Questo articolo fa parte di una trilogia, leggi la prima parte e la seconda se non l’hai fatto
La carriera di Hideo Kojima non è mai stata una semplice sequenza di giochi di successo. È stata un percorso di continua evoluzione, e negli ultimi anni il suo lavoro ha superato definitivamente i confini del videogioco tradizionale per diventare riflessione sul futuro del medium stesso. Con l’uscita di Death Stranding, Kojima ha dimostrato di non voler più limitarsi a raccontare storie: il suo obiettivo è costruire esperienze che parlino dell’essere umano, della società e del legame invisibile che tiene insieme le persone.
Death Stranding e l’idea di connessione
Quando Death Stranding è arrivato nel 2019, molti si aspettavano un nuovo action game dal creatore di Metal Gear. Kojima invece ha scelto un’altra strada: ha messo al centro dell’esperienza un concetto profondamente umano, la connessione. Non più un conflitto militare, ma un’umanità frammentata da ricongiungere, passo dopo passo. Al posto delle sparatorie, consegne e costruzioni; al posto delle esplosioni, silenzi e paesaggi sconfinati.
Il messaggio era chiaro: un videogioco può emozionare e far riflettere anche senza basarsi sulla violenza o sulla sfida tradizionale. Può parlare di solitudine, isolamento e cooperazione, e farlo con una forza espressiva che nessun altro medium possiede. Non a caso, Kojima stesso ha definito il progetto come un nuovo genere, uno “strand game”, in cui il giocatore non è un guerriero ma un costruttore di ponti tra persone.
Death Stranding 2 e l’evoluzione del suo pensiero

Il prossimo passo di questo percorso sarà Death Stranding 2, annunciato per PlayStation 5. Kojima ha promesso un’esperienza più profonda, capace di ampliare il concetto di connessione su scala globale. Se il primo capitolo rappresentava la ricostruzione di legami spezzati, il secondo punta a esplorare ciò che accade dopo: come cambia l’umanità una volta ristabilite le connessioni? Quali nuovi equilibri si formano? E quali nuove minacce emergono?
Ancora una volta, il progetto punta a fondere cinema e videogioco, con una narrazione complessa e un cast che include attori di fama mondiale. Kojima dimostra così di voler andare oltre la semplice sequenza di missioni o livelli: il suo obiettivo è proporre esperienze culturali complete, che sfidano le convenzioni del medium.
Nuove sfide: cloud e intelligenza artificiale
Negli ultimi anni Kojima ha iniziato a guardare oltre la console tradizionale. La collaborazione con Xbox Game Studios punta a sviluppare un progetto costruito attorno al cloud computing, una tecnologia che promette di cambiare radicalmente il modo di concepire i videogiochi. Il cloud consente di creare mondi dinamici e persistenti, capaci di evolversi anche quando il giocatore non è connesso, e di costruire esperienze in cui ogni partita può essere diversa dalla precedente.
Ma l’interesse di Kojima non si ferma qui. Da tempo parla dell’intelligenza artificiale non come semplice strumento tecnico, ma come partner creativo. Il suo sogno è lavorare con un’IA in grado di suggerire scelte narrative, generare eventi imprevisti e adattare la storia in tempo reale al comportamento del giocatore. In questo modo, ogni partita diventerebbe unica e irripetibile, fondendo la creatività umana con quella artificiale.
Oltre il videogioco: cinema, serie e nuove frontiere

Kojima ha sempre dichiarato di non vedere confini tra cinema, televisione e videogiochi. Nella sua visione, le esperienze del futuro non saranno più legate a un singolo medium, ma attraverseranno tutti e tre, fondendoli in un linguaggio unico. Il suo studio ha già avviato collaborazioni con piattaforme di streaming e produttori cinematografici per esplorare nuove forme di narrazione interattiva.
Questo approccio riflette la sua filosofia di fondo: per lui, il videogioco non è un prodotto, ma un mezzo espressivo in continua evoluzione, e l’autore deve essere pronto a portarlo dove non è mai stato prima.
Un autore che guarda oltre l’orizzonte
Dagli anni ’80 a oggi, Hideo Kojima ha attraversato ogni fase dell’evoluzione del videogioco, lasciando un’impronta profonda su ciascuna di esse. Ha trasformato l’azione in strategia, la trama in filosofia, il giocatore in parte attiva della narrazione. Oggi, mentre l’industria cerca nuove direzioni, lui continua a indicare la strada, esplorando idee che per molti sembrano ancora fantascienza.
Il suo percorso non è finito. Anzi, è appena entrato nella fase più interessante: quella in cui il videogioco smette di essere un semplice intrattenimento e diventa arte totale, capace di fondere tecnologia, emozione e pensiero. E se il passato di Kojima ha cambiato la storia dei videogiochi, il suo futuro potrebbe cambiare quella della cultura intera.
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