Sviluppato e pubblicato da Creative Hand, Tiny Witch è un piccolo e colorato gestionale di negozio a tema magico e prevalentemente fantasy che spicca per la sua immediatezza e per un gradevole utilizzo della pixel art. Noi abbiamo indossati i vistosi panni della piccola ma super efficiente streghetta su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione. Pronto ad aprire il tuo negozio di… minion?
Tiny Witch e un negozio da portare avanti… per forza!
Prima di affrontare la narrazione di Tiny Witch, apriamo una piccola parola per segnalare che parliamo di un titolo precedentemente pubblicato nel 2023 e arrivato solo questo settembre su console Switch. Nonostante due anni di distacco, evidenziamo che la versione è identica a quella originale, senza migliorie di sorta se non il mero adattamento per le due modalità di gioco offerte dall’ibrida Nintendo. Detto ciò, scopriamo subito la storia della streghetta di cui vestiremo i silenziosi panni.
Sì, perché la protagonista di Tiny Witch è una buffa strega in pixel di nome Sophie che si ritrova priva della parola e, come se non bastasse, si ritrova anche ad accettare un’offerta di uno stravagante gatto di nome Whisker Hermes che la vede imprigionata in negozio di cui ha acquisito la gestione e di cui dovrà raggiungere elevati livelli di “guadagno” in un determinato lasso di tempo. Quindi sì, il gatto le concede un negozio tutto suo, cosa che la giovane Sophie ha sempre sognato, ma il tutto con una maledizione aggiuntiva.

Qual è la suddetta maledizione? Come anticipato: non può abbandonare il negozio. Ciò la porta a vivere dieci giorni di serratissimo lavoro per cercare di rientrare nei conteggi previsti e poter così passare alla sfida successiva, ossia a un successivo “bioma” (per un totale di quattro) che vede resettare quanto costruito nel precedente negozio per riadattarsi alle nuove esigenze della clientela. Riasusmendo, Sophie ha quattro negozi da portare avanti, ognuno lavorandoci per dieci giorni e soddisfacendo, di giorno in giorno, gli obiettivi di vendita. Non abbiamo però ancora detto di che tipologia di negozio si tratta…
Ebbene, noi siamo creatori e venditori di “minion”, praticamente i nemici semplici che intasano i dungeon più classici. Ecco, noi siamo addetti alla creazione e vendita di queste creature. L’elemento originale del titolo, in effetti, è tutto nella sua chiave fantasy e a un leggero umorismo che prova ad arricchire una narrazione altrimenti abbastanza dimenticabile, oltre che semplice e stringata. Non sorprende quindi neanche la tipologia di clienti con cui avremo a che fare, in gran parte overlord che variano da quello esigente a quello facilmente placabile con una chiacchierata.

Come gestire un negozio di minion per dungeon
Tiny Witch è un gestionale in 2D abbastanza canonico nella sua struttura ludica e, anzi, per alcuni potrebbe risultare anche discretamente semplice dato l’esiguo numero di minion e rispettive tipologie a essi collegate. Non c’è molta varietà nelle creazioni ci vede quindi impegnato nel ricevere ordine e nel gironzolare per il negozio intercettando pestelli e calderoni impegnandoli nel giusto ordine e nel giusto luogo, sfruttando i tavoli da lavoro a disposizione onde evitare disastri e/o ritardi.
Questo perché, una delle sfide di Tiny Witch è ancorata proprio al tempismo delle richieste. Coordinarsi al meglio può risultare una sfida non da poco, considerando anche la mole crescente di cliente e di problematiche interne al negozio stesso… potrebbe nascere una perdita improvvisa con tanto di pozzanghere sul pavimento che se ci finisci sopra ti rallentano ulteriormente! Riuscire quindi a soddisfare tutti è difficile, tocca quindi destreggiarsi anche con la clientela, provando a guadagnare tempo con una chiacchierata o dando priorità a coloro che possono offrire molto in termini economici (sì, parliamo delle mance).

I clienti, come avrai potuto intuire, si differenziano per tipologia e tra questi spiccano gli impazienti, questi qui… anche una chiacchierata, non farà altro che inalberare ulteriormente. E cosa succede se un cliente inizia a spazientirsi? In Tiny Witch significa che ti attaccano! Esatto, ti menano… ed essere colpito dai clienti può portare a diversi problemi di status temporanei oltre a complicare l’intera giornata di lavoro con risultati anche frustranti. Ammettiamo che, nonostante un inevitabile ripetitività dell’azione, tipica del genere, abbiamo apprezzato la variante della clientela, più dei minion e della loro elaborazione, che rimane abbastanza prevedibile e ciclica.
Tutto il gioco soffre di una ripetitività crescente dovuta anche alla mancanza di concreti interventi ludici che possano mutare un po’ la formula di base o il tipo di sfida in sé. Ben presto, tutta l’esperienza si traduce in una continua e sempre più veloce esecuzione di ricette, una dietro l’altra cercando di emarginare o schivare problemi randomici. A impreziosire un po’ il tutto, subentra un placido sistema di potenziamenti e acquisto dei materiali, essenziale nella fase pre-apertura per sopravvivere a tutto il ciclo di attività di vendita. Presente anche una vaga personalizzazione estetica dei vari store a cui si sommano anche gli animali domestici con tanto di piccola funzione ludica a nostro favore da non sottovalutare.

Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Tiny Witch offre ambienti in pixel art abbastanza standard ma gradevoli alla vista nella loro semplicità. Ci sono elementi più buffi e che ben si sposano alle atmosfere quasi goliardiche offerte dall’opera e il tutto rafforzato da animazioni stravaganti. Tra queste spicca l’andamento della protagonista che sembra quasi ballonzolare da una parte all’altra del negozio. Purtroppo, il titolo non brilla molto per varietà, differenziandosi giusto quando si passa da un bioma all’altro.
Il sonoro è funzionale all’esperienza, senza infamia e senza lode, evitando di risultare ridondante o fastidioso ma senza riuscire a regalare tracce degne di nota e destinate a restare impresse anche a console spenta. Da segnalare che il titolo si difende bene in entrambe le modalità dell’ibrida Nintendo con quella portatile maggiormente consigliata per comodità e in quanto si sposa bene con la filosofia ludica del titolo, che spicca soprattutto per partite mordi e fuggi. Infine, duole segnalare anche l’assenza della lingua italiana seppur il testo presente sia abbastanza semplice da comprendere.