Sviluppato da WSS playground e Acquire e pubblicato da Alliance Arts, All in Abyss: Judge the Fake è un ibrido tra gioco di carte e visual novel dalle tinte dark e sopra le righe. In effetti, a colpire è proprio la narrazione e la tipologia di intreccio che strizza l’occhio a opere del calibro di Danganronpa senza però riuscire a raggiungerne l’appeal e il carisma, virando spesso in situazioni più scontate e quasi grottesche. Noi abbiamo affrontato le “Streghe” su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione. Pronto a mettere in gioco la vita?
All in Abyss non si perdono solo fiches ma molto, molto di più…
Prendi il classico Texas Hold’em Poker 1 vs 1 e immergilo in una trama surreale in stile anime con personaggi esagerati e conditi da sfumature macabre e groittesche… ecco a te All in Abyss: Judge the Fake. In questo titolo assolutamente sopra le righe, vestiremo i panni della vagamente carismatica ed esageratamente sicura di sé Asuha Senahara. Costei si è letteralmente autoproclamata la miglior giocatrice d’azzardo di sempre e non sembra farsi problemi nello sfidare chiunque gli capiti a tiro.
Ed è proprio tale strafottenza che la porterà a scontrarsi contro una delle “Streghe”, delle giocatrici d’azzardo particolarmente agguerrite e che fungono da star imbattute del poker. Infatti, in maniera alquanto prevedibile visto che Asuha non sembra neanche conoscere le regole del gioco, la nostra “eroina” viene brutalmente sconfitta. Ma questa umiliazione pubblica non le basta e, anzi, decide di affrontare la sfida più grande di tutte… All in Abyss punta all’estremizzazione del gioco d’azzardo e oltre alle fiches, nella sfida più grande di tutte, chi gioca mette in tavola la propria vita.

La determinazione di Asuha si scontrerà quindi col dominio assoluto del team delle Streghe, delle figure estremamente grottesche e che sono il vero cardine dell’intera trama principale. Una trama che punta più sul grottesco e sugli sviluppi dei singoli scontri che nel raccontare un intreccio complesso e originale. La formula di base, infatti, ricorda vagamente, con le dovute differenze, la famosa serie anime Kakegurui. Anche qui, infatti, le giocatrici d’azzardo sono esagerate in tutto… basti pensare che la prima strega è letteralmente una sorta di “cannibale” perennemente affamata.
E parlando di grottesco, avendo già citato Danganronpa, All in Abyss prende dalla famosa visual novel, la meccanica delle torture estreme che, neanche a dirlo, vanno a coinvolgere tanto la protagonista quanto le sue sfidanti a seconda di chi perde. Sono torture prevalentemente descrittive, accompagnate da artwork statistici un po’ estremi ma la brutalità è tutta descrittiva e anche abbastanza, forse troppo dettagliata e in parte gratuita. Ma fa parte del folle mondo di gioco dove l’azzardo domina incontrastato e dilaga tra personaggi surreali e raramente facili da inquadrare.

Tutta apparenza?
All in Abyss si impegna molto per montare un sistema apparentemente complesso e articolato, per certi aspetti quasi da gioco di ruolo con tanto di esperienza da accumulare e abilità da equipaggiare. E le abilità sono forse l’elemento principale che distanzia il titolo da un semplicissimo gioco di poker. Banalmente si tratta di abilità che possono aumentare il moltiplicatore in caso di una determinata mano di carte ma anche influenzare il gioco stesso in modo più “invasivo”.
Una delle nostre abilità preferite, ad esempio, ci permette di scegliere l’ultima carta che apparirà sul bancone intervenendo quindi drasticamente sul risultato finale. Ma occhio, le abilità attive hanno un costo e quel costo andrà poi a ricaricarsi in modo lento influenzando quindi le mani successive disabilitando di fatto l’utilizzo eccessivo delle abilità personali. Abilità che, neanche a dirlo, possono essere anche parte integrante dell’arsenale avversario.
Escludendo quanto appena descritto, All in Abyss è esattamente quello che ti aspetteresti da un qualsiasi altro gioco di Texas Hold’em poker esclusivamente 1 vs 1. Sul tavolo c’è un mazzo di carte francesi esclusi i jolly. Ogni giocatore inizia la partita con due carte che andranno poi a formare la mano unendosi alle cinque “carte comuni” ossia quelle che verranno man mano esposte sul bancone. Queste sono, appunto, condivise da entrambi i giocatori che dovranno quindi sfruttarle a proprio favore a colpi di “check”, “call” e “raise”.

Si gioca a turni e ogni azione elencata ha una sua funzione: “Check” è una sorta di “passo” e lascia letteralmente la palla all’avversario in attesa della puntata. Le fiches fungono da energia vitale, il primo che le finisce è game over. Ecco quindi che “Call” e “Raise” diventano le opzioni essenziali per reggere il gioco e tentare vie strategiche. “Raise” è rilanciare, puntando un determinato numero di fiches a nostro piacimento mentre “Call” si limita ad accettare la scommessa ponendo sul piatto la stessa cifra avversaria.
E se non si vuole rischiare perché si teme la sorte o si ha una mano sfigata? C’è sempre l’opzione “Fold” che va ad abbandonare la mano, perdendo le fiches scommesse fin’ora e facendo ripartire il giro. Come avrai intuito, il sistema è semplice e molto, troppo, abusato. Eppure funziona discretamente bene grazie anche alle già citate abilità che mettono un po’ di pepe alle sfide che, soprattutto nelle fasi di grinding, prestano il fianco a una ripetitività di fondo abbastanza alta.

Come un’avventura testuale
A mitigare la ripetitività delle partite di carte ci pensa la seconda anima ludica di All in Abyss, quella da visual novel. Ma non si tratta di una storia a bivi o a scelte specifiche bensì di una trama lineare con enigmi testuali da svelare in modo anche abbastanza interattivo. Ci sono zone da esplorare, aree da scandagliare con una lente (questa abbastanza scomoda non mutando d’indicatore nelle zone specifiche) e personaggi da interpellare.
Ma, soprattutto, ci sono oggetti da raccogliere e/o acquistare e intuire poi quando e dove utilizzarli. Questo diventa essenziale soprattutto negli scontri di punta dove bisogna svelare eventuali inganni e trucchetti o organizzarli noi stessi come forma di trappola per trionfare in un mondo crudele e pericolosissimo. Quest’anima da avventura testuale ci ha piacevolmente colpito e riesce a fornire un mix funzionale e gradevole.

Grafica e sonoro
Graficamente parlando, All in Abyss non è malvagio e vince, ovviamente, per gli artwork dei personaggi principali. Purtroppo, va a perdere smalto sia per gli sfondi abbastanza anonimi, sfocati e privi di creatività, sia per i personaggi “secondari” che vengono privati di lineamenti e resi terribilmente anonimi e tutti uguali tra loro. Questo, unito ad alcune fasi di grinding di fiches dove, appunto, ci si scontro con una serie di nemici random e privi di identità, appesantisce un po’ l’esperienza.
Il sonoro funziona e colpisce nel segno con tracce coerenti col caos e l’assurdo che viene messo in scena. Da segnalare, invece, la totale assenza della lingua italiana (mancano anche i sottotitoli). Un peccato e un ostacolo da tenere in considerazione vista la mole di testo presente nel titolo.