Sviluppato da QUByte Interactive e pubblicato da quest0ultimo in sinergia con Bleem.net e Piko Interactive LLC, Street Racer Collection è una collection di trasposizioni di racing game rocamboleschi e umoristici su kart recuperati direttamente dagli anni ‘90. Un vero e proprio tuffo nel tempo che include ben quattro versioni: SNES, Megadrive, MS-DOS e Game Boy. Noi abbiamo affrontato questo pezzo di storia arcade su PlayStation 5. Pronto a scoprire la nostra recensione?
Street Racer Collection e come menare gli altri concorrenti
Street Racer Collection non ha una trama da condividere essendo focalizzato completamente sul gameplay ma la saga e, in particolare, questo prodotto che ricordiamo essere identificato tra i QUByte Classics, hanno una storia che merita di fare da preambolo a questa recensione, anche per avere ben chiaro cosa aspettarsi. Il primo Street Racer è stato pubblicato nel 1994 da Vivid Image sotto lo sguardo attento di, all’epoca, Ubi Soft per SNES.
Successivamente, nel giro di pochi anni, forte del discreto successo e del periodo che promuoveva le sperimentazioni tecnologiche e ludiche di cui Street Racer era in qualche modo pioniere, il titolo ha visto diverse trasposizioni tra cui quella per Sega Mega Drive, PlayStation, Game Boy, MS-DOS, Amiga e Sega Saturn. Tanto per dare un’idea degli sfidanti con cui doveva competere l’IP di Vivid Image, sul podio dei kart game c’era già l’intramontabile e coriaceo Super Mario Kart.
Street Racer riuscì però, come accennato, a distinguersi per alcuni elementi tra cui la deriva “fisica” che vedeva gli stravaganti e abbastanza anonimi personaggi del roster dotati di poteri unici e, soprattutto, della possibilità di menare gli altri concorrenti dopo essersi avvicinati a loro. Una meccanica al tempo originale, caciarona e umoristica che è diventata parte integrante dell’IP e suo elemento iconico. L’obiettivo, neanche a dirlo, era di offrire sì caos ma anche divertimento, il tutto sfruttando piste in bilico tra 2D e 3D decisamente più standard rispetto ai diretti competitor.

Tornando al titolo in oggetto, ossia Street Racer Collection, tocca subito evidenziare due sonore assenze: la versione per PlayStation e quella per Sega Saturn. Obiettivamente le due versioni leggermente più stabili e rodate. La loro mancanza rende quindi questa collector incompleta ma comunque da non sottovalutare. Nel dettaglio, quindi, in Street Racer Collection troviamo le versioni per SNES, Megadrive, MS-DOS e Game Boy. Quest’ultimo, lo diciamo subito, è quella meno d’impatto e che molto probabilmente ignorerai per tutta una serie di questioni che andremo presto a evidenziare.
Nonostante ciò, i quattro titoli inclusi nella collection formano un fedele viaggio di “evoluzione” graduale dell’IP. Tutto è rimasto fedele ai titoli originali e sono evidenti i cambiamenti che venivano apportati da un’edizione all’altra con modifiche a piste, abilità ed esperienze stesse in quanto per ogni titolo, oltre alle modalità multigiocatore offline, ci saranno anche tutte le attività extra che hanno dato ulteriore carattere ai rispettivi titoli originali. Insomma, un vero e proprio viaggio nel tempo che farà sicuramente la gioia delgi appassionati del mondo degli arcade.

Un ritorno agli arcade su ruote
Street Racer Collection è un gioco di corse di kart arcade caciarone e rumoroso, oltre che caotico e fedelmente ancorato al suo tempo. Questo perché la collection in esame non è un remake ma una fedele trasposizione dei titoli originali con tutti i pro e contro. Sì, l’interfaccia è stata leggermente modificata e ci sono anche nuove opzioni per rendere l’esperienza più accessibile e semplice, ma il titolo rimane ferocemente aggrappato al suo tempo e l’esperienza proposta non può di certo essere messa a paragone con gli odierni kart game.
Parliamo, infatti, di giochi arcade con piste ben poco elaborate ma che sapranno regalare un feedback nostalgico notevole e sicuro. Ogni personaggio, anche in base all’edizione di gioco scelta, ha delle sue caratteristiche e abilità a cui si sommano gli oggetti che potrai trovare in giro per le piste come la dinamite che potrai lanciare sui nemici prima che ti esploda addosso. Oltre alla possibilità di tirar calci o pugni a destra o a sinistra, stordendo temporaneamente gli sventurati gareggianti nelle tue vicinanze, c’è anche la possibilità di effettuare timidi balzi per evitare alcune zone di determinate piste.

Tolto ciò, i tracciati a disposizione non brillano per complessità strutturale e sono spesso legati a una serie di curve da saper affrontare col giusto tempismo. D’altronde, Street Racer Collection propone tracciati che non brillano in lunghezza ma che, a differenza di gran parte dei competitor, spingono sul numero di giri da effettuare che sono spesso intorno alla decina. Ogni gioco della collector ha un suo menu con sue specifiche modalità sia single player che multiplayer. Queste ultime ad esclusione della versione per Game Boy. Le altre, includono il gioco multigiocatore da 1 a 4 utenti in locale.
Da segnalare, oltre all’iconica e standard modalità tornei con un livello di sfida, soprattutto nelle fasi più avanzate, anche abbastanza competitivo, diversi extra come la modalità rumble dove dovrai eliminare gli avversari scaraventandoli fuori dall’arena e la modalità calcio che può creare assuefazione. A ciò si somma l’aggiunta inedita citata in precedenza che permette in ogni titolo di poter salvare quando si preferisce. In più, c’è anche la possibilità di sfruttare il rewind anche se, in un gioco di corse, non lo abbiamo trovato molto coerente o utile… risultando quasi un cheat.

Grafica e sonoro
Graficamente parlando, oltre all’aggiunta opzionale di poter impostare determinati filtri visivi, Street Racer Collection ritorna con tutti i suoi pro e contro. Considerando l’età del titolo e il fatto che si tratta di una emulazione degli originali, l’impatto nostalgico è notevole e chi cerca deliberatamente un tuffo fedele nel tempo, e nello specifico negli anni ‘90, troverà pane per i suoi denti. Gli altri, faranno i conti con titoli obiettivamente vetusti e con innumerevoli limiti soprattutto strutturali.
Tali limiti sono evidenti soprattutto nell’edizione per Game Boy, monocromatica e particolarmente difficile da digerire a causa di un effetto sgranato poco gradevole su grande schermo.Da segnalare anche che per le grafiche di copertina e per la pubblicità, gli sviluppatori hanno ammesso di aver utilizzato il supporto dell’IA e si nota… in compenso, il gioco è totalmente privo di IA riportando fedelmente la grafica originale e presentando il classico roster di personaggi che sono un’ammucchiata di figure stereotipate, dal lottatore di sumo al mostro di Frankenstain.
Il sonoro svolge la sua doppia funzione: ottimo accompagnamento e fedele richiamo nostalgico. Non brilla per originalità ma evita di risultare ridondante e riporta con efficacia all’epoca originale dei rispettivi titoli della collection. Da segnalare, infine, la totale assenza della lingua italiana anche se non c’è poi molto da leggere e quel poco testo incluso è molto semplice da comprendere.
