Il nuovo capitolo della saga di Techland non è nato dall’oggi al domani. Dietro Dying Light: The Beast c’è stato un percorso fatto di lavoro costante, scelte mirate e una filosofia ben precisa: ascoltare i giocatori in ogni fase del progetto.
Una produzione costruita sulla community
Fin dall’inizio, il team di Wrocław ha puntato sui feedback della community. Ogni aggiornamento, ogni meccanica e ogni dettaglio del design è stato discusso, testato e migliorato partendo dalle opinioni dei fan. Un approccio non comune, che ha richiesto grande flessibilità e una gestione attenta delle risorse.
Il dato che tutti aspettano
Quindi, quanto tempo è servito per arrivare al risultato che vediamo oggi? Techland ha dichiarato che il progetto ha richiesto due anni di sviluppo, un periodo in cui l’intero studio si è dedicato anima e corpo al gioco, con l’obiettivo di rispettare le aspettative di chi segue la serie fin dal primo capitolo.
Le parole del Franchise Director
Tymon Smektała, direttore del franchise, ha raccontato:
“Abbiamo messo i giocatori al centro di ogni decisione e i loro feedback ci hanno guidato dall’inizio alla fine. L’accoglienza positiva di Dying Light: The Beast dimostra che questa scelta era la strada giusta.”
Tempi brevi ma intensi
In un settore dove spesso le produzioni tripla A superano i cinque anni di lavorazione, i due anni spesi su Dying Light: The Beast potrebbero sembrare pochi. Eppure, proprio la rapidità unita alla costante interazione con i fan ha reso possibile un lancio di successo.
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