ùSviluppato da Yeo e pubblicato in sinergia con IndieArk, Fading Afternoon è un’intrigante avventura “open world” in 2D incentrata sulla narrazione e dotata con un combat system stile vecchio beat’em up. Da segnalare che il titolo, inizialmente pubblicato nel 2024, torna in edizione fisica per Nintendo Switch col titolo di “Fading Afternoon – Uncensored Edition” pubblicata da Tesura Games. Noi abbiamo indossato i panni di Seiji Maruyama su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione. Pronto a vivere uno spaccato di vita di un uomo e i suoi fantasmi?
Fading Afternoon e gli ultimi passi di un uomo
Fading Afternoon è prima di tutto un’esperienza narrativa, di quelle frastagliate, dotate di diversi finali e di un cast popoloso e imprevedibile. Procedendo con ordine, noi siamo Seiji Maruyama e il nostro esordio coincide con la nostra scarcerazione. Esatto, eravamo in prigione e i motivi li scopriremo progredendo di giorno in giorno, scavando nel nostro stesso passato e venendo accolto da visioni oniriche di vario genere.
Quello che bisogna sapere, è che Seiji fa parte di un clan malavitoso (è uno yakuza) che, dopo il suo arresto, ha visto un drastico calo in termini di dominio del territorio. Quest’ultimo, diviso in quartieri/zone, è stato lentamente fagocitato da nuovi e vecchi clan che continuano a contendersi la superiorità e il potere. Ecco, noi rientriamo in gioco nel bel mezzo di una situazione già di suo delicata… ma il fatto è che Seiji non le manda a dire, nonostante la sua età, infatti, è ancora un ottimo combattente, spietato e preciso.

Il problema, è che oltre all’età, Seiji è malato. Già la prima notte trascorsa in albergo, pagato temporaneamente dai nostri uomini, lo si vede sputare sangue e la barra dell’energia a schermo che decresce di giorno in giorno è sintomo che non manca molto alla sua fine. Eppure, Seiji è anche un accanito fumatore al punto tale che un tasto è dedicato proprio all’estrazione e all’accensione di una sigaretta. Inutile dir che fumare non aiuterà il nostro protagonista a sopravvivere a lungo…
Ma è una scelta, una delle tantissime scelte e “microscelte” che compongono un mosaico di azioni che portano a uno dei tanti finali previsti in Fading Afternoon. E a tal proposito, bisogna evidenziare l’assoluta, e in parte “estrema” libertà di azione che viene concessa al giocatore. Dopo piccoli scambi di dialogo, veniamo letteralmente lasciati soli con pochissime indicazioni e senza neanche linee guida in termini prettamente ludici.

Una sensazione di spaesamento iniziale che trova ordine ed equilibrio col tempo e che agevola sicuramente le successive run lasciando la prima come una sorta di esperimento. Questo perché, non sapremo letteralmente tradurre gli input su schermo che, uniti a un sistema di comandi imperfetto e che andremo presto ad approfondire, non aiuta a godersi appieno il primo ciclo vitale del povero Seiji. Nonostante ciò, l’idea di fondo unito a uno stile di sicuro impatto e a temi decisamente drammatici e profondi, funziona e colpisce.
La possibilità di poter decidere autonomamente è un qualcosa di tangibile, così come sono tangibili le conseguenze, siano esse immediate o a “lunga scadenza”. Tra pause al balcone a fumare una sigaretta agli innumerevoli viaggi in metro o rubando bici, tutto in Fading Afternoon ha un modo personale di comunicarci la vita di un uomo “pesante”. Un peso non tanto caratteriale, seppur non le mandi a dire, quanto fisico e psicologico. Oltre al passato che gli pesa sulle spalle e alla malattia che lo divora dall’interno, Seiji restituisce un feedback molto “lento”, ritrovandosi impossibilitato a correre.
Questo si traduce in un’esperienza molto compassata e lenta, nonostante i combattimenti siano comunque scenici e veloci, oltre che ben articolati. Paragonare Fading Afternoon a uno Yakuza è quindi in parte un azzardo, nonostante diverse e innegabili analogie non solo tematiche ma anche ludiche. In conclusione, sta a noi decidere come vivere gli ultimi giorni del protagonista, sporcandoci o meno le mani tra conflitti territoriali o lavoretti per ottenere nuovo denaro, quest’ultimo essenziale non solo per avere un posto per dormire…

Come si vive nei panni di un vecchio yakuza?
Fading Afternoon è un’avventura narrativa in 2D con un combat system stile beat’em up old school. Si tratta di un titolo dal potenziale enorme e con una cura ai dettagli narrativi molto elevata, nonostante gli scambi di battute non brillino per originalità. Eppure, il suo tallone d’Achille più grande è il sistema di comandi. Se si può perdonare il fatto che Seiji non può correre, avanzando quindi molto lentamente, non possiamo digerire facilmente l’arzigogolata scelta di affidare una serie di azioni, alcune molto elementari, a una serie di combo di tasti…
Combo che, per inciso, non vengono mostrati da nessuna parte. Esatto, ti ritroverai a fare azioni alla cieca senza sapere che cosa succederà. Banalmente, a noi è capitato di toglierci la giacca senza riuscire poi a raccoglierla, smarrendola per sempre… In compenso, abbiamo padroneggiato il comando dedicato alle sigarette e quello per metterci e toglierci gli occhiali da sole. Più difficile, invece, riuscire a scendere dalla bici… ritrovandoci costretti a cambiare scenario e ad entrare in metro pur di liberarcene.

Discorso analogo anche per la gestione dell’inventario che richiede un’ulteriore combo di tasti senza essere però immediatamente chiaro cosa andrai a utilizzare. Anche per l’interazione con gli ambienti e persino con l’interfaccia stessa di gioco, abbiamo avuto qualche problema ad orientarci ritrovandoci a entrare e uscire involontariamente dagli edifici o persino a farci rimbalzare sulla schermata iniziale. Non viene neanche spiegato il ciclo di giorno-notte il cui scorrere del tempo è legato ai luoghi che andremo a visitare (per un totale di tre interazioni al giorno).
La situazione migliora leggermente quando si combatte seppur la mappatura dei tasti rimane comunque non comodissima, richiedendo un certo allenamento per padroneggiare al meglio la sua complessità nascosta dietro l’utilizzo di due soli tasti. In compenso, il titolo si difende discretamente bene in termini di fluidità e frame rate sia in portabilità che in doc. Sul versante tecnico, infatti, complice un sapiente utilizzo della pixel art, non abbiamo nulla di negativo da segnalare.

Grafica e sonoro
Graficamente Fading Afternoon è da applausi. Chi ama la pixel art, troverà gioia per i suoi occhi. Gli scenari presentano una cura quasi maniacale dei dettagli, potenziati tra l’altro da animazioni credibili e concrete. Basti pensare a quando ci si sfila la giacca per poggiarla sulle spalle, pochi pixel ma che rendono perfettamente l’azione su schermo e la credibilità della stessa. Discorso analogo per le scazzottate e per la violenza discretamente brutale.
Il sonoro si difende bene con tracce credibili e abbastanza coerenti con quanto avviene su schermo. Nulla di memorabile ma neanche di ridondante o fastidioso. Infine, tocca segnalare la mancata presenza della lingua italiana, assenti anche i sottotitoli. Una mancanza che si percepisce considerando il ruolo centrale della narrazione.