Sviluppato da Virtuos col supporto di Bethesda Game Studios e pubblicato da Bethesda Softworks, The Elder Scrolls IV: Oblivion Remastered è la remastered ufficiale di un titolo che non ha bisogno di presentazioni. PArliamo di un gioco di ruolo nato nel 2006 che ancora oggi ha tantissimo da raccontare e che, forte di tante diverse e piccole migliorie, oltre a una veste grafica dall’assoluto impatto scenico, irrompe nel 2025 con grande sicurezza.
Noi siamo tornati nella sconfinata e ancor più bella e affascinante Cyrodiil su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione. Pronto a scrivere una nuova storia e a scoprire e riscoprire un quantitativo, ancor oggi molto invidiabile, di storie? Bene, per farlo, dobbiamo torniamo indietro nel tempo e incontrare nuovamente un imperatore ben noto a tutti, il caro Uriel Septim VII.
The Elder Scrolls IV: Oblivion Remastered come un tempo ma ancor più bello
Prima di raccontare brevemente un incipit che è ormai storia per moltissimi videogiocatori, è bene specificare che razza di operazione è The Elder Scrolls IV: Oblivion Remastered. Se ci fermiamo al solo titolo, quel “remastered” è la prima cosa che cozza con quanto andremo effettivamente a giocare. Sì, questo titolo è una remastered ma no, non lo sembra affatto. O almeno, non è ai livelli, soprattutto per messa in scena e numero di interventi tecnico e ludici, della media delle remastered attuali.
Non si tratta quindi di una semplice reskin grafica o di qualche gallery e/o documento aggiunto ma di un lavoro decisamente capillare e rispettoso dell’opera originaria, che è andata a metter mano praticamente in tutto mantenendo però intatta la struttura di base. Quindi sì, The Elder Scrolls IV: Oblivion Remastered è lo stesso titolo originario, con il medesimo gameplay, le stesse storie (con qualche piccola accortezza in più e lieve modifiche/aggiunte) ma è anche altro.

Nell’opera in esame, la prima cosa che balza all’occhio è l’enorme divario grafico tra l’opera originale e quella attuale con la seconda che sembra praticamente next gen per cura del dettaglio e vastità generale. Praticamente tutto è stato rivistato e aggiornato, reso più vivido, credibile e moderno. Il risultato, visibile già dall’editor con alcune modifiche legate soprattutto alle razze non umane, è sorprendente e immenso. Restarne apatici è praticamente impossibile.
L’opera, per voler fare una similitudine, si avvicina molto alla tipologia di restauro che ha visto protagonista il recente Ninja Gaiden 2 Black (di cui puoi recuperare la nostra recensione) ma nel caso del titolo Bethesda, la mole di contenuti è molto più vasta e articolata e richiedeva un intervento ancor più massiccio e invasivo. Risultato raggiunto in modo positivo? Sì ma con qualche riserva. Come abbiamo detto in apertura di paragrafo, The Elder Scrolls IV: Oblivion Remastered è pur sempre una remastered e si basa sulla struttura originaria senza eccessivi stravolgimenti al gameplay.
Questo si traduce in un sistema di gioco che ha, e lo vedremo anche successivamente, quasi vent’anni sulle spalle e che già al tempo prestava il fianco a qualche critica. A ciò si aggiunge un sistema di animazioni che, per quanto migliorate notevolmente (basti pensare all’assassinio di Uriel stesso) non reggono il confronto coi titoli moderni. Bisogna quindi affrontare questo gioco per quello che è effettivamente: una remastered estremamente curata e rispettosa di un capitolo ancora oggi eccezionale sotto diversi punti di vista, difetti inclusi.

Il saluto di un re condannato
The Elder Scrolls IV: Oblivion Remastered inizia esattamente come se lo si ricordava, con la creazione del nostro avatar attraverso un editor che già al tempo risultava molto stratificato e che poteva rubare un’ora o più di tempo per i più perfezionisti. Ma chi siamo noi all’interno del vastisissimo e articolato canovaccio narrativo delle terre di Cyrodiil? Siamo un prigioniero che è destinato ad assistere a un brutale omicidio e a cui viene affidato un compito dell’imperatore Uriel Septim VII stesso.
L’imperatore è consapevole del suo destino così come è consapevole del peso che ci viene addossato e che viene spalmato in un’avventura principale, che seppur identitaria, merita di essere messa da parte. Sarebbe un crimine vivere Oblivion focalizzandosi esclusivamente sulla quest principale. Il titolo stesso incita a smarrirsi, a sperimentare, a mettersi in gioco. A osare. A essere “chi vuoi essere davvero” che sia legato a un determinato gruppo (tutte con proprie quest e anche trofei dedicati) o semplicemente al proprio modo di comportarsi col prossimo (qualcuno ha detto trafugare in ogni dannato armadio?).
In The Elder Scrolls IV: Oblivion Remastered si ha nuovamente una sincera sensazione di libertà, una libertà che ha sempre le sue conseguenze e che riflette ogni nostra scelta tanto nel modo di rapportarsi dei personaggi quanto nel mondo di gioco stesso che, seppur senza stravolgimenti, riesce a rapirti con naturale efficacia. Solo un appunto, chi ha odiato l’originale difficilmente ci ripenserà e i motivi sono tutti nel suo gameplay.

Un vecchio gioco ben ripresentato
The Elder Scrolls IV: Oblivion Remastered è un gioco di ruolo in prima persona 3D con la possibilità di passare alla visuale in terza persona quando ti è più comodo e che, come già anticipato, ha come asso vincente e innegabile, la vastità del mondo di gioco e la quantità enorme di quest, sub quest e tanto tanto da fare. Calcolare i dungeon, i nemici e le creature che compongono il bestiario, ogni singolo oggetto che puoi recuperare in giro per le sconfinate aree di gioco è estremamente difficile.
A tutto ciò, inoltre, si aggiungono anche le due espansioni: Shivering Isles e Knights of the Nine (con trofei dedicati a parte). Quindi ti lascio immaginare la longevità del titolo, soprattutto se sei un appassionato del genere o un nostalgico dell’originale. Tutto in questa remastered è in costante bilico tra nostalgica e modernità visiva. Ci teniamo, di nuovo, a evidenziare il “visiva” perché ludicamente parlando il sistema presta il fianco a più di una critica.

Il primo punto ostico è il combat system. Questi è rimasto pressappoco immutato. Sì, le animazioni sono state limate ma il feedback di attacco e difesa, sia nostro che dei nemici, è ancora impreciso e legnoso fornendo ancora la spiacevole sensazione di menar fendenti all’aria. Nulla che un nostalgico non possa superare ma chi cercava un’esperienza più precisa e moderna, potrebbe restarne deluso. Presenti anche i caricamenti in determinati passaggi, come l’apertura di una porta o l’ingresso in un dungeon ma questi risultano decisamente inferiori (questione di secondi) rispetto al passato.
In compenso, al titolo sono state effettuate alcune modifiche tanto all’accumulo dell’esperienza quanto alla gestione dell’inventario. Piccole accortezze che, unite a un’interfaccia più comoda e intuitiva, donano una lieve rinfrescata a una struttura che, ancora una volta, mostra il peso dei suoi anni con una certa fierezza, difendendosi dietro a un’identità invidiabile e a una mole di contenuti semplicemente pazzeschi.

Grafica e sonoro
Graficamente parlando, The Elder Scrolls IV: Oblivion Remastered è una gioia per gli occhi. Proprio l’aspetto grafico, così enormemente curato e raffinato, fa dubitare del nome “remastered” e fornisce un colpo d’occhio generale e iniziale semplicemente positivo. Positività che viene però leggermente intaccata da innegabili problemi di frame rate unito a qualche rallentamento e sporadico pop up. Tutti problemi che vengono principalmente scovati all’aria aperta.
Anche le animazioni risultano in parte legnose nonostante alcuni accorgimenti notevoli. In compenso, la colonna sonora rimane epica e indimenticabile e, anzi, a questa viene aggiunto un rinnovato doppiaggio per differenziare al meglio le varie razze in gioco. Altra piccola accortezza che non può che farci gioire. Infine, il titolo conferma i sottotitoli in lingua italiana garantendo a tutti un’immersività totale e gradevole, proprio come nel 2006 e dandoci modo di distrarci in attesa del nuovo capitolo.