Sviluppato da Button Factory Games e pubblicato da CobraTekku Games, The Edge of Allegoria è un gioco di ruolo in 2D vecchio stile con combattimenti a turni che mira a parodizzare i primi giochi dei Pokémon usando però un umorismo per adulti che, lo diciamo subito, funziona terribilmente bene. Noi abbiamo vissuto una stravagante e folle avventura nostalgia su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione! Pronto a cambiare vita?
The Edge of Allegoria torna al primo Pokémon
Basta uno screenshot qualunque di The Edge of Allegoria per riportarti letteralmente indietro nel tempo, a quei Pokémon monocromatici che hanno cambiato il mondo dei videogiochi e non solo. Tutto in The Edge of Allegoria rievoca con estrema prepotenza quegli anni e quello schema ludico, seguendone i passi in modo forse fin troppo eccessivo. Ma a rendere il tutto realmente accattivante è il sistema parodistico su cui poggia l’intera esperienza, un capovolgimento totale che si avverte sin dall’incipit.
Ogni cosa in The Edge of Allegoria mira a rompere la prevedibilità dell’esperienza perché, è innegabile, chi ha vissuto quegli anni conosce in modo diretto o meno il mondo dei Pokémon, la struttura ludica su cui per anni si è basata la saga e su cui sono nati (e nascono ancora) titoli che provano a emularne i meccanismi. The Edge of Allegoria non solo li emula con fedeltà e cura ma, come detto, li stravolge in chiave umoristica e l’idea funziona a patto di accettare un umorismo senza freni o censure, pensato per un pubblico ormai adulti. Scriviamo “ormai” in quanto ci riferiamo, ovviamente, allo stesso pubblico che è cresciuto con i primi Pokémon.

Ironicamente, The Edge of Allegoria è perfetto proprio per loro, in quanto potranno apprezzare ogni singola citazione e ogni stravolgimento parodistico progettato dagli sviluppatori. Questo perché più che per la trama, comunque presente e che a breve analizzeremo, il titolo spicca per le trovate umoristiche e per la costante presa in giro dei modelli ludici che hanno contribuito alla fortuna della saga Game Freak. Non sorprende, quindi, che nel gioco stesso ci siano dialoghi con personaggi non giocanti che criticano il sistema di telecamere o l’assurdo blocco stradale causato da alcuni cespugli che potrebbero essere circumnavigati con la giusta prospettiva… e non con la visuale isometrica tipica della serie.
E che dire della possibilità di entrare nelle case altrui analizzando frigoriferi, letti e quant’altro? Ancor più, il fatto di poter parlare con ogni singolo personaggio che in questo caso, ne approfittano anche per condividere i propri problemi più personali dal marito costantemente tradito alla madre depressa col figlio che vuole per forza partire all’avventura e di cui rischiamo pericolosamente di diventare esempio da seguire. Come avrai intuito, The Edge of Allegoria straborda di trovate fuori di testa e che virano in trovato non sempre prevedibili ma sicuramente efficaci.
D’altronde, uno dei pregi del titolo è proprio la scrittura e il fatto di non prendersi mai sul serio. Dalle frasi ad effetto a ogni singolo nemico che appare all’interfaccia di gioco che muta proprio per far scappare un sorriso, l’esperienza offerta dal gioco funziona (seppur con alti e bassi in quanto alcune battute risultano decisamente troppo gratuite) nella sua assurdità e dona un’avventura divertente ma anche fortemente nostalgica ed efficace nella sua ferrea classicità.

Entrando nei dettagli narrativi, ci troviamo ad Allegoria un mondo fatto di città collegate da sentieri che, neanche a dirlo, è palesemente ispirato a Pokémon con tanto di cartelloni che indicano le vie e le direzioni da poter seguire anche se non liberamente… Il nostro protagonista, è un personaggio a cui noi dovremo dare un nome e che ha tra i primi obiettivi quello di pescare qualcosa nel laghetto vicino casa. Inutile dire che… non ha mai pescato nulla. La sua vita monotona e noiosa non è, per fortuna, solitaria, in quanto è sempre accompagnato dal suo fidato cane (e anche a lui dovremo dare un nome).
Il cane ha anche una funzione ludica, oltre a poter essere accarezzato, infatti, lui si occuperà di bloccarci diversi percorsi in modo da rendere sempre chiara la strada lineare da dover seguire man mano che andremo avanti. Non solo, il nostro cane fungerà anche da teletrasporto, permettendoci di avanzare rapidamente da una zona all’altra. Infine, sempre il cane sarà colui che verrà a soccorrerci in caso di game over, riportandoci all’ultimo luogo sicuro attraversato prima dello scontro fatale.
Detto ciò, la trama non sconvolge per complessità dell’intreccio ma vince per battute e trovate fuori di testa, con cliché che si capovolgono e trovate umoristiche perennemente sopra le righe. Non sempre funziona tutto ma The Edge of Allegoria colpisce nel segno e l’avventura brilla, ancora una volta, più per l’umorismo che per ciò che accade su schermo. In ogni caso, siamo davanti a un fantasy con tanto di troll, goblin, divinità stravaganti, fauni e tanto, tanto altro. Basti pensare che inizieremo a malmenare procioni per poi arrivare a mostruosi e pigri troll!

Un gameplay estremamente classico
Sul versante del gameplay, The Edge of Allegoria è un gioco di ruolo in 2D con combattimenti a turni estremamente classico e che, ancora una volta, guarda in modo scolastico alla struttura di gioco dei primissimi Pokémon. Lo fa in modo fedele e rischiando quasi di risultare poco innovativo se non fosse per il sistema di armi ed equipaggiamento. Qui, infatti, si nasconde il cuore pulsante del gameplay del titolo. Come? Semplice, inserendo un livello di “master” per ogni cosa che andremo ad equipaggiare.
Il motivo è semplice, in The Edge of Allegoria non ci sono mostri da catturare e allevare ma dovremo combattere in prima persona e saremo sempre da soli. Per ovviare all’inevitabile e comunque presente monotonia e ciclicità del gameplay, il titolo ti spinge a cambiare costantemente armi e skill .Questo perché ogni arma ha una skill e, man mano che combatti, otterrai “esperienza” sia per il personaggio che per l’arma equipaggiata. Una volta ottenuto il 100% di master dell’arma, la sua skill sarà sbloccata e tu potrai equipaggiarle in modo passivo.

Il nostro eroe può avere quattro skill più una quinta legata all’arma equipaggiata.Cambiare le skill è la chiave per poter trionfare durante i vari scontri la cui difficoltà è legata molto al nostro livello di esperienza e questo significa: grinding. E sì, è abbastanza npoioso e in alcuni casi molto lungo e poco accattivante, complice un’esplorazione abbastanza limitata e rudimentale. In compenso, le armi da scoprire e manovrare sono molte e bisogna segnalare che le varie skill possono essere legate tra loro. Banalmente, la skill che causa sanguinamento al nemico può essere unita alla skill che raddoppia i danni se il nemico sanguina!
Queste combo possono aiutarci non poco e rendono le build semplici ma accattivanti oltre che molto varie. A ciò si unisce un sistema di equipaggiamento singolo che va a migliorare le statistiche di base del personaggio e anche una gestione di oggetti curativi molto intuitivo e base. Il problema principale di questo sistema è solo uno: non sono visibili i dettagli delle skill equipaggiate durante le battaglie. Tradotto: durante il conflitto leggerai solo il nome delle skill e non i loro effetti… e questo è un problema per chi ha poca memoria.

Ogni skill, infatti, oltre a range di attacco e precisione ha anche effetti extra che, come anticipato, possono aiutare non poco specialmente durante le boss fight. Non comprendiamo i motivi di tale decisione ma col tempo riuscirai a padroneggiare facilmente il sistema e le sue skill. Per quanto riguarda l’esplorazione, invece, è discretamente vario per le trovate umoristiche ma perde per varietà estetica. Un peccato enorme considerando che anche l’ambiente poteva prestarsi a ulteriore trovate humor.
Il sistema di gioco oltre alla classica missione principale, offre anche delle secondarie molto ironiche e divertenti da trovare e risolvere. Basta parlare un po’ con tutti e troverai spesso sotto richieste che sapranno invogliarti a tornare sui propri passi per scoprire nuovi nemici, oggetti o semplicemente trovate comiche. Infine, l’intero sistema economico si basa sulla raccolta e vendica di materiali dai nemici sconfitti molto accessibile e pratico da gestire.

Grafica e sonoro
Graficamente parlando, The Edge of Allegoria o lo si ama o lo si odia. Parliamo di un mondo monocromatico perfettamente in linea coi classici e che restituisce un impatto nostalgico micidiale, soprattutto per chi ha vissuto con mano i primi Pokémon. Se normalmente il mondo di gioco è sul verde e nero, basta subire un problema di stato per ritrovarti con schermo rosso, giallo o altro. Trovata ingegnosa e che funziona. Così come funzionano le poche animazioni delle varie skill e attacchi.
Ogni cosa è un richiamo efficace al mondo dei Pokémon e l’incontro con l’umorismo volgarotto funziona da inizio alla fine, salvo qualche ridondanza. Tra questi, anche l’interfaccia è lodevole per il suo mutare quasi costantemente. La nota negativa nel versante grafico è legata agli ambienti, questi sono troppo uguali tra loro, poco ispirati e con pochi elementi sempre riciclati continuamente in modo troppo eccessivo. Un riempitivo che rende i percorsi troppo simili tra loro, ancor più di quanto accadeva coi primi Pokémon. Ed è un peccato in quanto gli stessi ambienti potevano contribuire ulteriormente a dar vita a scene umoristiche.
Il sonoro brilla per musiche classiche e nostalgiche perfettamente coerenti con l’atmosfera promossa dal gioco. L’unica pecca è la ripetitività. I jingle sono abbastanza brevi e quindi è inevitabile sentirli in loop e questo potrebbe stancare soprattutto nelle lunghe fasi di grinding. Infine, altra nota negativa, è la totale assenza della lingua italiana, una mancanza che potrebbe rischiare di farti sfuggire qualche battuta di troppo.