Sviluppato e pubblicato da IzHard, GOST of Time è un particolare puzzle game che fonde l’ironia e lo stile grafico alla Rick & Morty con una visuale isometrica e traballante che ricorda palesemente opere del calibro di Hotline Miami. A dominare un gameplay semplice ma immediato è un sistema di cloni e livelli temporali dove una nostra mossa passata può sbloccarci la via per la salvezza o perfino ucciderci. Noi abbiamo messo alla prova il nostro ingegno multi-temporale su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione. Pronto a viaggiare nel tempo per salvare… te stesso?
GOST of Time sfruttando le proprie morti per salvarsi
L’idea narrativa nonché ludica posizionata alla base di GOST of Time non è di per sé innovativa ma viene qui traslata in chiave ironica e surreale riuscendo a distinguersi, nel suo piccolo, tra i vari congeneri. A momenti filosofici, l’opera di IzHard preferisce l’umorismo diretto con dialoghi brevi ma efficaci e in grado di strappare qualche sorriso. Ma procediamo con ordine…
Come forse avrai facilmente intuito, il titolo è ambientato in un futuro non ben precisato dove la tecnologia si è sviluppata al punto tale da permettere all’uomo di clonarsi e, soprattutto, viaggiare nel tempo. Lo scopo del gioco è quello di salvare il nostro vecchio corpo recuperando delle particolari pillole di cui neanche ricordiamo l’utilizzo. Per farlo, però, dovremo viaggiare nel tempo… con tutti i potenziali rischi annessi. Onde evitare di fare una brutta fine, decidiamo così di clonarci e sfruttare il nostro clone per gli scopi più pericolosi.
Perché sì, i nostri disgraziati cloni sono destinati a fare una brutta fine. Anzi, la loro morte è parte integrante delle meccaniche di gioco che rendono il tutto ancora più buffo e divertente da giocare, oltre che deliziosamente surreale. Ad arricchire il tutto, ci sono una serie di easter egg e richiami nostalgici degli anni ‘90 che non possiamo non apprezzare (come rivedere i Furby). Quindi sì, il titolo non offre un intreccio da capogiro e non brilla per originalità e complessità, eppure il risultato complessivo è appagante e divertente con un finale che, nel suo piccolo, colpisce nel segno.

Come sfruttare al meglio il proprio clone
GOST of Time è un puzzle game incentrato su un unica tipologia specifica di risoluzione degli enigmi: sfruttare il numero limitato di cloni, che varia di livello in livello, per raccogliere la pillola nascosta nel livello e raggiungere il portale d’uscita. Il gioco presenta 30 livelli principali più 10 che fungono da DLC. Il tutto, con un livello di difficoltà crescente dovuto alla tipologia di enigmi e al loro concatenarsi in modo sempre più specifico e “veloce”.
Il tempo è essenziale in quanto per ogni livello avremo un determinato numero di secondi a disposizione, finiti quelli, il clone si consumerà e morirà. L’obiettivo, per risolvere ogni area di gioco, è sfruttare al meglio ogni “vita” dei rispettivi cloni tenendo a mente che il clone successivo si ritroverà a vivere insieme al clone precedente il quale replicherà perfettamente le nostre azioni passate, diventando anche un potenziale pericolo “futuro”.

Banalmente: clone uno si va a posizionare su una trappola puntute, morendo su essa e formando, col suo cadavere, un ponte per il futuro. Il clone due, vedrà clone uno eseguire esattamente le azioni precedenti e potrà sfruttare il “ponte cadavere” per superare l’ostacolo e procedere oltre. Tutto GOST of Time sfrutta questo concetto da inizio alla fine, il che può renderlo leggermente ripetitivo ma garantiamo che più si avanza, più le sfide diventano soddisfacenti, inserendo anche elementi legati al tempismo e persino dei combattimenti.
Perché in GOST of Time ci sono anche delle armi. O meglio, una singola arma. Il sistema di combattimento è come Hotline Miami, ancorato agli analogici e, nella sua semplicità, svolge il suo dovere con efficacia. La presenza delle armi è dovuta al fatto che ci sono dei nemici, oltre a dei boss finali. Peccato che il bestiario è estremamente limitato, considerando il potenziale creativo dell’opera, si poteva fare molto di più in ambito creativo. In compenso, il gameplay scivola via in modo fluido ed efficace riuscendo a sfiorare le 4-5 ore di durata, incluso il DLC. Non molto ma per un puzzle game ancorato a un’unica tipologia di puzzle, è abbastanza.
Abbiamo più volte citato che un nostro clone può diventare un pericolo per il nostro “futuro”, ebbene questo è dovuto al fatto che aprire e chiudere una porta troppo velocemente o sparare a vuoto, giusto per fare due esempi, possono tramutarsi in trappole letali per i successivi percorsi temporali.Come detto, ogni nostra azione si somma alle precedenti con un concatenarsi che è la chiave stessa per risolvere ogni puzzle di GOST of Time. Siamo quindi chiamati a muoverci e agire con criterio oltre a ricordarci bene cosa abbiamo fatto in precedenza per non diventare ostacoli di noi stessi.

Grafica e sonoro
Graficamente parlando, GOST of Time ha potenziale ma è limitato da un riciclo di asset che si nota nonostante la breve durata dell’opera. I nemici non variano e così anche le trappole e persino le location si assomigliano tra loro. Un peccato considerando che basta tornare a “casa”, ossia all’hub in cui vedere i collezionabili (che si chiamano proprio “easter egg”… e sono letteralmente delle uova con dentro cimeli del passato), per notare una cura della pixel art abbastanza notevole e palesemente ispirata al mai troppo citato Hotline Miami. A ciò si somma un filtro che curva gli spigoli dello schermo molto efficace.
Il sonoro è abbastanza ciclico ma coerente ed efficace nell’accompagnare l’esperienza su schermo. Buoni gli effetti sonori. Nulla di eccezionale insomma ma funziona e svolge il suo compito senza diventare eccessivamente ridondante o fastidioso. Da segnalare, infine, la gradita presenza della lingua italiana che agevola molto la comprensione dei pochi dialoghi con relative battute.