Sviluppato da Wreck Tangle Games ed Eastasiasoft Limited (che ne è anche editore), Quintus and the Absent Truth viene presentato come gioco horror ad enigmi in prima persona… ma non è propriamente corretto. Noi lo abbiamo completato sulla nostra PlayStation 5 e siamo pronti a condividere la recensione della versione next-gen. Pronto a lasciarti guidare da Quintus il topo?
Quintus and the Absent Truth – non tutto è come sembra
Iniziamo dalla trama: Quintus and the Absent Truth racconta la storia di Alan Shaw, un pianista, che ha sul groppone non pochi problemi. La moglie è morta e lui vive da solo con la figlia Lyla. Inoltre, non riesce più a suonare e la sua casa di produzione sembra fare non poche pressioni. Unico elemento positivo è un piccolo topo bianco di nome Quintus che funge anche da guida, oltre che da motivatore e consigliere.
Quasi tutto il gioco ruota attorno al piccolo topo che, letteralmente, ci farà da indicatore, dicendoci cosa fare man mano che la storia procede. E dobbiamo dirlo, le cose degenerano abbastanza in fretta. Il primo dei quattro capitoli è ambientato durante il compleanno della figlia che ottiene un regalo veramente ma veramente brutto: viene rapita. Da chi? Sta a voi scoprirlo.
Come detto, il gioco è composto da quattro capitoli dalla durata decisamente scarsa (anche se molto è legato dall’intuito del giocatore nel risolvere i vari enigmi). Le ambientazioni, i personaggi del cast e gli eventi in cui saremo coinvolti… spaeseranno non poco. La trama di Quintus and the Absent Truth è strana ma tratta elementi importanti come la perdita (della persona amata e del proprio talento) e si dipana in intrecci imprevedibili e non sempre riusciti. L’elemento soprannaturale è molto presente ed è anche il motivo per cui l’opera viene presentata come “horror” ma in realtà… a conti fatti, non fa paura.
Sì, è vero, ci sono jump scare, ma nulla di sorprendente. Fa poco ma quel poco potrebbe anche andar bene ai meno pretenziosi. Quello che funziona, invece, è l’atmosfera d’inquietudine inspiegabile che avvolge gran parte dei capitoli. E funziona nonostante i pochissimi elementi a schermo. Elementi che spesso confondono, tra l’altro… e ti ritroverai a chiedere più e più volte: “ma il gioco dove vuole andare a parare?” Da segnalare anche un finale che ha decisamente deluso… Comunque, è tempo di approfondire il gameplay di questo bizzarro videogioco.
Gameplay
Quintus and the Absent Truth può essere inserito fra i walking simulator in prima persona. In effetti, quello che farai di più in questo gioco, è camminare (una camminata lenta che può essere, per fortuna, accelerata con la pressione dell’analogico). Camminare ed esplorare è fondamentale per risolvere gran parte degli enigmi che ci troveremo ad affrontare. Questo perché, la soluzione a qualsivoglia enigma è sempre presente da qualche parte nella mappa – niente di impossibile, quindi. Quello che però viene richieste, è un po’ di ragionamento e spesso fuori dagli schermi.
Che tipologia di enigmi ci aspettano? Semplice, si passa da quelli più banali come trovare un oggetto e vedere dove posizionarlo (banalmente: cercare una chiave e capire quale porta aprire), a percorrere interi ambienti alla ricerca di un’uscita. Ci sono perfino codici da decifrare che richiedono un certo impegno e che regalano un piacevole senso di soddisfazione. Insomma, quando ci viene chiesto di mettere a lavoro il cervello, il gioco funziona. Perde colpi quando ci viene chiesto di spostarci lungo determinate location. Qui la povertà grafica, unita alla lentezza generale del gioco e lunghe passeggiate vuote… può stancare. Per fortuna non durano tantissimo e sono presenti soprattutto in un capitolo.
Quintus
Torniamo ora a parlare del piccolo topo che ci accompagnerà per tutta l’avventura. Come detto, lui c’indicherà cosa fare ma non solo. Data la sua stazza, è utilissimo per risolvere alcuni enigmi. Infatti, può passare attraverso le fessure, entrando dove Alan non può. Questo quindi ci sprona a ragionare in due ottiche diverse: cosa può fare Alan e cosa Quintus? L’unione dei due, velocizzerà la risoluzione degli enigmi.
Ma Quintus è anche un personaggio comandabile nel corso di alcuni capitoli. In questi casi, la prospettiva cambia, tutto diventa, logicamente, di dimensioni gigantesche e il roditore si prodiga in fasi platform in prima persona. Queste fasi non sono proprio riuscitissime ma spezzano il ritmo e offrono una varietà abbastanza gradevole.
Oltre i quattro capitoli della trama principale c’è un piccolo extra da giocare esclusivamente dopo l’avventura principale e che è anche la parte migliore dell’intero pacchetto. Si tratta di un dietro le quinte da giocare con mano in un percorso guidato pieno di cartelli di approfondimenti e che racconta di come è nato il gioco. Questo breve viaggio mostra una serie di easter egg propri del team di sviluppo, mostrando la passione di questi e spiegando alcune scelte (peccato per alcuni elementi che sono stati eliminati, davvero).
Grafica e sonoro
Graficamente il prodotto si salva unicamente per il filtro “Quintus”. Un filtro proprio del team di sviluppo che va a coprire una povertà grafica disarmante… offrendo un risultato visivo identitario e che può non piacere a tutti. La potenza di questo filtro si nota soprattutto in una fase del percorso extra dove una scena può essere percorsa con o senza effetto visivo e la differenza è notevole.
Per il resto la grafica è indietro di generazione. I modelli umani sono orrendi e forse è anche per questo che viene identificato come horror. Le ambientazioni spoglie e brutte. Le animazioni, soprattutto degli animali, lasciano molto a desiderare (abbiamo visto un topo letteralmente muoversi su schermo come se fosse trascinato da un mouse – scusate il gioco di parole). Decisamente più studiato l’effetto luci ombre che riescono a trasformare i luoghi (al buio sono orrendi e monocromatici, con la luce, esce qualche dettaglio in più).
Il sonoro è tra i punti migliori dell’opera, flagellato unicamente da una recitazione non sempre azzeccata (il gioco è interamente doppiato in inglese). Le tracce musicali funzionano e sono tutte originali. Inoltre, sempre nella sezione extra, è possibile goderne entrando in una serie di cabine. Ogni cabina è una traccia e vi garantiamo che ce ne sono un paio davvero perfette. Inoltre, il sonoro potenzia le atmosfere inquietanti in modo notevole.
Nota per i sottotitoli (interamente in inglese) che non sempre fanno il loro dovere e che anzi, in alcuni casi, risultano quasi illeggibili a causa di scelte cromatiche infelici. Per quanto riguarda la versione next-gen, c’è da dire che Quintus and the Absent Truth non utilizza per niente le potenzialità della PlayStation 5, ignorando tanto le abilità a disposizione del pad quanto la potenza della macchina che lo ospita.