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Lettura Mai: Child of Ages, recensione (Nintendo Switch)
 
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Mai: Child of Ages, recensione (Nintendo Switch)

Viaggiando nel tempo

Pasquale Aversano 3 ore fa Commenta! 9
 
7
Mai: Child of Ages

Sviluppato e pubblicato da Chubby Pixel, Mai: Child of Ages è un action adventure in 3D incentrato su enigmi ambientali di vario genere con tanto di dungeon in stile Zelda. Si tratta di un ibrido interessante che muta al mutare della protagonista. Noi abbiamo vestito i panni di Mai su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione. Pronto a vivere una dolce e colorata fiaba videoludica?

Contenuti
Mai: Child of Ages come un tempoUn gameplay ibrido e nostalgicoGrafica e sonoro

Mai: Child of Ages come un tempo

L’universo è in pericolo. Il mondo è divorato da una forza oscura. Quasi tutto è ormai in rovina, macabri cristalli fungono da ornamento dominante mentre si moltiplicano strane creature mollicce e nere con tanto di maschera che ricordano vagamente il Senza Volto de “La Città Incantata” dello Studio Ghibli. Ma questo è solo uno dei mondi di gioco offerti da Mai: Child of Ages. O meglio, questo è lo stesso mondo ma in un distopico futuro tutto da svelare.

Abbiamo fatto questa piccola premessa perché, in realtà, Mai: Child of Ages esordisce su schermo con un mondo coloratissimo, vivace, dove il nostro nonnino ci da come prime missioni quelle di raccoglie ramoscelli, cacciare farfalle saltandoci letteralmente addosso o catturare scoiattoli (con la stessa tecnica usata per le farfalle). Il tutto con una Mai bambina con tanto stile deformed cartoonesco (testa più grossa del normale) che saltella felice in scenari quasi da Biancaneve. 

Mai: Child of Ages, recensione (Nintendo Switch)

Ed è proprio in una foresta rigogliosa che faremo conoscenza col primo dungeon dal retrogusto Zeldesco, grazie a una sequela di enigmi ambientali ancorati all’uso di strumenti di vario genere tra cui spiccano dei particolarissimi semi… basti pensare che un seme spara una sorta di boomerang mentre un altro dona vita a temporanei rigonfiamenti gommosi su cui rimbalzare. Ecco in quest’atmosfera fiabesca, ha inizio l’avventura di Mai che inizia a mutare quando il nostro nonnino si sente fiaccato dalla malattia e ci manda da soli a recuperare una pianta particolare nel bosco.

Ecco, la pianta la troviamo… ma questa ci catapulta nel tempo e porta la stessa Mai a crescere fisicamente, dando vita a una sorta di eroina dai capelli che richiamano Ariel. Non solo, con lei c’è un particolare manufatto che si trasforma in lama permettendoci così di affrontare le minacce di un mondo ostile e decadente. Queste due anime di Mai: Child of Ages formano l’identità del titolo, anche se concettualmente non è qualcosa di realmente innovativo.

Eppure la doppia fiaba costantemente interconnessa e che vede Mai stessa tra gli elementi centrali da svelare per far luce sul suo passato e anche su cosa accidenti è successo al mondo… funziona, cattura e riesce a portarci lungo quasi tutta l’avventura, nonostante qualche innegabile problema di ritmo. Quest’ultimo è dovuto essenzialmente al fatto che la narrazione utilizzata è abbastanza lenta e fumosa, potenziata debolmente da qualche documento da recuperare che offre dettagli extra su personaggi e ambienti. 

Mai: Child of Ages, recensione (Nintendo Switch)

Un gameplay ibrido e nostalgico

Mai: Child of Ages è un action adventure in 3D che muta al mutare della protagonista, letteralmente. Le due Mai, quella “adulta” e quella bambina, hanno abilità e movenze diverse che vanno a influenzare tanto gli enigmi ambientali e l’esplorazione quanto, e soprattutto il combat system. Di base, quindi, abbiamo due giochi che si fondono in uno dando una discreta varietà alle situazioni che dovremo affrontare linearmente fino ai titoli di coda, il tutto per un’esperienza complessiva discretamente soddisfacente di circa venti ore.

Entrando nel dettaglio, nei panni di Mai bambina, ci ritroveremo a vivere un’esperienza più “soft” ma che include anche una serie di combattimenti di cui tenere conto. Per affrontarli, dovremo entrare in possesso di tutta una serie di oggetti “temporanei” che fungeranno da armi. Un esempio è il bulbo di una particolare pianta che spara una sorta di boomerang con cui potremo colpire i nemici anche due volte di seguito.

Mai: Child of Ages, recensione (Nintendo Switch)

Ma dove la versione bambina spicca maggiormente, è nell’esplorazione, essendo dotata di un salto discretamente ampio e un’agilità che l’aiuta non poco a saettare da una zona all’altra (a cui si aggiungono anche particolari piante che offrono boost di rapidità). Da segnalare anche un particolare “canto” che inizialmente utilizzeremo per attirare animali scappati da un recinto ma che in realtà scopriremo di poter utilizzare anche con particolari reperti archeologici all’interno dei vari dungeon.

La risoluzione degli enigmi non è banale e richiede un certo ingegno, tenendo bene a mente tutte le potenzialità di Mai e le caratteristiche dei vari oggetti. Le piante, in special modo, possono avere più di un utilizzo in base alla loro caratteristica. Certo, il retrogusto da Zelda, da cui il titolo è palesemente ispirato, è notevole e in parte ne depotenzia l’identità e l’esperienza stessa a cui si sommano degli ambienti prevalentemente spogli seppur sorprendentemente ampi.

Mai: Child of Ages, recensione (Nintendo Switch)

La situazione muta radicalmente al mutare di Mai. La sua versione più “adulta”, infatti, è decisamente votata al combattimento, ancorandosi al suolo e perdendo di fatto la possibilità di saltare. Anche nell’esplorazione, viene tutto più limitato e sia le alture che brevi balzi vengono eseguiti in automatico. In compenso, il combat system si sviluppa in modo più deciso e stratificato. Viene aggiunto un lock opzionale sui nemici e la possibilità di schivare in modo più preciso.

Ma la vera novità è l’arma, non più legata ad elementi ambientali ma in possesso di Mai stessa con cui poter sferrare fendenti e combo di vario genere. Non solo, basta una pressione del tasto e l’arma si tramuta in uno scudo ideale per parare colpi avversari. Tali combattimenti non vanno però sottovalutati, bastano pochi colpi per metterci KO e costringerci a ripetere interi combattimenti i quali, in caso di più nemici, possono durare anche un po’. 

Mai: Child of Ages, recensione (Nintendo Switch)

Grafica e sonoro

Purtroppo, se da un lato abbiamo una varietà innegabile che passa anche per sezioni acquatiche oltre a uno sviluppo del level design anche verticale oltre che bi-mondo, dall’altro abbiamo un’identità abbastanza povera e derivativa e un impianto tecnico non privo di criticità. Tra compenetrazioni poligonali, elementi che si ricaricano in ritardo (soprattutto per quanto riguarda quelli sullo “sfondo”) a improvvisi blocchi del personaggio all’interno di elementi dello scenario, l’esperienza complessiva può risultare più imprecisa del previsto.

Ovviamente, nulla che qualche patch non possa risolvere anche considerando la vastità di alcune location e l’impatto grafico generale cartoonesco e fiabesco che regala discreti scorci. Anche le animazioni, seppur semplici, risultano coerenti con la messa in scena. Il sonoro è in linea con le atmosfere del titolo, offrendo musiche leggere e mai invadenti. Per quanto riguarda le modalità offerte dall’ibrida Nintendo, Mai: Child of Ages si difende bene in entrambe anche se è quella in doc a difendersi meglio. Infine, il titolo presenta i sottotitoli in lingua italiano, elemento prezioso per godersi al meglio la storia.

Scopri tutto su Mai: Child of Ages
Mai: Child of Ages
7
Grafica 6.5
Sonoro 7
Longevità 7.5
Gameplay 7
Aspetti positivi Doppio sistema ludico interessante Buona varietà di situazioni Enigmi che ricordano Zelda Presenza sottotitoli in lingua italiana
Aspetti negativi Tecnicamente presta il fianco a qualche imprecisione Identità abbastanza fiacca Alcuni ambienti troppo spogli e anonimi
Considerazioni finali
Mai: Child of Ages è un titolo che sorprende per la sua doppia natura ludica e per offrire una discreta varietà di situazioni impreziositi da enigmi in salsa Zelda. Certo, il versante tecnico presta il fianco a qualche critica e il sistema di combattimento richiede un po’ di pratica e pazienza. Anche l’identità risulta abbastanza fiacca, non aiutata da ambienti spesso troppo grandi ma vuoti e poco creativi. Rimane comunque un’avventura fiabesca colorata tutta da scoprire, con più di una sorpresa in serbo.

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