Sviluppato e pubblicato da Jack Astral in sinergia con Eastasiasoft Limited, Fare Falling è un gioco di ruolo in 2D con visuale isometrica che strizza l’occhio ai congeneri che puntano più a una narrazione surreale e tutta da interpretare, con l’aggiunta di un combat system interattivo che si mixa al mondo dei minigiochi in uno stile quasi alla Undertale. Noi abbiamo vestito i panni di un’anima in viaggio su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione. Pronto a un’avventura fortemente evocativa?
Faye Falling e un purgatorio in blu
Prima di affrontare l’enigmatica narrazione di Faye Falling è bene segnalare che quella che abbiamo giocato è la versione “definitiva” nonché trasposizione su console dell’originale titolo datato luglio 2024. Inoltre, bisogna evidenziare il fatto che il titolo è stato realizzato da una sola persona e quindi, al netto degli inevitabili limiti tecnici, non possiamo che restarne piacevolmente sorpresi. Inoltre, questa è solo una delle similitudini con un titolo già precedentemente citato: Undertale.
Come il gioco di Toby Fox, infatti, anche Faye Falling punta moltissimo sulla narrazione, condividendo una storia fortemente emozionale e che riesce, con eleganza, a trattare tematiche decisamente serie. Non volendo entrare nel dettaglio, ti basti pensare al setting stesso dell’avventura: noi siamo un’anima priva di memoria che deve intraprendere un viaggio di scoperta (o riscoperta?) di sé stesso. Un viaggio, però, che lo porterà anche ad approfondire vite altrui, unendo pezzi di un mosaico che, seppur con qualche sfumatura mai puramente limpida, riesce a lasciare il segno. Quale che sia il suo finale.

Sì, perché la breve durata dell’avventura di Faye Falling, che non può assolutamente essere paragonato con la longevità standard di un RPG puro, viene limata e fortificata dalla possibilità di scoprire diversi finali alternativi, tutti ancorati alle nostre decisioni. Il gioco, infatti, ci porterà a fare delle scelte, alcune più prevedibili di altre, che porteranno a diversi percorsi tutti da scoprire. Inutile dire che ci sono strade decisamente più negative di altre e che, ironicamente, mostrano risultati decisamente più “impattanti” rispetto agli altri.
Nel complesso, Faye Falling è un’opera narrativa dalla forte atmosfera e da concetti non semplicissimi da trattare. Siamo in costante bilico tra luce e ombra, con tanto di risvolti che strizzano l’occhio a Fable… per motivi che ti lasceremo scoprire. Non c’è tantissimo da leggere ma quel poco è ben dosato e, nel suo costante alone misterioso, efficace nel dar coerenza a un mondo “altro” semplice nella sua resa estetica ma forte nei suoi messaggi. Da segnalare che, oltre ai finali alternativi e a quello “segreto”, è possibile anche iniziare una “Nuova Partita+” con difficoltà crescente e piccoli extra narrativi da scovare.

Un classico con mini giochi
Faye Falling è un gioco di ruolo in 2D discretamente limitato nell’esplorazione e che si concentra molto nel raccontare una storia attraverso scenari discretamente evocativi, il tutto con un combat system classico ma allo stesso tempo “interattivo” grazie alla presenza di molteplici mini giochi. Combattere, infatti, ci vedrà impegnati in scontri a turni dove per colpire e difenderci, dovremo soddisfare determinati mini giochi, alcuni di questi molto simili a veri e propri mini-QTE (che rischiano diventare più ripetitivi che creativi).
Banalmente, si tratta di fermare una sfera al centro di una barra o muovere il personaggio a destra o sinistra per evitare ostacoli randomici e così via. Nulla di realmente innovativo, soprattutto se si proviene da titoli simili ad Undertale. Da segnalare che i nemici sono sì presenti nelle aree di gioco sottoforma di “aloni neri” ma questi sono difficili da evitare visto che gran parte delle aree di gioco sono molto limitate in termini di spazio.

L’esplorazione, infatti, è abbastanza limitata seppur siano presenti un buon numero di enigmi ambientali che includono anche l’utilizzo di determinate abilità. Esempio: grazie all’abilità “spinta” del personaggio, potremo infrangere determinati pilastri ambientali e aprire sentieri altrimenti inaccessibili. Esplorare gli ambienti, come da classici, ci permette di svelare segreti e tesori opzionali. Vale la pena provare a smarrirsi nel mondo di Faye Falling? Decisamente sì, soprattutto se si punta a sviscerare ogni finale e a scoprire ogni singolo segreto di quel posto e di chi vi si ritrova a vagabondare.
Per quanto riguarda le statistiche, i level up e l’equipaggiamento, Faye Falling possiede un sistema decisamente classico e “ridotto” in termini di complessità, offrendo un impatto iniziale accessibile ma non per questo “facile”. Gli scontri non sono da sottovalutare e anzi, bisogna prestare attenzione alle mosse nemiche, inclusa la possibilità di poter contrattaccare e quella di subire eventuali danni di status. Insomma, nel totale l’esperienza di gioco è accattivante spiccando più per atmosfera e ingegno che per originalità e complessità.

Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Faye Falling offre un mondo esteticamente “limitato”, aree quasi monocromatiche, eccesso di nero, personaggi estremamente stilizzati, nemici che sono solo sagome nere (offrendo un bestiero abbastanza anonimo e dimenticabile) e così via. Siamo oltre i pochi pixel sapientemente uniti da Undertale, avvicinandosi in alcuni casi al mondo psichedelico di Everhood (di cui puoi recuperare la nostra recensione), ma il risultato finale è comunque leggermente più anonimo di entrambi i titoli citati. Ciò non toglie, che riesce a emozionare e a colpire nel segno, spingendo con efficacia a fare diversi viaggi.
Il sonoro è coerente con le atmosfere proposte dal titolo grazie a tracce orecchiabili e ben ritmate. Nulla di memorabile ma comunque gradevoli e mai ridondanti. Da segnalare che il titolo si difende bene in entrambe le modalità dell’ibrida Nintendo con quella portatile dotata di una marcia in più riuscendo a offrire il meglio dell’opera e del suo minimalismo intrinseco. Infine, è un peccato la totale assenza della lingua italiana, non pervenuti neanche i sottotitoli. Una mancanza che si sente considerando la centralità del racconto e le tematiche complesse in esso trattate.