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Lettura Dragon Ruins, recensione (Nintendo Switch)
 
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Dragon Ruins, recensione (Nintendo Switch)

Un mini dungeon crawler adatto a tutti

Pasquale Aversano 4 ore fa Commenta! 7
 
6.4
Dungeon Ruins

Sviluppato e pubblicato da Graverobber Foundation in sinergia con Kemco, Dragon Ruins è un piccolo gioco di ruolo esclusivamente single player e lineare, identificabile come dungeon crawler stile Etrian Odyssey (seppur con le dovute e generose differenze) e un sistema di combattimento automatico. Noi siamo andati a sfidare il drago su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione. Pronto a salvare le terre di Isigwere?

Contenuti
Dragon Ruins e l’ennesima spedizione tra le rovineTutto al minimo Grafica e sonoro

Dragon Ruins e l’ennesima spedizione tra le rovine

Prima di affrontare la narrazione di Dragon Ruins è bene segnalare che il titolo è datato aprile 2024 su Steam e si tratta quindi di una trasposizione su console, curata da Kemco, di un’opera già precedentemente pubblicata e di cui esiste già un sequel denominato Dragon Ruins 2 con relative espansioni. A differenza però della gran parte di opere a marchio Kemco, questa qui spicca maggiormente per stile e tipologia ludica, elementi che andremo ad approfondire nei rispettivi paragrafi.

Siamo a Faselei, capitale di Isigwere, terra palesemente di stampo fantasy, dove è stata rinvenuta un’antica rovina. Ebbene, nei meandri di tale luogo si narra che è rintanata una bestia pericolosa: un drago. La regina Elisaria convoca un gruppo di coraggiosi avventurieri incaricandoli di sfidare e sconfiggere la bestia. Compito che, neanche a dirlo, fino ad ora nessuno è riuscito a soddisfare.

Noi gestiamo l’ennesima spedizione, con la possibilità di selezionare una serie di eroi abbastanza standard da una rosa di dodici disponibili per dar forma a un vero e proprio party di quattro persone. Essenzialmente, tutto l’impianto narrativo di Dragon Ruins è qui, non c’è altro da sapere o scoprire. Persino i personaggi, seppur resi graficamente in modo interessante e discretamente originale, non offrono elementi narrativi extra di alcun genere e, come vedremo, neanche ludicamente.

Dragon Ruins, recensione (Nintendo Switch)

Tutto al minimo 

Dragon Ruins è un gioco di ruolo in 2D lineare e classificabile come dungeon crawler. In pratica, abbiamo un unico dungeon da scoprire, un unico boss finale da raggiungere e un team di quattro personaggi da far livellare per affrontare al meglio le varie battaglie. Tutto qui. Sì, i personaggi tra loro hanno qualche lieve differenza ma, in soldoni, non cambia poi molto.

La struttura ludica in sé è estremamente minimalista e in gran parte automatica. Ci muoviamo in un dungeon esteticamente anonima al massimo con una rudimentale visuale in prima persona. A orientarci abbiamo solo una mappa che si crea passo dopo passo dando forma a quello che sarà poi il frutto della nostra esplorazione. Chi vive di pane ed Etrian Odyssey lo sa bene. Ecco, Dungeon Ruins è quanto di più basico ed essenziale il genere possa offrire.

Dragon Ruins, recensione (Nintendo Switch)

Questo si traduce anche in una durata decisamente sotto la media (bastano un paio d’ore) ma che spinge sulla rigiocabilità, aumentando gradualmente la difficoltà dei nemici e del boss stesso. Il problema è che la struttura in sé rischia di stancare dopo poche run, complice un sistema di battaglia automatico che annulla la nostra strategia, limitata quindi all’esplorazione e a decidere quando avanzare e quando invece battere in ritirata per ricaricare le energie del party.

Contenutisticamente, abbiamo tra le mani un gioco fortemente e volutamente limitato, consapevole del proprio minimalismo che diventa parte stessa della sua identità e forza ludica che va a strizzare l’occhio ai neofiti del genere, dando spazio a una semplicità rara in questo genere di titoli. In effetti, per sintetizzare, per sopravvivere all’avventura basterà tenere d’occhio l’energia vitale dei nostri combattenti e ritirarci investendo parte del denaro ottenuto in modo poi da riprendere successivamente. Eseguire più spedizione è quindi la chiave per trionfare e far crescere al meglio i nostri guerrieri.

Dragon Ruins, recensione (Nintendo Switch)

Per quanto riguarda questi ultimi, come anticipato, non si distinguono molto una volta sul campo. A conti fatti, ogni membro progredisce in modo quasi del tutto paritario e persino le “class” che li distinguono sembrano più limitate all’estetica che a effettive tecniche in battaglia. Battaglie che, lo ripetiamo, sono del tutto automatizzate, non dandoci quindi modo d’intervenire direttamente sul campo e semplificando, o indebolendo a seconda dei punti di vista, ulteriormente il lato strategico.

Quest’ultimo è vagamente presente nelle uniche occasioni di “potenziamento” a nostra disposizione. In breve, combattendo si accumula denaro che può essere investito una volta tornati “al sicuro” procedendo all’upgrade di livello d’esperienza dei personaggi, dopo che questi hanno raggiunto il massimo (basta tenere d’occhio la barra blu vicino all’avatar del guerriero, una volta che spunta un triangolino giallo, potrai investire soldi per farlo salire di livello), oppure procedendo dal fabbro e potenziandone passivamente e permanentemente l’arma.

Dragon Ruins, recensione (Nintendo Switch)

Grafica e sonoro

Graficamente parlando, Dragon Ruins alterna alti e bassi. Se il dungeon in 3D è estremamente spoglio e anonimo e poco accattivante, nonostante un aspetto retrò e quindi anche funzionalmente nostalgico, dall’altra abbiamo degli artwork in 2D pixellosi dei membri del party e dei nemici ben realizzati e dotati di un filtro che rende il tutto ancora più nostalgico e coeso. L’impatto generale, nel suo onnipresente minimalismo, funziona e svolge quindi il suo compito.

Il sonoro fa un passetto in avanti in più, riuscendo a donare l’avventura di tracce audio orecchiabili e appaganti seppur inevitabilmente cicliche. Da segnalare che il titolo si difende bene in entrambe le modalità offerte dall’ibrida Nintendo anche se è quella portatile che riesce a dare maggior compattezza al minimalismo offerto dal titolo. Infine, il gioco è orfano della lingua italiana. Un’assenza accettabile considerando che non c’è poi molto da leggere.

Scopri tutto su Dragon Ruins
Dungeon Ruins
6.4
Grafica 6.5
Sonoro 7
Longevità 6
Gameplay 6

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