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Hives: dai banchi di scuola ai videogiochi

Leonardo Guida 6 anni fa Commenta! 6
 

Giocare ai videogiochi molto probabilmente non reca danni alle prestazioni scolastiche, ovviamente fino a quando non si gioca così tanto da trascurare le attività, come leggere, fare i propri studi o avere le giuste quantità di sonno.

Contenuti
Gameplay del giocoComparto grafico e sonoroIn conlusione

D’altra parte, i videogiochi non sono nemmeno una pillola magica per potenziare il QI o trasformare gli studenti insufficienti in quelli eccellenti. Sembra però, che giocando con una frequenza moderata, ovvero poche ore a settimana, si tende ad avere migliori capacità accademiche rispetto a chi non gioca affatto ai videogiochi. Inoltre, vi sono prove che certi tipi di giochi possono migliorare le abilità spaziali e, eventualmente, aiutare persone con dislessia a imparare a leggere.

Proprio su queste basi oggi parliamo di Hives, gioco uscito il 6 marzo 2019 per Android e sviluppato da una piccola realtà italiana che si è lanciata nello sviluppo di videogiochi, partendo proprio da piccoli titoli per cellulari nell’ultimo anno accademico. I videogiochi sono intrinsecamente basati su sistemi che cercano, man mano che si procede, di incentivare il giocatore che viene premiato per risolvere un problema o completare una missione. Di conseguenza, i videogiochi formano un modo di pensare sistematico e una comprensione del modo in cui le diverse variabili si influenzano a vicenda.

Gameplay del gioco

In Hives dovremo risolvere una serie di grattacapi con il semplice atto di trascinare il dito su schermo e riuscire a raggiungere un determinato punto con una serie di mosse limitate, che dovranno essere calcolate prima di essere effettuate.

Hives: dai banchi di scuola ai videogiochi

L‘obiettivo del gioco è proprio quello di raggiungere il puntino rosso, scegliendo con cura quale percorso seguire. Qualora non dovessimo riuscire nel nostro intento, la partita ricomincerà fino a quando non riusciremo a superare il livello. Ci sono vari livelli di difficoltà: tralasciando il tutorial, infatti, possiamo trovare la modalità facile, medio, difficile, estremo, doppi e speculari. Completando tutti i livelli nella prima difficoltà, mi sono reso conto che il titolo mette alla prova il giocatore, spingendo a meditare prima di fare una mossa onde evitare di doverlo ripetere da capo.

Sostanzialemente il gioco è tutto qui: una lunga serie di livelli di difficoltà crescente che impegneranno il nostro dito, ma soprattutto la nostra mente, quel tanto che basta per garantirci qualche ora di sana e machiavellica elucabrazione. A parte qualcuno di essi particolarmente memorabile, la somma complessiva non brilla sicuramente di varietà. Certo, il titolo è gratuito e non vuole di certo presentare chissà quale gameplay avanzato o rivoluzionario, eppure qualche magagna anche in questo senso si può riuscire a trovare.

Hives: dai banchi di scuola ai videogiochi

Infatti, se c’è una cosa che proprio non ho sopportato è la quantità disumana di pubblicità, problema che affligge purtroppo il 90% dei giochi presenti su mobile. Inoltre ho trovato di cattivo gusto il dover pagare per rimuovere la pubblicità nel gioco. Posso capire che si cerchi di trovare una fonte di guadagno ma così proprio non ci siamo, ci troviamo ben oltre le pur criticabili microtransizioni: un conto è garantire una versione free con poche pubblicità a fare da unica fonte di guadagno, altro conto è invadere l’esperienza di gioco di spot per poi presentare una versione “libera da pubblicità” a pagamento. Questo è un peccato perchè il gioco, nel suo genere, si rivelerebbe anche godibile.

Comparto grafico e sonoro

Graficamente il gioco non è male, riesce, grazie ad una grafica minimale e a pochi colori cupi, a trasmettere quel senso di concentrazione tipico di questi giochi, mentre a livello d’effetti sonori si poteva forse spingere un pochino di più. Hives, dal fronte estetico, ricorda vagamente i giochi che potevamo trovare dentro i cabinati di tanti anni fa e per un nostalgico come me non fa altro che avvalorare tutto il contesto. Da questo punto di vista Hives, anche tenendo conto della categoria a cui appartiene, riesce addirittura nel difficile intento di superare tanti altri giochi che ho provato durante la mia lunga carriera di videogiocatore, quindi non posso far altro che essere piacevolmente soddisfatto di questo gioco.

In conlusione

Da diversi anni la tecnologia ha fatto passi da giganti soprattutto con i dispositivi mobili, permettendo lo sviluppo e la pubblicazione di giochi sempre più complessi e che spesso si avvicinano a quelli che possiamo trovare su console. Purtroppo però il dover sviluppare un gioco richiede comunque una buona dose di investimenti e in base a quanto investi puoi ottenere risultati migliori. Con Hives non è stata impiegata una grossa quantità di soldi, ma nonostante ciò non promette oltre ciò che può effettivamente dare. Infatti, riesce nel suo intendo di far trascorrere diverse sessioni di gioco senza nemmeno farcene rendere conto, risultando a tutti gli effetti un buon passatempo.

Hives: dai banchi di scuola ai videogiochi

Un ringraziamento speciale per averci fatto provare il gioco e averci dato l’occasione di scoprire Hives va allo sviluppatore Mirco Masera che ha molte ambizioni nel settore videoludico, dando una dimostrazione che lo studio e i videogiochi possono camminare assieme e percorrere una strada di crescita verso un futuro che si prospetta davvero roseo.

Scopri tutto su Hives

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