Sviluppato da SMV Games in sinergia con Eastasiasoft Limited e pubblicato da quest’ultimo, Winterlight – Where silence says it all è una breve visual novel in 2D molto introspettiva che parla di dolore, scelte del passato e presenti e soprattutto di radici, intese come luogo in cui fermarsi e crescere. Sempre se ci si vuole fermare. Noi abbiamo affrontato questa compassata storia fatta di scelte su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione. Pronto a scoprire la vita di Elias?
Winterlight – Where silence says it all e il ritorno alle proprie radici
La storia di Winterlight – Where silence says it all è la sua stessa essenza, in quanto visual novel, è scontato che sia proprio la narrazione il fulcro dell’intera opera. Il protagonista dell’intera vicenda nonché personaggio di cui vestiremo i panni ascoltandone anche i pensieri, è Elias che ritorna nella sua città natale da tempo lasciata alle spalle. Ovviamente, non è solo la città ad aver “abbandonato” ma anche i suoi cari, la famiglia e gli amici oltre a determinati luoghi a cui sono ancora visibili i segni del suo passato.
Ad averlo riportato “a casa” è un evento molto brutto e doloroso che apre una ferita mai realmente emarginata, frutto di una sua stessa decisione i cui strascichi sono visibili su quasi tutti i personaggi che andremo a incontrare. Detta così sembra che con chissà quanti personaggi andremo a interagire… purtroppo ne sono principalmente tre: nostra nonna, una vecchia amica d’infanzia e il nuovo barista. La nonna è il primo che incontreremo e oltre a rappresentare il legame familiare è anche colei che ci ospita in questi dolorosi giorni.

Al dolore si unisce però anche il peso abbastanza grave di non sapere cosa fare della propria vita. Winterlight – Where silence says it all affronta, infatti, temi molto interessanti come il valore delle proprie radici e dove poter appunto piantarne di nuove. Banalmente, parla di scelte e di dove vivere e come farlo. Essenzialmente, Elias è un soggetto in preda ai dubbi, molto, troppo, “teso”. Anche nelle relazioni è estremamente compassato e distaccato, quasi lento nel decidere. Una lentezza che non tutti approveranno.
Ma è anche una lentezza analoga e affine al racconto in sé che, se è vero che dura una manciata scarsa di ore, è altrettanto vero che la narrazione è lenta. Il titolo prova a essere quasi poetico e in certi versi ci riesce ma la storia in sé, priva di reali colpi di scena o di un qualcosa di avventuroso, non è assolutamente adatta a tutti. In compenso, chi cerca una storia introspettiva e discretamente profonda fatta di dubbi e indecisioni abbastanza quotidiane con il bonus aggiunto di una gradevole storia d’amore, potrebbe farci più di un pensiero.

Una classica visual novel
In termini di gameplay, Winterlight – Where silence says it all è una classica visual novel dove l’interazione è relegata al far scorrere il testo e di effettuare determinate decisioni per sporadiche questioni. A conti fatti, il titolo ha ben tre finali e non c’è un finale positivo o meno, c’è semplicemente un effetto alla “Sliding Doors”, dove a una determinate decisione si viene instradati a un determinato finale. D’altronde, la vera decisione finale, quella più sostanziosa non viene effettuata dal giocatore ma parte in automatico a seconda di come ci siamo comportati in precedenza.
Il sistema di gioco è quindi decisamente classico ma con l’aggravante di essere applicato su una storia molto breve. Questo si traduce in poche scelte e in percorsi abbastanza prevedibili. Rimane che scoprire come muta la storia è discretamente interessante ma la mole di contenuti rimane sotto la sufficienza, soprattutto se paragonata alla media dei suoi congeneri. Per quanto riguarda l’interfaccia, questa è molto standard. Oltre a salvare in più slot a nostro piacimento, potremo ripercorrere indietro alcuni dialoghi o leggere direttamente la cronologia.

Grafica e sonoro
Graficamente parlando, il team ha ammesso che Winterlight – Where silence says it all utilizza l’IA come supporto e che tutte le immagini sono state curate e modificate manualmente. Purtroppo, il risultato finale è negativo. Prima di tutto, ogni screen rimanda all’ormai abusato sistema di produzione automatica dell’IA e a ciò si aggiunge l’aggravante che non sono stati sistemati gli errori tipici di tali produzioni. Abbiamo stanze con due lampadari vicinissimi, finestre che riflettono e altre no, la stessa stanza che muta la disposizione dei mobili a seconda se è giorno o notte…
L’abuso di tale “supporto” impoverisce l’estetica del titolo che risulta così terribilmente anonimo e anche poco curato in cose che spiccano fin troppo… come un cartellone di un negozio a cui manca l’insegna. Le insegne curate, invece, dispongono di scritte e font troppo “chiari” e limpidi che evidenziano il ritocco aggiunto. Leggermente migliore è il character design dei personaggi anche ne sono solo tre in totale e praticamente sempre statici con pochissime varianti.
Il sonoro mostra tracce lente e ben ritmate, quasi rilassanti seppur discretamente anonime e dimenticabili. Per fortuna, non sono mai ridondanti in quanto agiscono in automatico, intervallandosi a catena e risultando così abbastanza sconnesse dagli eventi su schermo. Infine, il titolo è orfano della lingua italiana, assenti anche i sottotitoli, elemento di cui tener conto visto che ci sarà solo da leggere.
