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Kaku: Ancient Seal, recensione (PlayStation 5)

Di divinità ed elementi

Pasquale Aversano 2 ore fa Commenta! 11
 
7.1
Kaku: Ancient Seal

Sviluppato e pubblicato da Bingobell, Kaku: Ancient Seal è un action adventure con elementi da GDR e con puzzle ambientali in 3D, caratterizzato da ampie zone aperte interconnesse tra loro e da una certa libertà di decisione sul come intraprendere la propria avventura. Il titolo, nonostante la sua natura da indie, azzarda diverse decisioni, anche strutturali, riuscendo a cogliere alcuni aspetti nostalgici di opere congeneri del passato. Noi abbiamo indossato i panni del giovane Kaku su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione!

Contenuti
Kaku: Ancient Seal dalla caccia al maiale al diventare un presceltoTanto da giocareC’è anche il craftingGrafica e sonoroTi potrebbe interessare

Kaku: Ancient Seal dalla caccia al maiale al diventare un prescelto

Kaku: Ancient Seal ha una trama abbastanza leggera e che, se a un impatto iniziale sembra voler comunicare prevalentemente a un target giovanile, ben presto si schiude con un alone nostalgico in grado di catturare tutti coloro che hanno vissuto i primi action adventure in 3D. Il motivo è anche legato all’estetica del titolo stesso che ricorda neanche troppo velatamente la saga di TAK ma che al suo interno non teme di sfoggiare richiami più o meno indiretti ad altri action del calibro di Vex ma anche di Jak and Dexter sotto certi aspetti. 

La realtà, come vedremo soprattutto nel paragrafo dedicato al gameplay, il titolo ha al suo interno un ampio quantitativo di elementi ludici che provano a ibridarsi tra loro per dar forma a una macro esperienza che sfida la sua stessa natura, ossia quella di un titolo comunque indie e dal budget limitato. Elementi questi di cui dovrai tener conto per tutta la recensione. Per quanto riguarda la trama, invece, ci ritroviamo dinanzi alla classica odissea di un giovane che si ritrova ad affrontare qualcosa di più grande di lui.

Kaku: Ancient Seal, recensione (PlayStation 5)

Kaku, questo il nome del giovane protagonista, esordisce su schermo all’inseguimento di un variopinto e buffo maialino dotato di grandi orecchie con cui può letteralmente volare. Una sorta di Dumbo alternativo ma molto più sfuggente. E infatti, il maiale sfugge dalle grinfie di Kaku che si imbatte però in un anziano sdentato. Questo incontro è solo l’inizio di un crescente di situazioni che fungono da tutorial al gioco e che ci guidano fino alla prima boss fight. Trattasi di un guardiano di pietra che, contro ogni previsione, ci sfida a duello.

Superato tale scoglio, veniamo a conoscenza che si trattava di una prova… superata! Ed ecco quindi che va a schiudersi un mondo di occasioni per il giovane Kaku, chiamato a visitare ben quattro zone del mondo intercettando i rispettivi templi elementali. Allo stesso tempo, la ricerca dei “guardiani” avanza parallelamente alla sua formazione da “prescelto” con tanto di rovine da esplorare e sbloccare gradualmente. 

Ma non finisce qui, lo stesso Piggy, il maialino rosa che intanto diventa nostro alleato e co-protagonista ufficiale del titolo, oltre che utilissimo elemento ludico per esplorare e risolvere enigmi ambientali di vario genere, ha una missione secondaria per noi da poter realizzare recuperando un particolare collezionabile. E a tal proposito, Kaku: Ancient Seal è pieno di missioni secondarie che sbocciano man mano che si progredisce con l’avventura richiedendo tanta esplorazione ma anche un corposo e un po’ noioso backtracking.

Kaku: Ancient Seal, recensione (PlayStation 5)

Tanto da giocare

Kaku: Ancient Seal è un action adventure in 3D che mescola al suo interno una forte propensione all’esplorazione con tanto di fasi da platform e innumerevoli enigmi ambientali. Non solo, a ciò si aggiunge un combat system con combo e anche la possibilità di attaccare a distanza. E che dire delle abilità da sbloccare o dell’equipaggiamento che può essere ulteriormente potenziato con l’applicazione di rune? Ma procediamo con ordine.

Il titolo viene presentato come open world ma in realtà è un open map, ossia macro aree liberamente esplorabili e interconnesse tra di loro con particolari portali. La campagna ricorda un po’ quella del recentissimo Borderlands 4 (di cui puoi recuperare la nostra recensione) lasciandoci la libertà di scegliere quale zona esplorare e quindi quale boss andare ad affrontare per primo. Come anticipato, il titolo si suddivide in biomi abbastanza classici e il cui level design non spicca per particolare creatività se non per quanto riguarda gli enigmi.

Kaku: Ancient Seal, recensione (PlayStation 5)

Questi ultimi sono spesso ingegnosi e oscillano tra quello più intuitivo o banale a quello più logico. Se il puzzle a schermo per attivare i portali che fungono da teletrasporto sono il classico “sposta le caselle fino a portare quella giusta al punto giusto con un determinato numero di mosse a disposizione”, quelli che richiedono l’intervento di particolari abilità sono più logici. Il motivo è semplice, tra Kaku e Piggy, avremo un mucchio di potenziamenti da poter padroneggiare.

Kaku ha una fionda i cui proiettili possono essere di tre tipologie di elemento differente. Viene da sé che il proiettile di fuoco è utile per bruciare dei rovi giganti e aprire così passaggi inaccessibili. Oltre alla fionda, il nostro giovane eroe è dotato di salto, doppio salto e salto con spinta. Può anche schivare, parare e ha ben due attacchi differenti: uno semplice e uno che mira ad azzerare la stamina avversaria. Questa ha una barra tutta sua, diversa da quella dell’energia vitale e se azzerata, porta il nemico in un temporaneo stato di confusione, rendendolo totalmente indifeso.

Occhio però, la stamina è anche una caratteristica di Kaku e si consuma anche se iniziamo ad abusare della corsa oltre che degli attacchi. Questi sono a loro volta espandibili sbloccando combo e/o potenziando il nostro personaggio e il suo stesso equipaggiamento. Il combattimento, seppur semplice, risulta essere ben stratificato, immediato e soprattutto divertente. Inutile dire che il meglio lo dà contro le boss fight, creature più coriacee con set di mosse più particolari e mutevoli a seconda dell’energia vitale che gli rimane.

Kaku: Ancient Seal, recensione (PlayStation 5)

Tornando agli enigmi ambientali, ne esistono di altre tipologie. Uno riguarda l’ambiente stesso. Banalmente, ci sono dei funghi che se colpiti emanano spore velenose impregnando un’intera area e rendendola inagibile. L’unico modo efficace per purificare la zona è intercettare e attivare un macro fiore. Un classico esempio di come l’ambiente di Kaku può diventare parte attiva degli enigmi e dell’esplorazione stessa. 

Infine tocca parlare del nostro fidato compagno alato: Piggy. Questi fornisce delle abilità molto interessanti dalla bolla che ci permette di camminare sull’acqua (Kaku non sa nuotare) fino alla possibilità di effettuare enormi balzi grazie alle sue orecchie alate. Può anche travestirci e permetterci, sempre per un tempo limitato, di intrufolarci in campi nemici dialogando con questi e ottenendo anche ulteriori missioni secondarie. Infine, sempre Piggy può aprire un portale per il mondo delle “rovine”.

Tale mondo ricorda un po’ gli hub della trilogia originale di Spyro con porte da aprire utilizzando particolari gemme che potrai scovare in giro per il mondo di gioco. Tali portali conducono a sfide abbastanza bevi ma intense con premi finali che variano da bonus passivi dell’energia a quelli della stamina. Come avrai potuto notare, c’è davvero molto in Kaku: Ancient Seal ma quel molto viene comunicato troppo velocemente, portando le fasi avanzate del gioco a una certa ripetitività di fondo che spezza un po’ la magia del titolo.

Kaku: Ancient Seal, recensione (PlayStation 5)

C’è anche il crafting

Lo lasciamo per ultimo in quanto abbiamo trovato l’elemento del crafting molto ben inserito oltre che coerente. Raccogliere materiali è comodo e intuitivo e aiuta a sviluppare un sacco di elementi. Si parte dalle pozioni per curarsi o per avere un boost di attacco o difesa fino alla creazione dei proiettili elementali per la nostra fionda. Ma non solo, raccogliendo determinati cristalli potrai sbloccare le abilità del nostro eroe, potenziarne le mosse e anche aumentare il limite massimo degli oggetti da trasportare. 

Purtroppo l’intero titolo mostra il suo fianco quando si guarda il versante tecnico. In particolare per i menù di gioco. Questi si mostrano grezzi e anche abbastanza scomodi da approcciare, stonando con quanto di buono il titolo riesce obiettivamente a offrire. La mappa di gioco stessa non è comodissima tra zoom inefficace e movimenti lenti e imprecisi. Decisamente meglio la gestione dell’equipaggiamento anche se manca un’uniformità artistica tra i menù, includendo anche i sottotitoli che sono sì presenti in lingua italiana (cosa mai scontata e sempre apprezzatissima) ma spesso non proprio perfetti… senza contare quelli che spariscono a una velocità incredibile.

Kaku: Ancient Seal, recensione (PlayStation 5)

Grafica e sonoro

Eppure, graficamente parlando, Kaku: Ancient Seal riesce a regalare qualche sorpresa piacevole. Alcuni scorci non sono male e le animazioni, seppur legnosette, funzionano. Soprattutto nei combattimenti. Sì, c’è qualche elemento che compenetra male con gli altri e può capitare di incastrarsi per qualche secondo contro una rocca ma, considerando la natura del titolo, la vastità di alcune aree e la buona varietà della messa in scena, il totale è più che sufficiente. Peccato che alcune tipologie di nemici, non molti in realtà, sono solo reskin colorate. 

Il sonoro non è affatto male, le tracce sono godibili e coerenti con quanto mostrato su schermo e difficilmente risultano ridondanti o fastidiose. Da segnalare qualche problema di sincrono dove più di un personaggio muoveva le labbra ma senza emettere suono o col suono che arrivava prima o troppo dopo. Nulla che non si possa risolvere con qualche patch. 

Scopri tutto su KAKU: Ancient Seal
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Kaku: Ancient Seal
7.1
Grafica 6.5
Sonoro 7
Longevità 7.5
Gameplay 7.5
Aspetti positivi Buon effetto nostalgia Molte cose da fare Esplorazione ampia e con diversi enigmi Presenza sottotitoli in lingua italiana
Aspetti negativi Tecnicamente un po’ grezzo Menù da rivedere La seconda parte del gioco rischia di diventare ripetitiva
Considerazioni finali
Kaku: Ancient Seal offre un buon quantitativo di tipologie di gioco, mixando action, platform, crafting ed elementi da GDR in modo armonioso ed efficace soprattutto nella prima metà del gioco. Il tutto con un boost nostalgico anni ‘90 efficace. La mole di cose da fare è elevata peccato che risulti grezzi sul versante tecnico, soprattutto per i menù. Piccoli inciampi su sottotitoli e sincronizzazione. Al netto di ciò, rimane comunque un’esperienza sinceramente divertente, varia e adatta a tutte le età.

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