Sviluppato da To The Sky e pubblicato da Thunderful Publishing, Godbreakers è un action in terza persona 3D inquadrabile nel genere dei roguelike da uno a quattro giocatori e con diversi elementi procedurali. La particolarità del titolo? Possedere nemici e rubargli le abilità per sfruttarle al proprio vantaggio! Noi siamo partiti in questa spedizione surreale per sconfiggere le divinità su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione!
Godbreakers e la spedizione contro la Monade
Non è facile raccontare la storia di Godbreakers in quanto è volutamente criptica e misteriosa, atemporale, aspaziale eppure, allo stesso tempo, perfettamente lucida e anche spietata. Si parla di tecnologia che ha soverchiato l’umanità, dei molteplici errori di quest’ultima, della sua ignorante superbia e di tanto tanto altro che non è poi così nuovo ai nostri occhi. Eppure Godbreakers lo fa mettendo in scena un surreale e coloratissimo scontro tra umanità identificata in “noi” e una serie di assurde divinità, il tutto sotto il severo controllo di tre entità che formano la Congregazione.
Queste ultime ricordano neanche troppo velatamente per carattere e anche per la loro statura “gigantesca”, il Consiglio della serie di Darksiders. Nel dettaglio, sono tre colossali figure ammantate di viola che dialogano direttamente con noi, spesso accavallandosi tra loro, fungendo da nostre guide e anche da critiche sul nostro percorso e su eventuali decisioni. Ma nel canovaccio frammentato di Godbreakers non c’è solo spazio per la Congregazione, oh no. Persino il misterioso mercante si abbandona in frasi enigmatiche su di noi, i nostri passi e ciò che si potrebbe fare per cambiare la situazione.

Sì, perché il nostro scopo principale è raggiungere e sconfiggere la Monade ma, per farlo, dovremo attraversare una serie di mondi, tutti capitanati da un luogotenente e dalla divinità protettrice. Queste ultime sono dotate di caratteristiche tanto ludiche quanto caratteriali e “storiche”. Banalmente, il mondo del “giardino” è un mondo fittizio dove la divinità che lo governa ha come scopo quello di ricreare la natura devastata dall’umanità ma, come dalle parole della Congregazione, quella è una natura di “plastica”, finta, fine a se stessa.
Eppure, man mano che progrediamo nell’avventura, all’abbattimento di una divinità, potremo accedere ai suoi pensieri e persino accettare missioni che ci aiuteranno a scoprire di più sia su di essa che sul mondo, oltre che sull’umanità stessa. Quindi sì, la narrazione di Godbreakers non è facile da seguire e in certi casi si abbandona in frasi fin troppo arzigogolate e fini a se stesse ma riesce a dare carattere e forma a una galassia di mondi sinceramente belli da esplorare. Inutile quindi dire che l’intera narrazione si piega dinanzi al nucleo pulsante dell’opera: il gameplay.

Un roguelike veloce e adrenalinico
Godbreakers è un action game in terza persona 3D identificabile come roguelike. Una singola run è composta da quattro livelli con un due boss ciascuno. Come da sottogenere di riferimento, al game over dovremo ricominciare l’intero percorso, smarrendo ogni equipaggiamento e power up acquisiti salvo le valute in gioco che si ottengono dopo aver sconfitto i boss. Queste valute servono a potenziare in modo permanente l’esperienza di gioco intervenendo attivamente in essa.
Alcuni esempi di questi interventi sono l’aumento di statistiche come la velocità di movimento ma anche le percentuali di apparizione di scrigni con energia vitale o particolari totem che fungono da rituali specifici sbloccando extra temporanei come l’aumento delle “pozioni che ricaricano l’energia”. Questione diversa, invece, per gli equipaggiamenti. Questi sono temporanei e vanno ottenuti in game e vanno a intaccare le nostre abilità in vario modo come l’aggiunta di un danno di status particolare.

Oltre all’equipaggiamento, esistono anche dei power up che vanno a sommarsi tra loro e che potenziamento, sempre per la run in corso, le nostre statistiche come un aumento dell’energia vitale ma anche bonus di colpo critico. Oltre a questi, c’è anche una serie di status con relative percentuali di successo che possono essere sommati e aggiunti man mano che si ottengono nella run. Per quanto riguarda l’arma equipaggiata, invece, si parte con una semplice lancia ma ben presto ne otterrai molte altre.
Ogni arma ha un suo set di combo veloci e lente e possono essere mixate tra loro oltre che unite al salto e/o alla schivata. Inoltre, le armi sono legate alle statistiche di partenza del personaggio andando quindi a dar vita a una sorta di vera e propria classe. Il combat system di Godbreakers funziona perché è adrenalinico, veloce, fluido e appagante. Il feedback è soddisfacente e l’unica reale pecca riscontrata è un lock-on inefficace (se non proprio inesistente). Banalmente ci siamo trovati meglio a ruotare continuamente e autonomamente la telecamera manualmente.
Oltre ciò, i fan del genere potrebbero trovare la prima run di Godbreakers, dalla durata media di circa un paio d’ore, fin troppo accessibile e facile, soprattutto se si ottengono determinati equipaggiamenti. Ebbene, dopo una run il gioco cambia radicalmente, introducendo una serie di modificatori in perfetto stile roguelike che vanno a cambiare le regole del gioco e che, se ben implementate, possono dar vita a sfide realmente ostiche e complicate, idonee ai veterani del genere e non solo.

Distruggere il nemico e possederne le abilità
Arriviamo ora al pezzo forte nonché identità del titolo: l’abilità di possedere i nemici, farli esplodere e rubargli l’abilità. Ogni nemico, inclusi i midboss, possono essere posseduti una volta che la barra vitale raggiunge il punto critico e a patto di avere il 100% dell’abilità “Godbreak”. Soddisfatti tali requisiti, potrai entrare in un nemico, farlo esplodere ed equipaggiare automaticamente la sua abilità speciale.
Tale abilità è legata a un solo utilizzo e dopo dovrai attendere una ricarica automatica del Godbreak oltre a intercettare un nuovo nemico da “possedere”. Una meccanica che si aggiunge a quelle classiche da roguelike che dona ulteriore sprint e varietà al tutto, dando vita a scontri ancor più imprevedibili e appaganti. Questo perché le abilità dei nemici sono discretamente varie oltre che molto sceniche.
Passando ai nemici, non possiamo che elogiare la loro estetica, in particolare dei boss. Questi hanno una barra di energia a “step” e a seconda dei danni accumulati, vanno a mutare parte del proprio set di mosse, rendendo lo scontro sempre adrenalinico e spingendoci a rimodulare costantemente gli scontri. Gran parte degli attacchi avversari hanno il range visibile su mappa ma non lasciarti ingannare, in alcuni casi l’area sarà così piena di segnali che schivarli tutti sarà difficilissimo, soprattutto nelle fasi finali.

Da apprezzare anche l’esistenza di trappole che mutano al mutare del mondo di gioco andando da piante che ti legano a loro, impedendo schivate efficaci e rendendoti un facile punching ball a sabbie movibili che nascondono letali pericoli. Peccato che, nonostante si possa scegliere per i primi due step tra due mondi ciascuno, il numero totale di aree sia cinque più una sesta che è solo una boss fight. Non solo, al momento ogni mondo ha sempre gli stessi midboss e boss di fine area nonostante le aree di gioco risultino procedurali.
Contenutisticamente quindi, Godbreakers è in divenire. Lo spazio per ampliare la base c’è tutto e quanto attualmente disponibile soddisfa e appaga sia a livello ludico che estetico. Anche la personalizzazione tra upgrade legati alle statistiche all’equipaggiamento, tra l’altro potenziabile e/o acquistabile dal già citato e misterioso mercante, è di buon livello e, unita alle meccaniche di “furto abilità nemica” e a un sistema di armi discretamente vario, offre una stratificazione di tutto rispetto e soprattutto accessibile tanto ai veterani quanto ai neofiti.
Nota finale per la modalità cooperativa. Il titolo, infatti, moltiplica il suo divertimento in buona compagnia, offrendo la possibilità di realizzare un vero e proprio team di devastatori divini interplanetari la cui varietà diventa ancora più notevole e devastante. La modalità cooperativa è da uno a quattro giocatori ed è il modo definitivo per vivere l’esperienza completa di Godbreakers.

Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Godbreakers ha sì un protagonista abbastanza anonimo. Il classico fantoccio privo di voce e volontà che fa stragi di nemici, ma l’anonimato del nostro avatar, tra l’altro personalizzabile (e lì sì che assume identità) viene ammantato da un’esplosione di colori e da mondi la cui messa in scena è accattivante. Insomma, è sinceramente bello esplorare il mondo di gioco anche se si tratta prevalentemente di corridoi connessi tra loro.
Altrettanto belli e vari sono i nemici che, seppur limitati in numero, sono ben animati e offrono un set di mosse varie e funzionali. Ancora meglio per quanto riguarda i midboss e i boss finali di ogni mondo, in grado di sorprendere per caratterizzazione. Basti pensare che c’è un boss che si trasforma a piacimento con relativi set di mosse che mutano al mutare della sua energia vitale. Anche il sonoro è più che soddisfacente, con tracce ben ritmate che si adeguano alla messa in scena.
Oltre a buon effetti scenici sia visivi che sonori che vanno a impreziosire anche la più rocambolesca delle battaglie, dobbiamo evidenziare con piacere e sorpresa, la presenza dei sottotitoli in lingua italiana. Un aiuto non da poco considerando che la lore del titolo, tutta racchiusa in “documenti” da scovare in giro, è decisamente criptica e complessa.