In questa rubrica ci siamo spesso occupati di personaggi con alle spalle delle vere e proprie saghe, come Solid Snake o Nathan Drake, per citare gli ultimi. Allora perché io ho scelto Senua? Come ho anticipato nel sottotitolo, Hellblade: Senua’s Sacrifice ha portato nel panorama dei videogiochi un personaggio unico, già iconico, e la cui importanza non si limita al successo sia commerciale che di critica ma al valore seminale che Senua innegabilmente possiede. Non la conosci ancora? Bene, allora – il mio redattore capo mi perdonerà – chiudi l’articolo e vatti a giocare Hellblade, subito, visto che è qualcosa di più di un semplice videogioco. Anche perché, per parlare del personaggio, dovrò approfondire cose che lo riguardano, ed essendo membro onorario della IASU (Interplanetary Anti-Spoiler Union) non vorrei privarti della gioia di scoprirle da solo.
Lo sviluppo di Hellblade: Senua’s Sacrifice, dall’idea alle tecniche per creare Senua
Ho parlato di virtuosismi tecnici nel sottotitolo, adesso entro nel merito. Dato che il videogame è un media complesso, la cui struttura pur risultando unitaria è composta da diversi elementi ben distinti, questa sua natura diventa propria anche dei personaggi che vivono al suo interno. Per costruire Senua è servita l’ispirazione casuale, mi riferisco alla pura casualità per la quale il capo sviluppatore lesse un articolo circa il ritrovamento di un insediamento celtico, lo stesso nome Senua deriva da iscrizioni su oggetti presenti nel tempio all’interno del sito archeologico.
Su questa ispirazione è stato costruito il resto del concept: si è cercato di costruire un personaggio che, come menzionato fin dai primi appunti, fosse realistico e capace di incarnare la bellezza dell’origine celtica e di attraversare l’ambientazione vichinga, un personaggio che riuscisse a esprimere rabbia e forza, ma anche fragilità e paura, che potesse vivere una vicenda alla scoperta dei dettagli dei suoi traumi man mano che proseguiva la sua discesa agli inferi, una figura a tutto tondo per la quale l’idea di una combattente donna – non forzatamente sexy, non edulcorata, non aggiornata ai canoni moderni – risultò la più adatta.
Quando si è poi passati alla creazione del personaggio vero e proprio, Ninja Theory ha sfruttato un mix di tecnologie professionali, 3Lateral (il gioco è stato costruito con Unreal Engine) e photogrammetry, e di soluzioni casalinghe, come ad esempio usare materiali di comodo e riorganizzare stanze interne dello studio per completare i lavori, addirittura far mordere i costumi di scena dal cane di un componente del team per rendere l’effetto di tessuti logori e usurati. Il risultato è stato il realismo indiscusso di Senua, capace di rendere espressioni facciali che difficili da vedere addirittura al cinema, e non parlo esclusivamente dei film in cg. Hellblade: Senua’s Sacrifice ha oggettivamente utilizzato e affinato tecniche esistenti e ne ha create di nuove, tanto da diventare punto di riferimento anche per il motion capture.
Senua, Melina, il corpo e l’anima
L’idea di base, la tecnologia per realizzarla e i virtuosismi tecnici per affinarla non bastano: per non creare un personaggio sulla carta interessante ma che nella pratica resta piatto, serve il fattore umano, o quanto meno la capacità di replicarlo in modo “autentico”, è quello a rendere viva la sua parte interiore.
Lo studio aveva iniziato lo sviluppo senza aver ancora trovato una candidata definitiva per il ruolo di Senua, qualcuno che avesse le movenze, la voce, l’espressività, l’intonazione giusta per dare anima a quello che altrimenti sarebbe stato un modello vuoto. Per non bloccare il lavoro su Hellblade: Senua’s Sacrifice, il team chiese una mano Melina Juergens, video editor in forza al team, coinvolgendola nei primi esperimenti.
Col susseguirsi delle sessioni, però, Melina dimostrò una capacità attoriale impressionante, tanto che le venne chiesto di assumere il ruolo in maniera definitiva. Lei, che fin dai tempi della scuola si era sempre tenuta lontana dal palco perché la spaventava, scommise su sé stessa e accettò la proposta. Oltre a continuare il suo lavoro di video editing, per rendere più efficace la sua performance, Melina frequentò corsi di basilian ju-jitsu e altre forme di combattimento e, altro punto nodale nella creazione del personaggio, ascoltò direttamente le esperienze di soggetti che soffrivano della stessa patologia che affligge Senua: la psicosi.
In Hellblade la malattia mentale non viene solo descritta ma, proprio tramite Senua, la protagonista che è controllata dal giocatore, viene fatta “provare” in prima persona. Questo elemento, oltre a essere funzionale per dare profondità e quindi credibilità all’eroina della storia, segna un salto di qualità novità rispetto a ciò che è avvenuto in precedenza nei videogiochi: Senua soffre di una patologia mentale, e ce la comunica attraverso tutti gli strumenti a disposizione del media videogame, soprattutto lo fa con sincerità, fornendo dettagli e tratteggiandone gli aspetti reali, il significato più profondo, e trasmettendoci al tempo stesso la sua fragilità, la sua umanità.
E tutto questo viene ottenuto – caratteristica direi unica – senza che la psicosi diventi un mezzuccio per creare colpi di scena o che se ne faccia una macchietta, come spesso – sempre? – è accaduto nelle opere di finzione videoludica.
Dopo aver “giocato” a Hellblade, noi tutti abbiamo conosciuto Senua, e Senua è reale, è con noi. Noi siamo stati Senua, nel corpo – grazie anche al comparto sonoro che non può lasciare indifferenti – e nell’anima – perché se non si viene toccati emotivamente dall’incontro con Senua, è bene chiedersi quanto sia in salute la nostra empatia.
Non è un caso che Ninja Theory abbia rilasciato un trailer con gli accolades per Hellblade, nel quale però, invece dei premi vinti, ha raccolto screenshots e messaggi dei giocatori toccati dall’esperienza offerta loro da Senua. Ti consiglio di guardarlo e di leggere.
Hellblade e Senua, un solo gioco ma un’eredità per tutti
Mi ricollego all’inizio dell’articolo per chiarire in dettaglio perché Senua, pur essendo stata protagonista solo di Hellblade: Senua’s Sacrifice – tranquillo, un seguito è già stato da tempo annunciato Senua’s Saga: Hellblade II – si merita di essere presente nella rubrica. Il punto è che i videogiochi, più di altri media, permettono una forte immedesimazione coi protagonisti, e spesso si crea un attaccamento che va al di là del valore del personaggio in sé. Inoltre viviamo tempi in cui la serialità, più che essere un meccanismo legato alla storia che si vuole raccontare, è un’esigenza dei produttori: investire su qualcosa che ha già una base di fan invece di rischiare con una novità.
Perché sottolineo questo? Perché alle volte sono stati considerati importanti, “mitici”, “leggendari” (aggiungi tu altri termini da fanboy) personaggi che di unico non hanno nulla. C’è una differenza tra l’importanza di un videogioco, l’importanza di quello che racconta e l’importanza del suo personaggio principale. Sono molti gli esempi di titoli e/o saghe importanti al centro delle quali troviamo personaggi stereotipati, poco originali, privi di reale carisma, ma che vista la lunga storia di successi commerciali alle spalle, ci vengono venduti come personaggi indimenticabili.
Certo, ci ricorderemo sempre del protagonista di una serie importante, soprattutto se l’abbiamo giocata, e magari sarà anche giusto ritenerlo iconico, ma siamo sicuri di trovarci di fronte a un personaggio che, per meriti totalmente suoi, possa essere anch’esso ritenuto importante?
Per contro, ma se un personaggio si dimostra unico, sia nella realizzazione che per il suo valore narrativo, se è chiara la sua originalità, se si propone come nuovo termine di paragone per chi vuole proseguire su una certa strada, allora non lo si dovrebbe ritenere importante e – nel senso più ampio – iconico? Secondo me sì, e quel personaggio è Senua, protagonista di Hellblade.
E voglio chiarire anche un’ulteriore questione. Il seguito potrebbe aggiungere qualcosa, magari dimostrarsi superiore, ma se anche invece deludesse e Ninja Theory perdesse ciò che aveva trovato con Hellblade, quella Senua è ormai con noi e non ce la può togliere nessuno, nemmeno chi l’ha ideata.
Quindi, grazie a un solo titolo, gli appassionati e gli operatori del settore, dispongono già di un personaggio ideato e realizzato magistralmente, che costituisce un’eredità impossibile da dimenticare e con la quale, chiunque percorrerà strade simili, dovrà fare i conti. Compresa Ninja Theory. Ecco perché Senua di Hellblade è il Player One della settima puntata.