elementi estetici esclusivi.
Tornando alla narrazione del gioco, Dungeons 4 segue la cronologia dei capitoli precedenti ed è quindi un vero e proprio sequel. L’intreccio, infatti, seppur non approfondito o essenziale, richiede in parte una minima conoscenza degli eventi precedenti in modo da poter comprendere citazioni e battute fugaci. Ovviamente, nulla ti vieta di iniziare da questo capitolo anche perché, a conti fatti, non avrai grossi ostacoli narrativi dinanzi a te, anzi.
Onde evitare spoiler, inclusi i primi sconvolgenti accadimenti iniziali, ti basti sapere che Thalya viene incaricata di eliminare suo fratello (o meglio, fratellastro) Tristan. Trattasi di uno dei pochi e discutibili sopravvissuti delle forze del bene che riuscirà, suo malgrado, a mettere non pochi bastoni tra le ruote al nostro malvagio progetto di dominio totale sul creato. Non solo, con eventi di Thanos-siana memoria (un saluto affettuoso ai traumi causati da Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame), ci ritroviamo anche senza Male Assoluto. O meglio, senza il suo corpo.
Eccoci quindi dinanzi un duplice obiettivo: eliminare ogni forma di bene ancora in circolazione e “rimontare” il nostro sovrano assoluto. Ma, per aggiungere ulteriore brio e nuovi ostacoli, ecco che all’elenco di problemi si aggiungono anche loro: i nani. Questi esseri scavatori e cercatori d’oro, bramano il dominio del sottosuolo dove, guarda caso, è situato il nostro dungeon. Dovremo quindi difenderci anche dalla loro mania espansionistica, il tutto con non poche risate. La scrittura di Dungeons 4, infatti, funziona ancora molto bene, giocando acutamente con riferimenti alla cultura di D&D e non solo, tirando in mezzo videogiochi e cinema oltre che il nostro amato mondo reale. Il tutto per un’esperienza che funziona, diverte e intrattiene senza mai prendersi sul serio (e appaga proprio per questo).
Un mix di generi che continua a perfezionarsi
La formula di base di Dungeons 4 è la medesima dei capitoli precedenti con piccole migliori e qualche sporadico cambiamento a rendere il tutto più fresco, immediato e moderno. Di base, si tratta di uno strategico in tempo reale e, parallelamente, un gestionale di dungeon con elementi da tower defense. Tradotto: dovrai combattere e invadere territori nemici mentre ti ritroverai a costruire difese all’interno della tua oscura base, nonché covo del male.
Per fare ciò, avrai a disposizione la possibilità di gestire e reclutare creature di vario genere, a loro volta con caratteristiche e specializzazioni ludiche ben precise. Creare TOT membri di un dato gruppo (a loro volta suddivisi in vari macro gruppi di creature, come i “non morti”, che hanno determinate regole di potenziamento, rinascita, bonus e malus) è solo una parte dell’enorme e complessa strategia che prende forma man mano che si progredisce nella campagna principale di Dungeons 4. Dovrai, infatti, anche realizzare un dedalo roccioso (ossia il tuo dungeon) in grado sì di permettere agevolmente alle tue creature di irrompere nei territori nemici ma, nello stesso tempo, che possa garantire una difesa ottimale ai tuoi possedimenti.
Ecco quindi che intervengono le trappole oltre a camere, da creare ed espandere (come praticamente ogni elemento di gioco), in cui potrai ulteriormente specializzare le tue creature e le tue stesse difese. L’obiettivo è di dar vita a un sistema automatico perfettamente bilanciato in attacco e difesa e che, allo stesso tempo, possa fruttare bei guadagni da investire poi in un costante ampliamento del dungeon e suo relativo potenziamento. Tutto ciò si traduce in una mole di elementi da tenere sott’occhio decisamente elevata e che spesso può risultare anche un po’ caotica.
Guidare le truppe fuori dal dungeon significa impegnarsi in uno strategico in tempo reale, e quindi automatico, da non sottovalutare. Sebbene le nostre creature siano sacrificabili senza troppi pensieri, ritrovarsi senza truppe, magari in attesa di una loro rigenerazione, può lasciare scoperto il cuore del dungeon (nostra fonte vitale che se viene distrutta porta al game over) e complicarci la vita non poco (da considerare che i “mocciolosi”, ossia quelli che costruiscono stanze e strutture e che rimangono nel dungeon, non possono combattere ma possono essere malmenati e uccisi dal nemico).
Ancora una volta, quindi, c’è molto da tenere d’occhio in Dungeons 4 e c’è molto da apprendere. Ogni struttura ha le sue regole e richiede le sue risorse, così come, andando avanti nella divertente e longeva campagna (può sforare facilmente le 25 ore), ti ritroverai ad affrontare una vasta gamma di nemici differenti che sapranno spingerti a elaborare strategia nuove e a ricostruire il proprio dungeon per dar vita a nuovi percorsi pericolosi per gli invasori. Insomma, una struttura che una volta padroneggiata al meglio, sa regalare enormi soddisfazioni.
Un dungeon problematico
Arriviamo però al lato oscuro di Dungeons 4, ossia i problemi tecnici. Purtroppo, la versione per Nintendo Switch presta il fianco a più di una critica. Prima di tutto, a dei caricamenti iniziali abbastanza lunghi e che rischiano anche di spezzare il ritmo di gioco. Da segnalare anche un vistoso rallentamento in caso di molti elementi animati su schermo (rallentamenti molto più frequenti in portabilità che in dock, dove sono comunque presenti).
Altro elemento discretamente fastidioso è il ritardo del caricamento delle texture, spesso legate a intere stanze che si presentano monocromatiche e piatte, esteticamente brutte e che a loro volta rallentano la messa in scena quando riescono a caricare ogni dettaglio mancante. Infine c’è anche un problema ludico legato al controllo delle truppe. Il titolo permette di creare sottogruppi e dar comandi singoli ai vari schieramenti ma il tutto non è proprio precisissimo.
Inoltre, può capitare di dare un ordine, come ad esempio raggiungere una data zona, e nel percorso incappare in un gruppo di nemici (quasi sempre non visibile in mappa e quindi inatteso). Ebbene, le nostre truppe son così idiote da ignorare i nemici e procedere dritti verso l’obiettivo venendo quasi sempre falcidiate. Questo ci impone quindi di prestare accurata attenzione nel far avanzare le truppe in superficie onde evitare spedizioni disastrose e potenzialmente inutili.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Dungeons 4 si difende apparentemente bene ma presta il fianco a più critiche. Oltre ai problemi tecnici già annunciati, c’è da dire che l’impatto grafico regge finché lo zoom sull’area di gioco rimane ampio. Se scendiamo nel dettaglio, infatti, l’opera perde di fascino, mostrando animazioni legnose e poco accattivanti (oltre che ripetitive) e una cura al dettaglio abbastanza carente. C’è persino un incantesimo che ci permette di visitare il dungeon in prima persona nei panni di un Moccioloso.
Tale attività è sì accattivante, seppur inutile, ma mette in mostra la povertà grafica 3D del titolo che sembra uscito da inizio generazione scorso. Un vero peccato considerando che, dall’alto, ossia nella sua versione naturale, si difende discretamente bene. Il sonoro è di alto livello, buone sonorità, discretamente varie ma soprattutto, ottimo doppiaggio. D’altronde, come narratore abbiamo lo stesso di The Stanley Parable, una garanzia nel coinvolgere e divertire.
Purtroppo la mancanza del doppiaggio italiano, presente fino al terzo capitolo della saga e qui inspiegabilmente assente, lascia l’amaro in bocca considerando quanto era eseguito bene e la comodità non indifferente che offriva: dovendo seguire ben due piani in tempo reale, è complicato prendersi tempo per leggere i sottotitoli in italiano. Ecco quindi che si rischia di perdere più di una battuta (ed è un peccato visto che son spesso molto divertenti). Altra nota per i citati sottotitoli, questi, insieme a tutta la parte di menù e icone e statistiche fisse a schermo, non sono state trasportate al meglio nella versione portatile Nintendo che risulta la meno comoda nonostante l’enorme potenziale.