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A Musical Story: recensione di un rhythm game atipico

Gabriele Rocca 3 anni fa Commenta! 9
 

A Musical Story è un rhythm game atipico, che non cerca di affiancarsi ai classici dal genere, ma propone invece una struttura completamente diversa e interamente narrativa. Proprio come Everhood combinava i giochi musicali con i giochi di ruolo, questo titolo cerca di portare qualcosa di nuovo nel panorama del genere.

Contenuti
Un tuffo nel passatoTra note e ritmoMinimale ma d’effettoTi potrebbe interessare

Il risultato, in tutto questo, è davvero sorprendente. A Musical Story è infatti un’esperienza narrativa prima di tutto e, proprio nella narrazione, vediamo l’integrazione delle varie canzoni. Non siamo quindi davanti a una lista di brani da padroneggiare per ottenere un punteggio più alto, ma a un’avventura che punta tutto su una storia, la quale chiaramente parla di musica.

Vediamo quindi se vale la pena giocare A Musical Story nella nostra recensione.

Un tuffo nel passato

Il comparto narrativo di A Musical Story è uno dei punti salienti della produzione. Il titolo racconta infatti la storia di Gabriel, un giovane musicista che vive in un contesto sociale opprimente, dove la musica e le sostanze stupefacenti sono il suo modo di sfuggire dalla realtà. Il ragazzo ha infatti un discreto successo con un piccolo gruppo musicale, con cui condivide anche una forte amicizia.

Da questo incipit parte una storia interessante e intima, che ci fa vedere da vicino la vita di Gabriel attraverso vari episodi con cui è possibile ricostruirne i caratteri salienti. Dico ricostruirne perché, in effetti, tutto questo viene narrato senza nessuna parola. In maniera incredibilmente efficace, A Musical Story affida solo alle immagini l’intera storia.

A Musical Story
Il comparto estetico di A Musical Story dona alla storia un’atmosfera tutta sua. Questo, ad esempio, è uno screen di gioco!

Le varie canzoni, infatti, sono anche delle cutscene (se così possiamo chiamarle) dove le animazioni dei vari sprite mostrano le scene di vita di Gabriel e, poco alla volta, consentono al giocatore di capire i punti importanti della trama e i valori che questa cerca di comunicare. Chiaramente, il comparto artistico svolge un compito decisamente importante in questo contesto, contribuendo non solo a comunicare la storia, ma anche a delinearne l’atmosfera.

Le varie scene sono infatti accompagnate da uno stile dai colori accesi, dove pochi dettagli delineano oggetti e personaggi che risaltano su uno sfondo scuro. Il gioco riesce quindi a creare un’atmosfera ben definita, trattando tematiche che richiamano un contesto storico e sociale preciso, in modo delicato e per certi versi unico.

Tutto questo, peraltro, è valorizzato da una parte interattiva che accompagna quasi costantemente le varie scene e, in questo caso, che riesce anche a essere perfettamente contestualizzata con la storia stessa.

Tra note e ritmo

A Musical Story propone un gameplay atipico, che si distacca in qualche modo dal genere di appartenenza. Le canzoni che compongono il titolo sono tracce molto brevi, che spesso presentano un ritmo molto facile da seguire. Le note che compongono la parte interattiva sono poi di due tipi.

Ogni canzone inizia con l’ascolto del ritmo e il posizionamento delle note su un cerchio. Dopo la fine di questa prima parte suonata, la strofa viene nuovamente ripetuta, questa volta chiedendo al giocatore di premere a tempo le note presentate su schermo. Queste possono essere direzionate verso sinistra – quindi da suonare con L – verso destra – da suonare con R – oppure doppie, quindi da suonare con la pressione di entrambi i tasti.

A differenza di altri congeneri, però, l’unico indizio visivo dato al giocatore è lo spazio tra le varie note presenti sul cerchio, che sono posizionate in punti vagamente simili alle pause e ai suoni della musica. Buona parte dell’abilità richiesta per finire la varie canzoni, però, riguarda principalmente il ritmo musicale vero e proprio.

A Musical Story
Il posizionamento delle note dona un vago indizio del ritmo con cui vanno premute, ma solo ascoltando il brano si riesce a non sbagliare.

Ogni musica presenta infatti ritmi ben precisi, che possono essere compresi grazie ai battiti evidenti e che diventano l’unica vera linea guida per suonare le note a tempo. Ogni strofa deve infatti essere suonata alla perfezione prima di passare a quella successiva e per farlo è necessario memorizzare le note mentalmente e seguire il ritmo della musica.

Questo è un cambiamento non da poco nel genere, che normalmente si affida quasi del tutto agli indizi visivi e alla famosa judgement line. In questo caso non basta essere veloci con le dita per suonare le note a tempo nel momento in cui toccano un punto specifico. Al contrario, bisogna letteralmente ascoltare il ritmo e interagire di conseguenza.

A Musical Story: recensione di un rhythm game atipico

Una meccanica, questa, che si sposa alla perfezione con la natura prettamente narrativa di A Musical Story. Di fatto, non siamo davanti a un prodotto dalla natura arcade, dove la maestria diventa sinonimo di punteggio, ma a una narrazione che fa della musica parte integrante dell’atmosfera.

Ci sono però delle criticità. Tanto per cominciare siamo davanti a meccaniche molto limitate, che presentano soltanto pochi tipi di note e una generale mancanza di varietà. Questo porta il titolo a essere poco rigiocabile e, in generale, a non essere adatto per lunghe sessioni di gioco.

A questo si aggiungono la parte puramente visiva dell’esperienza e l’imprecisione di alcune note. Nel primo caso, siamo di fronte a un’occasionale disposizione delle note che in alcuni casi confonde il giocatore, facendo sembrare alcuni tasti più vicini o più lontani del ritmo effettivo della canzone, dando quindi l’illusione di pause non presenti o di una velocità che effettivamente non c’é.

Dall’altra parte, questo è affiancato da alcune tracce che chiedono di suonare delle note leggermente “sfasate” dal ritmo ascoltato; ad esempio chiedendo al giocatore di premere più in fretta della canzone stessa o di tenere premuta una nota lunga meno di quanto non si stia effettivamente ascoltando nella musica.

A Musical Story

In entrambi i casi, parliamo di piccoli momenti isolati, in un titolo che generalmente si dimostra preciso e curato. Nonostante i suoi limiti, quindi, A Musical Story si conferma un prodotto interessante, che sicuramente farà la gioia di tutti gli appassionati di rhythm game alla ricerca di un’esperienza leggermente diversa dal solito.

Minimale ma d’effetto

Il comparto tecnico di A Musical Story non è troppo elaborato, ma riesce comunque a fare egregiamente il suo dovere. Troviamo infatti poche animazioni e pochi dettagli, che però sono i punti salienti di un comparto artistico curato e riuscitissimo, in grado di valorizzare la narrazione e l’atmosfera.

Inoltre, a questo si aggiunge l’eccellente comparto sonoro, che a sua volta contribuisce a creare le giuste emozioni nelle varie scene e, peraltro, risulta perfetto per aiutare il giocatore a comprendere il ritmo delle note. Da questo punto di vista, di fatto, A Musical Story riesce a eccellere, presentandoci delle musiche davvero curate.

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