Tutti i giocatori assidui di Destiny 2 e Rainbow Six Siege sanno bene che nei meandri dei due popolarissimi giochi circolano altrettanti utenti capaci di rovinare l’esperienza di gioco tramite l’uso di cheat e trucchetti di altro genere.
Ebbene, non contente della condotta di questa fascia di giocatori, Bungie e Activision hanno deciso di risolvere il problema sradicando direttamente la sua fonte e intentando così causa a Organisation Ring-1.
Destiny 2: cos’è Organisation Ring-1?
Ring-1 altro non è che una società nata col solo scopo di creare cheat per numerosi giochi, proprio come Destiny 2 e Rainbow Six Siege.
Questa organizzazione, citata in giudizio giorno 23 luglio, risulta essere potenzialmente pericolosa sia per l’economia generale dei titoli investiti da questa vera e propria onda di imbrogli, sia poiché potrebbe rovinare l’esperienza dei giocatori, cosa ben visibile nell’andamento altalenante di Rainbow Six, che si ritrova spesso ad affrontare periodi di magra e periodi di fama indiscussa.
I reati di cui l’organizzazione è stata accusata sono molti e diversificati, e tra essi particolare rilievo ha la violazione del copyright: tutto ciò potrebbe fruttate alle case videoludiche, determinate a far chiudere Ring-1, migliaia di dollari di risarcimento.
D’altronde, lo stato di frustrazione creato dal dislivello tra giocatori onesti e giocatori “imbroglioni” è costato sia a Bungie che ad Activision (così come ad altre case videoludiche) la perdita di molti utenti, decisi a chiudere con questo circolo di inganni.
Insomma, quella di cui parliamo è una situazione spinosa e di difficile soluzione, avente come protagonisti prima di tutto i giocatori, aldilà dell’interesse dei produttori dei vari titoli in lizza.
Ora come ora solo la giustizia saprà garantire un corretto epilogo per questa vicenda, ma sarà necessario del tempo e soprattutto una lunga analisi affinché le cose possano risolversi per il meglio e affinché gli utenti possano ritrovare la voglia di mettere le mani su questi prodotti vivamente danneggiati.
