The Fool’s Apprentice ci porta dentro un Conservatorio Arcano: un’accademia di magia che non si cura di sembrare accogliente, ma che funziona piuttosto come un laboratorio sperimentale dove la ricerca vale più della sicurezza. La missione è chiara: portare avanti le arti arcane, accumulare sapere, addestrare apprendisti e, nel frattempo, mantenere un equilibrio con la città che osserva e giudica.
L’ambientazione è fatta di sale solenni, biblioteche, camere di portali e laboratori rischiosi, con un tono sempre ironico e un po’ crudele: gli apprendisti non sono eroi predestinati, ma cavie più o meno consapevoli. La narrativa non è portata da una trama lineare, bensì da piccoli testi, dilemmi e descrizioni che definiscono un mondo dove ogni progresso conta e ogni scelta pesa.
The Fool’s Apprentice, non Hogwarts
Il cuore del gioco è un loop gestionale che unisce reclutamento, allestimento e rischio calcolato. Gli apprendisti arrivano con tratti (ottimista, pauroso, sociale…), abilità iniziali e ambizioni che li spingono verso alcune discipline e li tengono lontani da altre. Il preside li ammette letteralmente con un incantesimo di levitazione (Levitate), posandoli nelle sale giuste. Una volta dentro, vengono indirizzati alle stazioni: tavoli di runologia, proiettori per illusioni, camere rituali o macchine di portal smithing. Ogni banco dichiara una difficoltà e un rischio e la combinazione tra profilo e postazione decide se si generano punti Ricerca o se si colleziona un incidente.

Gli incantesimi del preside sono veri strumenti di gestione: alacrità per velocizzare i progressi, campo di forza per chiudere un’aula e concentrare gli studi, controllo mentale per forzare un pigro al banco giusto, disintegrazione per eliminare ostacoli. A scandire il ritmo arrivano i dilemmi, scelte narrative che modificano risorse e reputazione (la parte più divertente), e gli esami finali, dove si decide se approvare un allievo a prove rischiose che possono diplomarlo o stroncarlo.
Tutto si intreccia con tre risorse centrali: punti ricerca per sbloccare nuove tecnologie, arcanum per evocare e potenziare, Influenza per non perdere la fiducia della città. La tensione nasce proprio da questo bilanciamento: spingere forte per crescere, o proteggere la reputazione sacrificando velocità?
Atmosfera e direzione artistica
L’impatto visivo è da piccolo diorama magico: luci calde, incisioni runiche, animazioni fluide. La levitazione (incantesimo Levitate) trasforma il drag and drop in gesto scenico e rende tangibile la direzione dell’accademia. Ogni banco, ogni decorazione, ogni studente contribuisce a dare vita a un ambiente coerente e leggibile anche quando lo spazio si riempie.
Il comparto sonoro rimane complessivamente discreto. Le poche tracce disponibili, una più rilassata e una più tesa, svolgono bene la funzione di accompagnamento ma a volte suggeriscono tensione anche senza reali motivi. Più efficaci gli effetti sonori, che con fruscii, crepitii e bagliori arcani segnalano l’esito delle azioni in modo chiaro. Nel complesso si tratta di un supporto funzionale, senza però introdurre elementi nuovi o davvero impattanti sull’esperienza.
Carino, ma qualcosa non va
Le difficoltà emergono soprattutto nell’onboarding e nella gestione quotidiana. Il tutorial, strutturato come una sequenza di pop-up, introduce i concetti di base ma non chiarisce i nodi fondamentali: la distinzione tra rischio e difficoltà nelle stazioni di ricerca, la logica delle catene di sblocco, gli stati emotivi e fisici degli apprendisti.
Si è così spinti al trial and error, proprio dove ci si aspetterebbero strumenti chiari per pianificare con metodo.
Anche la gestione del tempo accentua la frizione: manca una vera pausa consultiva e l’unico modo per fermare l’azione è attraverso il menu o durante la navigazione nello shop, una scelta che penalizza chi preferirebbe ragionare con calma sulle decisioni.
Sul piano tecnico, l’impressione generale resta quella di un titolo affascinante ma non sempre stabile. Alcuni elementi cardine, come il salvataggio del layout delle stanze, non vengono conservati in modo coerente, scoraggiando una propria personalizzazione.
La progressione e la ricerca procedono senza intoppi, ma la sensazione è che manchino strumenti di ottimizzazione a supporto della direzione accademica: log più trasparenti, indicatori di priorità, notifiche chiare per eventi improvvisi e soprattutto la possibilità di mettere in pausa per analizzare lo stato dell’istituto senza la pressione del tempo reale.