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Neon Inferno – Recensione PlayStation 5

Neon in pixel art e tanta azione

Marco Fanciuso 20 secondi fa Commenta! 14
 
7.3
Neon Inferno

Il panorama cyberpunk contemporaneo ha subito una trasformazione evidente dopo l’uscita di Cyberpunk 2077, un titolo che, pur segnato da imperfezioni tecniche iniziali, ha contribuito a riportare l’immaginario neon futuro al centro dell’attenzione e ha stimolato la crescita di progetti più contenuti ma intensi, opere che cercano spazio in un genere già saturo e che spesso riescono a imporsi grazie a identità stilistiche forti e a una precisa visione autoriale.

Contenuti
Neon Inferno – Un Cyberpunk nostalgicoGameplay dal sapore retròUna città su neon luminosi in pixel art

Tra questi si colloca Neon Inferno, sviluppato da Zenovia Interactive e pubblicato da Retroware, un titolo che tenta di recuperare gli stilemi degli anni Ottanta e di reimmaginarli attraverso un’azione scorrevole in due dimensioni, creando un mosaico visivo saturo di neon, sporco, crudele e irresistibilmente nostalgico che cattura fin dai primi minuti e che analizziamo ora nella sua versione PlayStation 5, piattaforma sulla quale potrebbe sorprendere più del previsto.

Neon Inferno - Recensione PlayStation 5

Neon Inferno – Un Cyberpunk nostalgico

La vicenda di Neon Inferno ruota attorno a due figure cardine, Angelo Morano e Mariana Vitti, personaggi che, pur provenendo da mondi differenti, finiscono per incrociare i propri destini in modo tanto inaspettato quanto funzionale alla progressione narrativa. Angelo, cresciuto senza famiglia e forgiato da un’esistenza dura e priva di punti di riferimento, è diventato un sicario al soldo della Famiglia, un’organizzazione criminale composta da ciò che resta della mafia italoamericana insieme a ramificazioni minori di altre organizzazioni.

Mariana invece proviene da un contesto più solido e ordinario, ma una serie di scelte moralmente discutibili la porta a una vita di piccoli reati fino a culminare nel furto dell’arma appartenente proprio ad Angelo; un gesto che si trasforma nell’innesco di un rapporto complesso, quasi forzato dalle circostanze, che evolve in una vera e propria alleanza quando Mariana giura fedeltà alla Famiglia, trasformando quella improbabile coppia in un duo temuto da rivali e malfattori.

Le loro imprese si collocano in una New York del 2055 che non è più una metropoli viva ma un campo di battaglia disgregato, dove Yakuza e polizia corrotta lottano per il dominio delle strade mentre Angelo e Mariana tentano di scalzare un sindacato criminale dopo l’altro con un’intensità che diventa la linfa dell’intera esperienza.

La narrazione di Neon Inferno, pur non essendo il motore centrale di Neon Inferno, viene presentata attraverso filmati essenziali e ben costruiti che differiscono leggermente in base al personaggio scelto e che offrono un contorno coerente e abbastanza efficace da introdurre il giocatore in un mondo degradato, ostile e credibile. Informazioni aggiuntive vengono distribuite tramite un tablet futuristico e in brevi scene tra una missione e l’altra, una struttura che, in un’opera dall’impianto fortemente action, risulta equilibrata e calzante.

Neon Inferno - Recensione PlayStation 5

Neon Inferno propone una reinterpretazione del cyberpunk distante dalle atmosfere iperrealistiche o filosofiche che spesso definiscono il genere. Qui domina la pixel art, nitida e rifinita, arricchita da un’estetica che richiama l’animazione giapponese senza imitare i classici del cyberpunk orientale. Non troviamo le solite lotte contro conglomerati corporativi o riflessioni esistenziali sulla natura dell’essere umano, ma una dimensione più ristretta, intima e cupa, vicina per toni al noir criminale.

La New York sbilanciata e corrosa immaginata dal team ricorda nell’atmosfera certi echi di RoboCop, Judge Dredd, Blade Runner e persino di alcuni scorci di Cyberpunk 2077, ma senza mai cadere nella citazione sterile, preferendo una sintesi personale e riconoscibile che sfrutta il colore delle luci al neon per creare un contrasto netto con il degrado urbano.

Gameplay dal sapore retrò

Neon Inferno permette di controllare Angelo o Mariana, entrambi assassini al servizio della stessa causa, e anche se le differenze tra i due personaggi non sono profonde sotto il profilo del gameplay, la possibilità di affrontare la campagna in cooperativa locale aggiunge una componente sociale e più dinamica che si sposa bene con l’impostazione arcade. La narrativa funziona proprio perché non pretende di essere ciò che non è e mantiene una chiarezza asciutta, ma guadagna spessore grazie alla sinergia con l’ambientazione e con la direzione artistica che la sostiene.

Neon Inferno adotta una struttura che richiama con decisione la tradizione arcade più pura, quella in cui il giocatore seleziona un bersaglio, attraversa un livello organizzato in sequenze sempre più dense e conclude la missione affrontando un boss che funge da culmine meccanico e narrativo, il tutto accompagnato da fondali stratificati e primi piani animati con cura, elementi che non svolgono un ruolo puramente estetico ma contribuiscono a definire la logica di gioco.

Il paragone più immediato resta quello con Contra, perché ci si ritrova immersi in un run and gun bidimensionale in cui i nemici arrivano da ogni direzione possibile e obbligano a un movimento costante, a un’attenzione quasi tattica e a una gestione del fuoco che, grazie alla potenza delle armi, raramente diventa tediosa.

Si può mirare ovunque, correndo e sparando allo stesso tempo oppure fissando la traiettoria tramite un pulsante dedicato, anche se quest’ultimo approccio risulta difficile da sfruttare perché lo schermo si riempie velocemente di minacce che rendono impossibile restare fermi per più di un istante, soprattutto quando entrano in gioco quelle due caratteristiche che rappresentano l’essenza stessa di Neon Inferno.

Neon Inferno - Recensione PlayStation 5

La prima è la capacità di colpire nemici situati su piani diversi, perché il gioco non si limita al semplice fronte bidimensionale ma inserisce un livello di profondità quasi “scenica” in cui unità posizionate sullo sfondo possono bersagliare il giocatore, imponendo l’utilizzo di un ulteriore comando per gestire questa dimensione aggiuntiva. Alcune sezioni assumono così la sensazione di trovarsi in un vecchio shooter a pistola ottica, grazie a scene spettacolarizzate che, per quanto caotiche, funzionano sorprendentemente bene e si imprimono nella memoria per la loro energia visiva.

La seconda caratteristica di Neon Inferno riguarda invece la possibilità di parare determinati colpi, un’idea che potrebbe sembrare incompatibile con un action frenetico, ma che Neon Inferno integra con coerenza grazie all’identificazione dei proiettili verdi, più lenti e leggibili, che possono essere respinti nel momento giusto.

Durante le missioni è possibile alternare il fuoco sul primo piano e sullo sfondo, una soluzione che in principio appare come una variazione interessante ma che presto si trasforma in un elemento stressante, perché l’enorme quantità di sprite, proiettili, esplosioni e nemici aggiuntivi tende a saturare lo spazio visivo fino a diventare opprimente. L’introduzione del bullet time offre un margine di controllo in più, permettendo di deviare colpi verdi o bombe e creando un’illusione di precisione strategica, anche se la lentezza intrinseca dei personaggi e la mole di minacce presenti rende talvolta il tutto ripetitivo e pesante.

La presenza di tre livelli di difficoltà, dal Principiante al Difficile, aiuta a modulare l’esperienza: la modalità più semplice attenua l’aggressività dei nemici mentre quella avanzata amplifica il caos e richiede una reattività costante.

Neon Inferno rimane, nonostante le criticità, un titolo visivamente brillante che riesce a citare i classici arcade con rispetto e senza scadere nella nostalgia sterile, ma chi non tollera l’affollamento estremo dello schermo potrebbe trovarsi disorientato da un ritmo che non concede tregua. Le sue caratteristiche distintive, come il tiro in profondità e il sistema di parata in bullet time, richiedono tanta attenzione, soprattutto quando i livelli includono mech giganteschi che lanciano missili, avversari nascosti dietro coperture pronte a sparare e nemici piazzati sullo sfondo che aggiungono un ulteriore fronte di pressione.

Alcune sezioni di Neon Inferno prevedono persino l’utilizzo di veicoli come coperture o mezzi da cavalcare, mentre il giocatore deve saltare tra piani differenti evitando trappole segnalate da indicatori lampeggianti impossibili da ignorare. Questi momenti risultano dinamici e ben costruiti, anche se lo scorrimento automatico può generare danni ingiusti in aree dove la precisione è essenziale e lo schermo sembra voler spingere il giocatore verso la sconfitta. A contrasto, gli scontri con i boss rappresentano gli apici del gioco, perché propongono fasi multiple, pattern chiari e un ritmo serrato che attraversa primo piano e sfondo in un vortice di fuoco incrociato.

Neon Inferno - Recensione PlayStation 5

Al termine di ogni livello il gioco assegna un punteggio che si traduce in una somma di denaro da investire in potenziamenti e nuove armi, ma la difficoltà nel superare le due stelle rende spesso complicato accumulare abbastanza crediti e costringe a utilizzare quasi sempre l’arma di base. Anche la gestione delle armi speciali risulta macchinosa, poiché richiede una combinazione di pulsanti poco intuitiva, mentre Angelo e Mariana condividono movenze e capacità troppo simili per rendere realmente distintiva la scelta del personaggio.

La parata merita un’ulteriore nota perché, tenendo premuto il tasto dedicato, si attiva uno slow motion che permette di ridirezionare il proiettile respinto verso altri nemici, anche sullo sfondo, infliggendo danni maggiorati. In situazioni in cui si è sommersi da attacchi e non si ha il tempo materiale per reagire, questa meccanica diventa un salvagente, soprattutto nelle sezioni più frenetiche a bordo dei veicoli. Il ritmo generale di Neon Inferno è solido, anche se alcuni checkpoint posizionati prima di segmenti particolarmente lunghi possono trasformare la ripetizione in un momento frustrante.

Una città su neon luminosi in pixel art

Neon Inferno è uno di quei titoli che, già dopo pochi minuti, rivelano con chiarezza una cura estetica fuori scala rispetto al budget, perché ogni elemento grafico sembra concepito per colpire lo sguardo con un’intensità quasi cinematografica e la sua pixel art non solo raggiunge un livello qualitativo altissimo ma si colloca senza esitazione tra le migliori produzioni indipendenti degli ultimi anni, un risultato reso possibile da scenari cupi e saturi di neon che trasportano il giocatore in luoghi estremamente diversi tra loro, dal teatro dell’opera devastato al parco metropolitano, dalle strade dei distretti futuristici alle zone industriali illuminate da bagliori artificiali che definiscono l’identità visiva del mondo di gioco in modo diretto ed efficace.

Il design dei personaggi e dei nemici riflette la mano esperta di Tsukasa Jun, un artista con una lunga storia nel settore, e non sorprende scoprire che molte delle soluzioni visive più audaci nascano proprio dalla sua sensibilità, mentre il contributo di Koji Ogata, noto soprattutto per il suo lavoro su saghe come Double Dragon e Guilty Gear.

L’impatto audiovisivo di Neon Inferno non si limita però alla grafica, perché Neon Inferno suona con la stessa intensità con cui si mostra e costruisce un paesaggio sonoro ricco, aggressivo e immediatamente distintivo, fatto di esplosioni secche , di tracce sintetizzate che oscillano tra la melodia rétro e la colonna sonora d’azione pura, di riff di chitarra che compaiono nei momenti più concitati e di brani vocali che non sfigurerebbero neppure in produzioni più blasonate come la serie River City Girls di WayForward. L’effetto complessivo è travolgente e, per molti versi, rappresenta una delle presentazioni audio e video più convincenti.

Sul fronte tecnico Neon Inferno si comporta con grande stabilità, perché al netto di qualche leggerissimo rallentamento in situazioni di particolare caos visivo e di sporadici fenomeni di pop in, l’esperienza risulta uniforme, fluida e solida, segno di un’ottimizzazione accurata soprattutto sulla versione PlayStation 5. La presenza della lingua italiana, ben implementata, contribuisce a rendere l’opera più accessibile e conferma l’attenzione riposta dal team nel confezionare un prodotto completo anche dal punto di vista della localizzazione.

Scopri tutto su Neon Inferno
Neon Inferno
7.3
Gameplay 7.8
Sonoro 8
Gameplay 7
Longevità 6.5
Arcade 7
Aspetti positivi Pixel art e scenari di qualità altissima Colonna sonora intensa Divertente e solido
Aspetti negativi Progressione lenta e upgrade poco utili Differenze minime tra i protagonisti In alcuni punti c'è troppo caos su schermo
Considerazioni finali
Neon Inferno colpisce subito per la sua forza visiva: una pixel art ricca, un’estetica neon curata e un sound design potente che danno al gioco un’identità chiara. L’azione è intensa e la struttura arcade funziona grazie a boss ben costruiti e a idee come la parata e il fuoco in profondità. Allo stesso tempo il ritmo può diventare pesante, lo schermo spesso si riempie oltre il limite e alcuni comandi risultano scomodi. Anche la progressione soffre per un sistema di upgrade poco gratificante. Il risultato è un titolo affascinante, interessante e nostalgico sul piano stilistico, ma con alcune elementi grezzi.

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