Sviluppato da Kautki Cave e pubblicato da Untold Tales, è un semplice e frenetico gioco d’azione identificabile come roguelite in cui siamo chiamati a vestire i panni di Ignis, uno stravagante e luminoso eroe pronto a consumare la sua stessa energia vitale pur di ripristinare la Fiamma Eterna. Dopo aver recensito la versione per Steam, abbiamo affrontato le creature dell’oscurità anche nell’edizione per console, in particolare quella per PlayStaiton 5. Pronto a portare la luce tra le tenebre?
Flame Keeper e il coraggio di una fiammella
Siamo ad Orbus, un mondo che si è ritrovato, suo malgrado, invaso da un esercito di creature malvagie divoratrici di luce. Ma c’è ancora una speranza per far tornare a splendere la Fiamma Eterna… e quella speranza siamo noi. Nei panni di una sorta di pezzo di carbone fiammeggiante, siamo chiamati a intraprendere un viaggio discretamente longevo in aree prestabilite e che verranno sbloccate gradualmente e in modo lineare.
Lo scopo è quello di intercettare i falò di ogni area e donare loro nuova luce, prima raccogliendo determinati talismani da posizionare intorno al falò e successivamente sacrificando la nostra stessa energia vitale per alimentare il fuoco. Infine, nella terza fase di praticamente ogni livello, saremo chiamati a difendere la rinnovata fiamma da orde di nemici provenienti da più fronti. In tutto ciò, la narrazione di Flame Keeper è quasi un accessorio.
Se è vero, da un lato, che ci sono i Vulpis, stravaganti individui pronti ad aiutarci accogliendoci anche nella loro cittadina che funge da hub e unico luogo sicuro del gioco, dall’altro il canovaccio narrativo del titolo scorre via senza particolare enfasi, offrendo pochissime battute (dette prevalentemente dai già citati Vulpis) e depotenziando una lore che dall’incipit poteva sicuramente offrire qualcosa di più e anche discretamente originale, potendo virare sul fiabesco e quindi distanziandosi da gran parte dei roguelite più blasonati.

Una fiamma per domarli
Compreso che Flame Keeper non punta molto sulla narrativa, è bene focalizzarci subito sul fulcro del titolo, ossia il gameplay. Ma prima una piccola parentesi, il titolo in esame, nonostante sia una versione console, non ha alcuna aggiunta rilevante rispetto all’edizione originale per steam, risultando quindi una trasposizione fedele ma priva di extra esclusivi e/o inediti. Detto ciò, Flame Keeper è un action in terza persona con visuale isometrica e classificabile come roguelite.
Quest’ultimo punto è legato al fatto che a ogni nostro game over, dovremo ricominciare l’intero livello dalla sua prima fase. Parliamo di “fasi” perché ogni area di gioco ne ha ben tre. Le prime due ci chiedono di girovagare per l’area chiusa eliminando nemici e cercando di sopravvivere per intercettare, raccogliere e portare determinati totem al nostro falò. Una volta fatto ciò, dovremo poi passare a uno degli elementi cardine del gioco: alimentare il fuoco.
Come si fa? Semplice: sacrificando la propria energia vitale. Esatto, il nostro Ignis ha una barra dell’energia che combacia con la sua stessa fiamma, fiamma che è l’unico mezzo per poter riaccendere il falò. Le prime due fasi di gioco di ogni livello, ci vedono quindi impegnati ad abbattere nemici per raccogliere “punti brace” con cui ricaricare l’energia che andremo poi a versare nel falò. Bisogna quindi ben pensare quanto versare nel falò e quanto conservare, considerando che i nemici respawnano abbastanza velocemente e no, nelle fasi avanzate non scherzano affatto.

Una volta completate le prime due fasi, Flame Keeper diventa quasi un tower defense. Il motivo è che muta il nostro obiettivo che è quello di difendere la rinnovata fiamme da orde di nemici provenienti a ondate e da più direzioni. In nostro soccorso, ci sono determinate trappole e strutture che potremo attivare ma per farlo, ancora una volta, dovremo sacrificare la nostra energia vitale. Tale meccanismo, inizialmente accattivante, diventa presto vittima dei meccanismi di gran parte dei congeneri: la ripetitività.
Altro elemento dei roguelite sono i power up attivi, potenziamenti che potremo raccogliere nell’area di gioco ma che, al nostro game over o al compimento del livello di turno, andremo a resettare ogni volta. Discorso diverso per i power up passivi, questi vengono attivati nell’hub spendendo le valute di gioco che otterremo sconfiggendo i nemici ed esplorando l’area di gioco. Tali potenziamenti sono abbastanza standard e migliorano non poco l’esperienza generale del titolo, offrendo anche un gradevole livello di personalizzazione.

Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Flame Keeper non spicca per dettaglio e, anzi, c’è un certo riciclo di elementi, senza parlare delle tipologie di nemici che finiscono ben presto per assomigliarsi. Buone le atmosfere generali laddove il level design non offre grandi guizzi innovativi. E in effetti, il titolo in esame non brilla per innovazione, risultando abbastanza classico tanto nel gameplay quanto nello stile che è comunque sopra la sufficienza.
Discorso analogo per il sonoro che non brilla per particolari tracce memorabili ma che, in compenso, riesce a non risultare ridondante o fastidioso. Sul versante tecnico, escludendo qualche fugace rallentamento, non abbiamo riscontrato problemi di sorta, ottenendo un’esperienza discretamente fluida e appagante. Nota finale per la totale assenza della lingua italiana anche se la mole di testo da leggere è abbastanza bassa.