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Recensione Bound: il racconto delle paure della gente

- 7 anni fa Commenta! 4
 

Esclusiva PS4 firmata Plastic Studio

La gravidanza è un momento importante per una donna, specialmente negli ultimi mesi. Fa sorgere dubbi, preoccupazioni e fa pensare a come sarà la vita insieme al futuro nascituro.
Questa è la storia della protagonista: una giovane donna in dolce attesa che passeggia a piedi nudi su di una spiaggia, attrezzata soltanto delle sue curve soavi e di un album di disegni confusi che diventano le sequenze di gioco di Bound quasi sottoforma di ricordi.

Contenuti
Esclusiva PS4 firmata Plastic StudioUn opera d’arte sotto forma di videogameLa forma e il contenuto del gameplayCosa vuole raccontarci quindi Bound?

Come possiamo notare dal trailer, direttamente dall’E3 del 2016, ci aspetta un mondo “plasticoso” fatto di forme geometriche, melodie rilassanti e stimolanti, una ballerina che lo attraversa e difficoltà da oltrepassare a passo di danza.

bound-ps4-indie-immagine3

Un opera d’arte sotto forma di videogame

Bound, sviluppato dal team polacco e supervisionato dai Santa Monica Studios di Sony, viene classificato come un “visualizzatore” perché non si può definire un vero e proprio videogame (il Dualshock si utilizza solo per fare movimenti e non presentano altre interazioni possibili). Un mix di movimenti fluidi a ritmo di musica strumentale, guidati da sentieri prestabiliti e linee di passaggio per passare da uno scenario all’altro.Elementi di natura, come fiori e prati, insieme a piattaforme sospese che sfidano le leggi di gravità, arricchiscono i paesaggi che dobbiamo attraversare con l’obiettivo di vincere le paure e le preoccupazioni della ballerina.

La forma e il contenuto del gameplay

Il lavoro di Plastic è indiscutibilmente ottimo per l’artisticità del gioco ma ecco che arriva la nota dolente: la ludicità è pessima. Saltiamo, danziamo e ascoltiamo melodie ma ci manca l’interazione. Non possiamo interagire con a nulla, possiamo solo camminare, camminare e ancora camminare.

La linearità, nel caso di Bound, prende addirittura il sopravvento. Non c’è esplorazione, l’avventura è un procedere costante molto ripetitivo, a tratti noioso. Spesso il gioco ti spinge a prendere una pausa, ma la curiosità di continuare è molta e fa sì che il gameplay venga ripreso. Tra i personaggi presenti c’è anche un nemico, ma se non fosse che è il gioco stesso a dircelo, nessuno se ne sarebbe accorto: si mimetizza benissimo come elemento aggiuntivo dello sfondo.

Alla fine di ogni livello, non resta che ballare per sconfiggere i mostri: con “R2” si attiva la modalità danza e si premono i tasti in ordine casuale per mettere in scena i movimenti, uno dopo l’altro. Danzare è anche l’unico modo per evitare gli “attacchi acustici” del mostro, i frammenti volanti o i tentacoli che mettono in pericolo la sicurezza della principessa. Una scelta forzata che potrebbe contraddire la volontà del giocatore.

bound-ps4-indie-immagine2

Cosa vuole raccontarci quindi Bound?

La principessa ballerina è il riflesso, sotto forma di ricordi e paure, della donna sulla spiaggia. Il team di sviluppo: “Molti di noi hanno dei macigni sul cuore, questioni irrisolte che volenti o nolenti condizionano il proprio essere: Bound ruota proprio attorno a una di esse, con una concretezza capace di suscitare una certa empatia in una ampia fetta del potenziale pubblico destinato a giocarci”.
La soluzione, in questo caso, viene rappresentata simbolicamente dalla danza: il coraggio e la forza di affrontare le paure sfruttando le capacità e le qualità che ogni singola persona possiede.

E voi? Avete provato questo titolo? Vi ha soddisfatto? Lo giocherete nel caso? Fatecelo sapere nei commenti.

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