Sviluppato da Stormteller Games in sinergia con Thunderful Group e pubblicato da quest’ultimo, Lost in Random: The Eternal Die è un action roguelite in terza persona con visuale dall’alto in stile Hades nonché sequel ufficiale dell’omonimo Lost in Random. Noi abbiamo vestito i panni della fu malvagia Aleksandra su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione. Pronto a immergerti in un mondo che richiama Tim Burton da quasi tutti i pori?
Lost in Random: The Eternal Die un sequel che non ti aspetti
Prima di affrontare la narrazione di Lost in Random: The Eternal Die è bene fare alcune doverose premesse. Prima di tutto, è sì il sequel ufficiale di Lost in Random ma muta completamente la propria formula ludica. Se il primo era un action adventure con rompicapi ambientali in terza persona 3D, qui abbiamo tra le mani un roguelite in 3D con visuale isometrica che deve tantissimo ad Hades per ritmo ludico e struttura di gioco.
Bada bene però, è sì un richiamo palese ad Hades ma è anche un titolo, come vedremo nel paragrafo dedicato al gameplay, che sa come mettere una propria “impronta identitaria”. Tornando alla narrazione, invece, come anticipato, in questo sequel ufficiale vestiamo i panni di Aleksandra. Chi proviene dal prequel non ci metterà molto ad ambientarsi e a capire l’importanza di questo cambio di protagonista… per tutti gli altri, vi basti sapere che si tratta dell’antagonista del primo capitolo.

La malvagia regina, infatti, una volta sconfitta, si è ritrovata imprigionata in un misterioso dado nero da cui ora è intenzionata ad evadere. Ma, tale e singolare prigione, non solo l’ha impoverita in termini di potere, ma le ha anche mutato il corpo, ora più minuto e gracile. L’ex sovrana di Alea quindi, si ritrova in uno stato decisamente più fragile e vulnerabile ma questo non va a scalfire il suo carattere che permane, almeno per le prime battute, deciso e astioso verso quasi tutti… esclusa lei: Fortune.
Costei non è altro che il nostro fidato compagno di viaggio, un dado mugugnante che saprà essere sia una spalla comica (ci sono piccoli scambi di mugugni e battute che sapranno strapparti una risata) che un utile elemento in combattimento. Ma la nostra amica cubica non è l’unico personaggio con cui la regina andrà a interfacciarsi. A essere onesti, la singolare prigione, con tanto di “custode” sfacciato e arrogante da affrontare e abbattere, è piena zeppa di soggetti stravaganti e interessanti da conoscere.
Parliamo di creature la cui estetica è palesemente derivata dalle atmosfere e dallo stile di Tim Burton e qui legate, in modo diretto o meno, al passato della stessa Aleksandra. Il tutto con meccaniche narrative a “mosaico”, ossia con dialoghi da sbloccare di run in run in pieno stile Hades e con tanto di eventi randomici da scovare in giro. Insomma, un cast di soggetti che vanno ad arricchire una trama che, seppur non molto serrata, sa intrattenere e soprattutto incitare ad andare avanti nonostante le inevitabili sconfitte che ci attendono sul cammino.

Un roguelite divertente e ben strutturato
Lost in Random: The Eternal Die è un roguelite in terza persona 3D con visuale isometrica con livelli ed eventi, nonché disposizione di bonus, malus e nemici, procedurali. Ciò significa che cambiano di run in run ma, come da sottogenere di riferimento, se si perdono i vari upgrade, ci sono una serie di valute di gioco che permangono oltre il game over e che, se ben spese nell’hub centrale, ci permette di potenziare in modo stabile la nostra inusuale eroina.
Parlando dell’hub, questa zona regala non poche sorprese, soprattutto per come tende a riempirsi di personaggi con relative missioni e/o funzioni di vario genere. Dal robottone gigante che ci permette di avere nuove armi e potenziarle a una stravagante e gigantesca creatura in grado di potenziare passivamente le statistiche di Aleksandra. Insomma, l’hub centrale rispetta i canoni standard del genere con l’aggiunta di dialoghi opzionali che vanno ad aggiungersi con nuovi tasselli narrativi da unire a nostro piacimento.

In termini di armi, ne abbiamo a medio e lungo raggio, più o meno pesanti e una a distanza per un totale di quattro (spada, lancia, martello e arco), tutte abbastanza standard e che riescono a dare soddisfazioni in più proprio grazie alla personalizzazione sia passiva che, soprattutto “temporanea”. In tal caso, ci riferiamo agli upgrade casuali che potremo ottenere una volta scesi in battaglia. E qui c’è la prima novità identitaria di Lost in Random: The Eternal Die: le carte colorate. Si tratta di carte con uno o più poteri da posizionare all’interno di uno schema a quadrati.
Ogni carta ha uno o più colori e, se unita ad altre carte del medesimo colore, possono offrire ulteriori vantaggi fino ad eliminarsi/fondersi per dare ancor più spazio a ulteriori upgrade. Questo va a migliorare e variegare il ventaglio di abilità di Aleksandra, offrendole vantaggi come danni elementali o particolari resistenze o velocità. E parlando di quest’ultima, è essenziale padroneggiare i pattern dei nemici e cercare di schivare quanti più colpi possibile.

Ad agevolarci leggermente, ci sono attacchi con tanto di range visibili da cui scappare. Ciò non toglie che, come tanti altri roguelite, anche Lost in Random: The Eternal Die prevede innumerevoli morti e per alcuni può diventare anche frustrante. Per tutti gli altri, troverete un titolo sorprendentemente sfaccettato e ben stratificato. E qui aggiungiamo un altro elemento cardine e fortemente identitario del titolo: Fortune. Esatto, la nostra amica dado può essere scagliata sui nemici con diverse opzioni di vantaggio o svantaggio a seconda del numero che esce dopo il suo lancio. Ricordati che Fortuna non è autosufficiente e va recuperata manualmente dopo ogni lancio.
Ovviamente, bonus e malus successivi al lancio del dado sono a loro volta condizionati dalla tipologia di carte e reliquie equipaggiate (queste ultime sono l’equivalente dei doni divini di Hades seppur meno ispirati). Ciò rende le partite molto diversificate e dona ulteriore importanza alle build personalizzate. Purtroppo, Fortune contribuisce anche al caos a schermo con situazioni, soprattutto quelle più affollate, dove è decisamente difficile orientarsi e cercare di sopravvivere. Inutile dire che anche in Lost in Random: The Eternal Die non esistono solo aree dedicate al combattimento, tutt’altro.

Ci sono particolari stanze ad enigmi, altre con solo trappole e quelle con personaggi con cui interagire. Non manca il mercante come altri personaggi da scovare e inviare nell’hub centrale. Abbiamo poi apprezzato lo “scommettitore” un tizio che ci fa fare giochi e sfide coi dadi con tanto di premio finale. D’altronde, quando ci sono i dadi, il caso ha un ruolo essenziale e in Lost in Random: The Eternal Die lo ha tanto in battaglia quanto in queste particolari situazioni.
In termini di difficoltà e profondità ludica, Lost in Random: The Eternal Die è qualche passo indietro rispetto ad Hades, dimostrandosi più semplice e quindi anche più accessibile per i neofiti. Nonostante ciò, come detto, non ti aspettare una passeggiata. In rapporto al prequel, invece, l’avventura di Aleksandra mostra il fianco a un minore impatto atmosferico, complice anche il cambio di gameplay ma la protagonista ha carisma e sa difendersi.

Grafica e sonoro
Come detto poco fa, Lost in Random: The Eternal Die mostra un impianto grafico altalenante. Chiariamoci, ciò che si vede e bello, scorre fluidamente e con pochi rallentamenti di sorta. Il problema è nelle location che, a differenza del prequel, risultano più anonime e spoglie. La visuale isometrica, d’altronde, non aiuta e i toni cupi e gotici qui brillano meno. Per fortuna, lo stile che ha reso forte il capostipite emerge ancora con prepotenza per quanto riguarda i vari personaggi, boss inclusi.
Il sonoro è più che positivo, sia grazie a un buon doppiaggio in inglese, sia grazie a musiche orecchiabili e coerenti con le azioni a schermo, mai ridondanti o fastidiose. Buoni anche gli effetti sonori. Da segnalare anche la graditissima presenza dei sottotitoli in lingua italiana mentre il titolo si difende più che bene in entrambe le modalità dell’ibrida Nintendo.