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She’s Leaving, recensione (PlayStation 5)

Soli con il killer

Pasquale Aversano 15 minuti fa Commenta! 10
 
7
She's Leaving

Sviluppato e pubblicato da Blue Hat Studio, She’s Leaving è un’avventura narrativa con elementi da survival horror in prima persona 3D che prova a focalizzarsi sulle pratiche forensi traslate ludicamente. A ciò, si aggiunge un sistema di gioco da “gatto e topo” dove noi saremo il topo quasi costantemente braccato da un crudele e “gatto”. Noi abbiamo vestito i panni di Charles Dalton su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione. Pronto a svolgere un’indagine solitaria e potenzialmente letale?

Contenuti
She’s Leaving e la ricerca incessante della veritàUn analista forense che fa poco il suo lavoroGrafica e sonoro

She’s Leaving e la ricerca incessante della verità

La storia di She’s Leaving è sicuramente tra i punti a favore dell’opera, non tanto per l’originalità dell’intreccio, nonostante un colpo di scena finale molto gradevole seppur i più attenti potranno agevolmente individuarlo, ma per come viene raccontata su più livelli. Noi vestiamo i panni di Charles Dalton, un analista forense specializzato nello studio delle macchie di sangue e ci troviamo nell’innevcata regione di Haywood dove, da qualche tempo, vengono segnalate diverse sparizioni di donne.

L’ultima di queste sembra aver spinto Charles a indagare da solo, di notte, nel bel mezzo di una tormenta di neve. Il suo scopo è individuare il colpevole e per farlo, deve prima di tutto localizzarne il movente. Il ragionamento del protagonista funge da linea guida narrativa offrendo una storia lineare abbastanza breve e completabile in circa 5-6 ore a seconda di quanto saremo abili non solo nell’esplorazione e nella sopravvivenza ma anche nel risolvere gli sporadici enigmi che ci troveremo ad affrontare.

She’s Leaving, recensione (PlayStation 5)

In nostra compagnia, come sorta di co-protagonista “invisibile” avremo in collegamento radio Annabelle, una donna che funge anche da supporto per l’indagine stessa. Indagine che, neanche a dirlo, non è propriamente legale. Il nostro Charles, infatti, si introdurrà da solo all’interno di una fatiscente villa dominata da manichini ben vestiti e decisamente inquietanti. Il motivo è che Charles ha una sua idea in merito alle sparizioni e vuole lui stesso sondare la scena del crimine.

Come? Seguendo il sangue, ovviamente. Ciò che sa fare meglio è proprio quello, individuare le chiazze e analizzarne forma e direzione per ipotizzare ciò che è avvenuto. Purtroppo per Charles e per noi, non siamo soli. Tutt’altro. Dopo poco scopriremo che nella villa c’è anche uno strano e colossale individuo mascherato. Costui non sembra avere intenzioni pacifiche tant’è che, una volta scoperta la nostra presenza, ci braccherà per quasi tutta l’avventura. Quest’ultima si sviluppa quasi esclusivamente all’interno della dimora con sporadiche escursioni all’esterno.

She’s Leaving, recensione (PlayStation 5)

Le location, a nostro dire, funzionano e funzionano anche come vengono gradualmente svelate le aree di gioco. Inoltre, la tensione legata allo stalker che ci perseguita ha un impatto iniziale notevole. Purtroppo, complice il fatto che è un solo nemico e che Charles è in grado di stordirlo temporaneamente, l’ansia diminuisce anche se permane un senso di impotenza e allarmismo nelle situazioni più concitate e improvvise. Tornando alla struttura narrativa, invece, nella villa troveremo diversi documenti e il nostro consiglio è di raccoglierli e scoprirli tutti.

Il motivo è che la storia è costruita su più livelli temporali interconnessi tra loro e che restituiscono un mosaico finale abbastanza ridotto ma sinceramente bello da scoprire e che inserisce l’opera nel genere thriller con tanto di risvolti anche abbastanza crudi. Di horror, invece, non abbiamo trovato molto oltre alla già citata sensazione di ansia che si prova soprattutto nelle prime fasi. E sì, le aree buie sono predominanti ma l’oscurità è un nostro alleato.

She’s Leaving, recensione (PlayStation 5)

Un analista forense che fa poco il suo lavoro

She’s Leaving è un’avventura narrativa in prima persona 3D con elementi da survival e diversi enigmi ambientali. Il titolo si propone come opera in grado di replicare le attività forensi reali… peccato che tale attività sia solo una piccola parte dell’esperienza e neanche molto approfondita. Il nostro Charles è armato di una sorta di taser con tanto di torcia in grado di individuare le chiazze di sangue e anche la loro forma. Tale attività, ossia l’uso dell’apparecchiatura forense identificabile con tanto di fascio di luce celeste, è essenziale per vivere al meglio l’avventura ma non per i motivi che pensi.

L’attrezzatura sarà usata essenzialmente come torcia perché gli ambienti della villa sono angusti e bui. L’unico momento in cui svolgerà effettivamente il suo ruolo, è all’inizio, quando ci sarà richiesto di esplorare il piano terra alla ricerca di sei tracce di sangue. Tali tracce, localizzabili in determinati punti identificati da crepe nel muro, possono essere di tre tipi a seconda delle loro forme e la nostra successiva azione, dopo averle svelate, sarà identificarne l’entità e prevedere quindi cosa le ha causate. In caso di errore, subiremo un danno temporaneo legato a Charles stesso che rischia di danneggiare l’esplorazione rendendosi anche facile preda del killer.

She’s Leaving, recensione (PlayStation 5)

Questi è inizialmente una presenza angosciante e pericolosa anche perché, una volta che ci individua, inizierà coerentemente a inseguirci per un po’. Il tizio non è velocissimo ma se dovesse beccarci sarà game over istantaneo. In nostro soccorso accorrono due cose: il sonoro e il teaser. Il sonoro ci aiuta a farci capire quando e se è presente il killer nelle immediate vicinanze. Come? Grazie al suo brontolio incessante e al rumore di passi. Occhio però, il gioco è pieno di rumori fittizi come porte che si aprono e chiudono in lontananza con tanto di luci che s’accendono e spengono a random. Il tutto ad alimentare una sensazione di costante pericolo abbastanza gradevole.

Il taser, invece, ci aiuta a stordire il nemico a patto di aver localizzato la carica e averla precedentemente inserita. Tale consumabile è ben posizionato nelle aree di gioco e respawna anche. Tutto ciò, unito a una buona velocità di corsa del protagonista, ci permette di sopraffare temporaneamente il killer rendendo l’esperienza un po’ più semplice e accessibile rispetto ai diretti congeneri dove si è del tutto impotenti. Non solo, col tempo scoprirai che il killer non è onnipresente e oltre alle stanze sicure con tanto di area di salvataggio alla Resident Evil, ci sono interi percorsi che semplicemente non percorre. 

Per quanto riguarda gli enigmi ambientali, invece, si va da oggetti come i fusibili da localizzare e utilizzare al punto giusto a particolari cassette elettriche da sparare col teaser per creare nuove zone d’ombra il tutto mentre siamo potenzialmente ricercati dal crudele stalker. Come anticipato, l’oscurità è nostra amica oltre a essere uno dei pochi rifugi disponibili. Non esistono armadietti o luoghi dove nascondersi, l’unica opzione è strisciare nell’ombra o correre via come un pazzo. 

She’s Leaving, recensione (PlayStation 5)

Grafica e sonoro

Considerando la natura del titolo, She’s Leaving offre una discreta cura ai dettagli e una location di tutto rispetto con il bonus inquietudine dotato dai manichini e da un buon utilizzo di luci e ombre. Anche le cut scene, seppur poche e brevi, comunica con efficacia lo stato d’animo di Charles e riescono a dare la giusta emotività sfruttando anche il “vedo e non vedo”. In tal modo vengono affrontati con delicatezza e cura eventi drammatici e forti. Sì, non tutto è perfetto e ci sono alcuni bug e compenetrazioni ma il colpo d’occhio generale è più che positivo. 

Da segnalare, invece, qualche caricamento dalla durata abbastanza eccessiva, soprattutto al primo passaggio dall’esterno all’interno della villa. Interessante, invece, l’uso del pad PlayStation 5 con sonoro che emerge dal controller e vibrazione costante in caso di attivazione dell’apparecchiatura forense. Il sonoro è di buon livello, diventando parte ludica stessa e riuscendo anche a ingannarci in più punti. Molto buono il doppiaggio in inglese. Peccato, invece, per la totale assenza della lingua italiana, elemento utile per godere al meglio della bella storia.

Scopri tutto su She’s Leaving
She's Leaving
7
Grafica 7
Sonoro 7.5
Longevità 6.5
Gameplay 7
Aspetti positivi Storia intrigante e con buoni argomenti Sensazione iniziale di impotenza e ansia ben riuscita Villa gradevole da esplorare Diverse idee interessanti
Aspetti negativi Dura abbastanza poco Qualche caricamento troppo lungo La parte forense è troppo superficiale Assenza della lingua italiana
Considerazioni finali
She’s Leaving offre un’esperienza contenuta ma efficace e soddisfacente. Buona trama, buon livello di tensione, argomenti interessanti, discreta varietà di situazioni e una villa curiosa da esplorare e sviscerare. Peccato per l’assenza della lingua italiana, per qualche caricamento un po’ troppo lungo e per la parte “forense” che risulta troppo superficiale e breve.

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