Chi gioca su PC lo sa: scegliere la CPU non è mai banale. A molti viene spontaneo pensare che passare da 6 a 8 core equivalga a un salto evidente di prestazioni. I test raccontano altro. In titoli moderni come Battlefield 6 la differenza resta intorno al 10%, ben lontana dal 33% che ci si aspetterebbe sulla carta.
Per capire il perché, bisogna guardare a come lavorano gli engine e a quali limiti incontra il software.
Non bastano più core

I dati pubblicati da Hardware Unboxed mostrano che gli otto core non portano guadagni proporzionali. Questo perché i giochi non distribuiscono il lavoro in modo omogeneo. Alcuni thread centrali, come quello dedicato alla logica di gioco e quello al rendering, pesano più di tutti gli altri messi insieme.
I core aggiuntivi finiscono così a gestire operazioni secondarie come fisica, particelle e audio. Compiti importanti, certo, ma che non incidono sul frame rate tanto quanto il processo principale.
Il limite del single thread
Il punto critico resta quasi sempre il cosiddetto “game thread”. Se il cuore del codice gira su un solo core, quello diventa l’anello debole. Il resto della CPU può anche macinare dati in parallelo, ma la velocità complessiva resta bloccata dal thread dominante.
La storia ce lo ricorda con titoli come Crysis: anche con più core disponibili, la fluidità non cresceva in modo proporzionale. Avere più thread aiutava a ridurre i cali improvvisi, ma non trasformava l’esperienza in un salto radicale.
Motori più moderni

Alcuni engine recenti gestiscono meglio il carico. Il Red Engine di Cyberpunk 2077, ad esempio, distribuisce il lavoro su più core in modo più efficiente, con benefici visibili in stabilità. Non si parla però di un aumento perfetto: il guadagno resta limitato e lontano dalle aspettative teoriche.
A complicare il quadro ci sono anche i driver. Negli anni passati le API DirectX 11 erano più ottimizzate per NVIDIA che per AMD, con differenze importanti nelle prestazioni. Oggi la situazione è cambiata, ma resta evidente che non conta solo l’hardware: è il software a decidere quanto viene sfruttato quel potenziale.
Parallelismo con le GPU
Lo stesso discorso vale per le schede video. Più CUDA core non significano automaticamente più frame al secondo. Frequenze, larghezza di banda e architettura pesano almeno quanto il numero delle unità di calcolo.
Questo rende chiaro un concetto: i numeri sulla scheda tecnica non bastano per prevedere l’esperienza reale di gioco. Ciò che conta è come CPU e GPU riescono a dialogare con il software.
Cosa cambia per i gamer
Chi pensa a un upgrade deve saperlo: passare da 6 a 8 core non porta decine di FPS in più. Il vero beneficio è la stabilità, con meno picchi negativi e meno micro–lag nei momenti più affollati. È un vantaggio che si nota soprattutto in giochi competitivi, dove anche un singolo stutter può fare la differenza.
Per chi gioca a risoluzioni alte come 1440p o 4K, spesso è la GPU a dettare le regole. La CPU resta importante, ma il salto tra 6 e 8 core non stravolge il risultato.
Gli 8 core hanno senso, ma il loro potenziale resta limitato da engine e software che continuano a girare attorno a pochi thread centrali.
Il futuro potrebbe portare motori più orientati al multicore, ma al momento la differenza tra 6 e 8 core si traduce più in stabilità che in frame rate puro.
E tu? Hai fatto il salto verso una CPU a 8 core? Racconta la tua esperienza nei commenti e resta aggiornato su iCrewPlay.com per altre analisi dal mondo del gaming.