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Robots at Midnight, recensione (PlayStation5)

Sola tra i robot

Pasquale Aversano 1 ora fa Commenta! 10
 
6.8
Robots at Midnight

Sviluppato da Finish Line Games e pubblicato da Snail Games USA, Robots at Midnight è un’inedita avventura futuristica e fantascientifica nonché RPG d’azione in 3D che ci cala nei panni della giovane Zoe che si troverà alle prese con un mondo ostile e dominato dalle macchine. Noi abbiamo affrontato i misteri di Yob su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione. Pronto a una nuova ed emozionante avventura?

Contenuti
Robots at Midnight e un mondo decadente e spoglioUn soulslike poco soulsGrafica e sonoro

Robots at Midnight e un mondo decadente e spoglio

Robots at Midnight racconta le vicende fantascientifiche e futuristiche di una giovane di nome Zoe nel cui incipit la vediamo vivere in una sorta di stazione spaziale in compagnia del padre e di un piccolo drone svolazzante. Tutto tranquillo e pacifico finché non si ritrova costretta a una rocambolesca fuga che terminerà decisamente male… e per “male” intendiamo un sonno criogenico “forzato” che la vedrà riaprire gli occhi in compagnia di due robot in un pianeta privo d’umanità denominato Yob.

I due robot che ci hanno apparentemente salvato la vita fungono anche da PNG principali oltre che informatori e “potenziatori”. Doug è il più narrativo dei due e, oltre ad avere più di un segreto, è colui che ci fornirà i dettagli sui luoghi che andremo a esplorare, raccontandoci i segreti e fornendoci anche qualche indizio come il numero di tesori che sono nascosti in quella zona. Doug è anche colui che ha apparenti problemi di memoria e che sembra aver avuto un ruolo interessante in quello che viene definito “il grande Blackout”.

Robots at Midnight, recensione (PlayStation5)

Il secondo robot, Hawking, è altrettanto curioso. Parliamo di un bot privo di gambe che funge da potenziatore del MITT (arma di cui approfondiremo i dettagli nel paragrafo dedicato) e che, come Doug, sembra avere una conoscenza del luogo molto ampia e approfondita. Insomma, i nostri comprimari che popolano una delle poche zone sicura del gioco, sembrano avere non pochi segreti e, in effetti, la lore di Robots at Midnight non sarebbe neanche male se non fosse che lo svolgimento narrativo non è perfettamente riuscito.

Il motivo è riscontrabile principalmente nelle battute finali del gioco con una sorta di “fretta” che ci catapulta ai titoli di coda con non molta soddisfazione, soprattutto se paragonato al setting ambientale che si monta durante le prime battute di gioco. Siamo una sorta di esploratrice la cui prima missione è quella di localizzare una batteria per il nostro amico drone che, dopo gli eventi di vent’anni fa, sembra aver esaurito le sue energie. Ebbene, proprio in questa prima scampagnata conosceremo gruppi di robot selvatici e primi cenni del passato che ha sconvolto radicalmente il mondo di Yob.

Chiariamoci, nulla di trascendentale o eccessivamente originale, eppure più di uno spunto è molto interessante e ha risvolti anche ludici, seppur, come vedremo, fin troppo limitati. Nello specifico, ci riferiamo alla “mezzanotte”, presente anche nel titolo del gioco per più di un motivo. Cosa succede a mezzanotte? Beh, i robot ci dicono di non girovagare durante quell’ora eppure ci ritroveremo forzatamente a farlo e… lasciamo a te scoprire cosa succederà!

Robots at Midnight, recensione (PlayStation5)

Un soulslike poco souls

Robots at Midnight è un action RPG che, purtroppo, decide di classificarsi come soulslike, accettando una serie di meccaniche che semplicemente non riesce a reggere fino alla fine. Ci ritroviamo così al comando di una guerriera dotata di attacco semplice e di attacco pesante con relative combo e differenze di velocità di esecuzione e di danno inferto. Il tutto ancorato a una rigida e severa barra della stamina che si consuma sia quando attacchiamo, sia quando schiviamo o corriamo. 

Oltre alla citata schivata, molto classica, c’è anche un sistema di parata discretamente impreciso e che richiede un po’ di tempo per essere padroneggiato. La realtà però è che la parata è abbastanza inutile. Il motivo è che difficilmente ti troverai costretto a utilizzarla in quanto il titolo ha un livello di difficoltà tendenzialmente basso anche se scegliamo la modalità di gioco più impegnativo. Tale difficoltà è indebolita soprattutto dal fatto che le tipologie di nemici presenti in Robots at Midnight sono pochissimi e ripetuti fino allo sfinimento.

Robots at Midnight, recensione (PlayStation5)

Abbiamo i colossi, dei droni svolazzanti e dei duellanti armati che mutano di pochissimo i propri asset. I veterani dei souls, quindi, riusciranno a memorizzare i pochi attacchi nemici e a devastarli in breve tempo. Ed è un peccato enorme in quanto i nemici sono ben caratterizzati esteticamente e sono dotati anche di animazioni piacevoli. Purtroppo, però, il riciclo di avversari non è limitato solo ai minion ma anche i boss ne sono afflitti… Eccoci così ad affrontare boss che cambiano di nome ma che a conti fatti presentano le stesse movenze e le stesse debolezze, salvo pochissime eccezioni.

A semplificare ulteriormente il tutto, c’è il già citato MITT. Questi è una sorta di braccio tecnologico in stile “Braccia della Legione” di Lies of P che, come quest’ultimo si trasforma in varie tipologie di armi, tra cui anche una a distanza. Si tratta di un’aggiunta legata a una barra ad auto ricarica personale che si aggiunge agli strumenti di battaglia permettendoci di causare ancora più danni agli sventurati nemici. A completare il quadro complessivo, segnaliamo anche una durata media molto sotto la norma: bastano 6-7 ore per completare tutto, missioni secondarie incluse.

Robots at Midnight, recensione (PlayStation5)

E parlando di missioni secondarie, Robots at Midnight include un sistema molto semplice che prevede il localizzare e il dialogare con una serie di PNG. Si tratta di richieste abbastanza elementari come intercettare determinati oggetti in zone abbastanza nascoste. Esplorare il mondo di gioco richiede poco tempo in quanto raramente ti troverai dinanzi a scenari complessi. La maggior parte delle volte, infatti, avremo dinanzi a noi ampie distese di…. nulla. E anche qui, è un peccato, in quanto quando Robots at Midnight decide di dar vita a strutture, queste ne risultano discretamente elaborate e gradevoli da esplorare.

E nell’esplorazione, c’è anche il fattore “crafting”, legato a materiale e denaro da ottenere sconfiggendo nemici, aprendo tesori o distruggendo particolari oggetti ambientali. Il crafting è l’unico sistema di gioco per “livellare”. Non c’è esperienza né un sistema di anime e, benché ci sono dei falò per salvare e utilizzare i viaggi rapidi tra di essi, al game over non si perde nulla. Tornando al “grinding”, questi è legato quindi a ottenere soldi e materiali da investire in relativi tavoli di lavoro per migliorare armi e armature.

Queste ultime sono di vario genere e si differenziano essenzialmente per le statistiche. Le armi, in particolare, regalano grossomodo lo stesso feedback con rarissime eccezioni. Per quanto riguarda la questione della “mezzanotte”, queste irrompe due sole volte nel gioco e introduce una meccanica intrigante e accattivante che poteva essere sviluppata ancora meglio.

Robots at Midnight, recensione (PlayStation5)

Grafica e sonoro

Graficamente parlando, Robots at Midnight regala un colpo d’occhio d’impatto e gradevole, soprattutto grazie a un intrigante utilizzo dei giochi di luci e ombre. Considerando la natura indie del titolo e il prezzo budget con cui viene venduto, il risultato complessivo è molto buono, soprattutto riguardo i personaggi su schermo, nemici inclusi, seppur, ancora una volta, potevano decisamente variare di più… Discorso analogo per le ambientazioni, la prima distesa d’erba sorprende per vastità e apparente cura del dettaglio ma la decima distesa d’erba, sempre uguale, inizia a far storcere il naso.

Purtroppo, sono tanti gli asset ambientali riciclati nel mondo di gioco e, se da un lato restituiscono una sensazione di ambiente desolato (e comunque apprezzabile), dall’altro rischiando di annoiare abbastanza velocemente a chi cerca dettagli in più e più variegati. Per quanto riguarda il sonoro, questi presenta tracce audio accattivanti seppur in parte ridondanti. Da segnalare, infine, la graditissima presenza dei sottotitoli in lingua italiana, con qualche piccola eccezione che restituisce frasi non proprio di senso compiuto.

Scopri tutto su Robots at Midnight
Robots at Midnight
6.8
Grafica 7.5
Sonoro 7
Longevità 6
Gameplay 6.5
Aspetti positivi Alcune idee interessanti Graficamente piacevole Adatto ai neofiti dei souls Presenza lingua italiana
Aspetti negativi Poche tipologie di nemici Dura molto poco Come souls è molto limitato e semplice
Considerazioni finali
Robots at Midnight è un titolo breve e piacevole che può essere un’ottima occasione per i neofiti dei soulslike. Purtroppo, il titolo è molto breve e non riesce a offrire il meglio di sé, mancando di sviluppare alcune idee molto accattivanti come quelle legate alla mezzanotte. Buona la grafica e gradita la presenza della lingua italiana, dobbiamo però segnalare una scarsa tipologia di nemici che rende l’esperienza abbastanza ridondante.

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