Sviluppato e pubblicato da Sobaka Studio, KIBORG è un action rogue-lite ad arene che punta tutto sulla violenza, su inneschi cibernetici, atmosfera cyberpunk e combattimenti veloci e brutali. Noi abbiamo affrontato la scalata verso la “libertà” su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione. Pronto a far strage di nemici a suon di cazzotti e upgrade fantascientifici?
KIBORG e la gara per la salvezza
La storia di KIBORG non brilla per originalità ma svolge il suo compito in modo più che positivo, ossia: accompagnarci mentre facciamo stragi brutali di nemici. Procedendo con ordine, noi vestiamo i muscolosi panni di Morgan, un omaccione baffuto pronto letteralmente a tutto e che, lascia parlare i propri pugni piuttosto che utilizzare la voce. E lo fa in modo spettacolare e scenico, sanguinolento e concatenato. Così concatenato che in certi aspetti ci ha ricordato il buon Batman della serie Arkham… ma questo lo recupereremo nel paragrafo dedicato al combat system.
Tornando alla storia, chi è Morgan? Trattasi di uno dei tantissimi e disperati prigionieri in un pianeta prigione dove gli inneschi cibernetici disumani la fanno da padrone. Un futuro distopico ammantato da un alone putrescente, sporco e giallognolo dove il colore più acceso e vibrante e il rosso del sangue dei disperati che si scannano alla disperata ricerca della libertà. Perché sì, dal pianeta non puoi scappare… neanche con la morte.

Se devi scontare una pena, anche se di mille anni, stai certo che troveranno un modo per rigenerarti ancora e ancora. L’unico modo per uscire da quell’inferno è partecipare e trionfare al “The Last Ticket”. Trattasi di una sorta di game show con tanto di telecamere accese e presentatore disgustoso e divertente che ci pone come unico obiettivo, quello di sopravvivere fino alla fine. Fine… che si traduce in una potenziale “navetta” con cui poter, in teoria, evadere.
A ricordarci tutto ciò, c’è il chiacchierone e già citato “presentatore”. Trattasi di un alieno rosato e deforme che ricorda una versione obesa e ancor più isterica di Krang, il “cervello” cattivo delle Tartarughe Ninja. Tale creatura è tanto infame quanto subdola e involontariamente spassosa. Complice un buon doppiaggio in inglese, i suoi sproloqui sono un accompagnamento che funziona, intrattiene e dona un buon filo conduttore narrativo nonostante la natura fortemente ciclica e ripetitiva del titolo stesso.
Oltre il presentatore bastardo, c’è un’altra voce che inizialmente si unirà al cast di personaggi… trattasi di una figura femminile che sembra fare il verso a Cortana di Halo. Sì, anche lei è un’IA e sì, anche lei sembra tenerci a noi… peccato che, a differenza dell’alieno viscido, questa presenti meno carisma e un doppiaggio meno coinvolgente oltre a essere prevalentemente relegata a ruoli di supporto proprio in termini ludici (è lei che ci farà da mentore nel tutorial). E visto che parliamo di tutorial… scopriamo subito come si gioca a KIBORG!

Massacrare tutti con feroce stile
KIBORG è un action rogue-lite in terza persona 3D che punta molto sul gameplay e sulla sua fluidità oltre che brutalità. Nei panni del già citato Morgan, il nostro scopo è proseguire lungo una serie di arene di lotta in lotta cercando di arrivare all’agognato piano finale. Per farlo, dovremo potenziare il nostro alter ego per statistiche, armi, equipaggiamenti e power up cibernetici e far determinate scelte in merito ai percorsi da selezionare, proprio come i classici titoli rogue-lite.
Nel dettaglio, ogni volte che inizieremo una run, ci verrà chiesto quale stanza affrontare avendo come anteprima due schermate raffigurante il premio o la tipologia di stanza che ci aspetterà. Oltre alla classica arena survivor con tanto di mid boss o vero e proprio boss, esistono altre tipologie di stanze speciali. Da quella di “meditazione” dove poter scegliere se ricaricare l’energia vitale o aumentarne passivamente (ma solo per quella run) il totale a quella stile “trappola” dove il primo esempio vede delle caselle colorarsi a tempo chiedendoci di evitare quelle che potrebbero danneggiarci… se sopravviviamo fino alla fine, procederemo nell’avventura.

Per quanto riguarda il combattimento, dobbiamo ammettere che il feedback è molto appagante. Sferrar calci e pugni ci ha portato alla mente la già citata serie di Batman Arkham in quanto anche qui ci ritroveremo a passare da un avversario all’altro, concatenando combo letali e brutali, inserendo in mezzo parry, difese e schivate di vario genere. Padorneggiare il sistema di combattimento, insomma, regala grandi soddisfazioni considerando anche il livello di difficoltà tendenzialmente alto ma mai eccessivamente proibitivo.
Oltre ai classici calci e pugni, il nostro Morgan può raccattare armi da fuoco e armi da mischia. Queste ultime, di vario genere e tutte con proprie combo legate a range e velocità (si sente il “peso dell’arma in alcuni casi), sono però legate a una barra di durabilità che, una volta terminata, porterà alla sua “scomparsa”. Le armi da fuoco, invece, sono dotate di un numero relativamente basso di proiettili che vanno però a ricaricarsi autonomamente dopo un certo lasso di tempo, limitandone così l’abuso e rendendo il loro utilizzo molto più strategico.

Al sistema di armi, si somma il sistema di power up cibernetici, delle protesi dotate di una o più abilità che potremo strappare letteralmente da alcuni cadaveri nemici. Anche in questo caso, come delle armi, ci toccherà fare delle scelte e, ogni scelta fatta, una volta deceduti… viene azzerata e noi perdiamo tutto. Tutto tranne i soldi, questi vengono inseriti in un particolare apparecchio all’interno del nostro hub dove potremo investire le ricompense per upgrade passivi legati a Morgan e al mondo di gioco. In quest’ultimo caso, ad esempio, potremo sbloccare la possibilità di scegliere un’arma da mischia e/o da fuoco già all’inizio di una singola run.
Le possibilità di personalizzazione sono elevatissime ma, purtroppo, di run in run il titolo presta il fianco a un’inevitabile ciclicità e ripetitività dell’azione in quanto, nonostante la randomicità delle stanze e relative scelte, non c’è una profonda differenza di attività ludiche (anche per quanto riguarda le stanze speciali citate poco prima).

Grafica e sonoro
Graficamente parlando, KIBORG si difende abbastanza bene grazie soprattutto a un’atmosfera cyberpunk sporca e idonea al racconto stesso. Inoltre, salendo di piano, c’è una discreta mutazione degli scenari e dei nemici da affrontare, rendendo il tutto più vario e interessante da scoprire. Certo, gli ambienti sono delle semplice arene e l’esplorazione è ridotta all’osso ma considerando il genere del titolo, non abbiamo nulla da ridire. Da segnalare che, data la natura randomica della creazione degli scenari, è inevitabile una ripetitività di alcuni elementi.
Da segnalare anche alcuni piccoli rallentamenti, un’interfaccia grezza e anonima e qualche caricamento mascherato dall’ascensore che sale o dalla porta che si sblocca, entrambe trovate coerenti e che servono a far nascere l’area procedurale attesa. Il sonoro è coerente ed efficace con l’atmosfera proposta a cui si aggiunge un buon doppiaggio in inglese per quanto riguarda il maledetto alieno che funge da presentatore e padrone. Infine, da segnalare l’assenza della lingua italiana, un peccato considerando la bontà di alcune battute proprio del nostro carceriere.