Quando Elden Ring Nightreign è stato annunciato, l’attenzione suscitata è stata immediata e più che comprensibile: per la prima volta nella sua storia, FromSoftware si cimentava in un progetto interamente incentrato sull’esperienza multiplayer. Un cambiamento di rotta che ha inevitabilmente sollevato interrogativi e aspettative, alimentati dalla forza d’impatto mediatica del team giapponese e da un’aura di reverenza che lo accompagna da oltre un decennio.
Il percorso della software house è stato una lunga e costante ascesa, partita in sordina ma culminata con opere acclamate dalla critica e dal pubblico. Titoli come Dark Souls, Bloodborne e il recente Elden Ring hanno saputo conquistare l’immaginario collettivo, definendo un genere e ridefinendo lo standard dell’action-RPG moderno e insieme all’espansione Shadow of the Erdtree, la visione del team ha toccato un nuovo apice, riuscendo a parlare non più solo ai puristi del genere, ma a una platea ben più ampia, senza mai rinnegare la propria identità creativa.
In questo contesto, Elden Ring Nightreign – qui puoi leggere la nostra anteprima- rappresenta una sfida ambiziosa: traghettare l’eredità di Elden Ring in un contesto ludico radicalmente diverso, cercando di conciliare l’anima hardcore del franchise con le dinamiche cooperative e competitive tipiche del gioco online. E non è tutto: mentre il team continua a investire nei suoi progetti classici, all’orizzonte si intravede anche The Duskblood, titolo destinato a debuttare sulla futura Nintendo Switch 2, segnando un ulteriore ampliamento dell’universo FromSoftware sul fronte multiplayer.
Ma tornando a Elden Ring Nightreign, la domanda è inevitabile: si tratta dell’ennesimo colpo messo a segno da uno studio ormai sinonimo di eccellenza, o stiamo assistendo al primo vero passo falso di una casa di sviluppo finora impeccabile? Lo scopriamo in questa recensione, basata sulla versione PlayStation 5.

Elden Ring Nightreign – Una nuova esperienza multiplayer
Parliamoci con sincerità, Elden Ring Nightreign si presenta con la naturalezza di uno spin-off, una costola scolpita nell’ombra della saga principale e lo si percepisce nitidamente fin dai primi istanti attraverso l’ambientazione e la struttura narrativa. Tuttavia è doveroso sgombrare il campo da aspettative errate perché non troverete qui l’abbondanza di lore stratificata o la fitta rete di collegamenti mitologici a cui FromSoftware ci ha abituati nel gioco base, poiché la narrazione si sviluppa con maggiore linearità, quasi come un sussurro che offre un contesto sobrio eppure intrigante al titolo stesso, con qualche scintilla di mistero che affiora qua e là lasciando intendere che certi elementi potrebbero tornare alla ribalta in un ipotetico Elden Ring 2.
L’universo che ospita di Elden Ring Nightreign si delinea come una realtà parallela all’epopea vissuta nel gioco principale e nell’espansione Shadow of the Erdtree, infatti in seguito alla disgregazione causata dalla rottura dell’Elden Ring e al conseguente conflitto fratricida tra i semidei si apre una frattura spazio-temporale che sembra evocare una dimensione alternativa dotata di una propria e disturbante coerenza, uno squarcio multiversale che ha dato origine a una linea temporale divergente nella quale l’Interregno è stato inghiottito dal potere smisurato di un’entità cataclismica conosciuta con timore come il Signore della Notte che sarà proprio lui l’avversario che ci troveremo ad affrontare.

Questa cornice mitologica che riecheggia vagamente l’atmosfera onirica e decadente di Nokron non fa che amplificare il senso di dislocamento e mistero e funziona come solido fondale per il gameplay, marcando fin da subito una distanza stilistica con il DNA classico della casa di sviluppo. L’introduzione di Elden Ring Nightreign ad esempio è scarna e quasi ruvida, niente monologhi solenni o filmati pomposi ma solo una cutscene asciutta e quasi anodina che ci lancia immediatamente nell’azione, eppure non è una mancanza, anzi riflette l’identità del titolo che si rivela chiaramente orientato verso un’esperienza multiplayer cooperativa, certo a primo impatto è sembrata davvero estranea e non molto da From Software.
L’obiettivo di Elden Ring Nightreign ruota attorno a vere e proprie spedizioni in una terra oscura chiamata Plagaride, un reame che pare un’eco distorta di Sepolcride, intricato e stratificato, dove ci muoveremo per abbattere i Signori della Notte e come hub centrale torniamo alla familiare Tavola Rotonda, reinterpretata qui come crocevia narrativo e gestionale, ed è proprio in questo luogo che potremo interagire con gli otto personaggi disponibili, ciascuno dei quali rappresenta ben più che una semplice classe perché sono le vere anime del gioco.
In particolare la figura sacerdotessa, un enigmatico emissario di una divinità amorfa e ignota, introduce un alone mistico che permea l’intera esperienza ma la vera sorpresa, ciò che brilla di più in questa foschia narrativa, sono proprio i nostri personaggi giocabili, i Nightfarer, che non sono semplici avatar da battaglia bensì protagonisti con un passato, un’identità e un destino, ogni personaggio è accompagnato da un background narrativo articolato che si svela progressivamente attraverso un sistema di Remembranze attivabile completando missioni, sconfiggendo boss o compiendo determinate azioni.

Attraverso questo meccanismo la Tavola Rotonda si trasforma in uno scrigno di storie in attesa di essere aperte e anche se non ci troviamo davanti a una narrazione dallo spessore epico come nei titoli single player del passato ciò che emerge è comunque un’interessante forma di storytelling, intima e focalizzata sui personaggi, un approccio diverso forse meno ambizioso in termini di costruzione del mondo ma sicuramente più accessibile e personale, che non c’è per niente dispiaciuta.
Gameplay – La Notte cala, e noi alziamo le lame
All’avvio della spedizione in Elden Ring Nightreign, ci troviamo subito davanti alla possibilità di entrare in partita tramite matchmaking classico, affrontando l’avventura al fianco di giocatori casuali, oppure optare per una sessione privata insieme a un gruppo di amici, il tutto integrato perfettamente nel familiare sistema online in stile Souls, con la possibilità di scegliere una delle classi disponibili e iniziare immediatamente l’azione, affrontando ogni partita con un massimo di tre giocatori o anche in solitaria.
Il gameplay di Elden Ring Nightreign si costruisce su una base ben nota, quella del gioco originale, ma qui viene velocizzata, resa più reattiva e condensata, ispirandosi a titoli come Sekiro per il ritmo e la precisione dei combattimenti, a Bloodborne per alcune suggestioni stilistiche e innestando nel tutto una matrice rogue-lite pensata per l’esperienza cooperativa, che però non rinuncia alla profondità.
Tutto ruota attorno alla modalità delle spedizioni nella regione di Plagaride, una vasta porzione dell’Interregno disseminata di castelli, accampamenti e minacce costanti, tra cui nemici comuni e boss sparsi per l’intera mappa, con una struttura che rompe con l’approccio lento e contemplativo del GDR classico e dello stesso Elden Ring, imponendo un ritmo che spinge il giocatore a sopravvivere per due intere giornate di esplorazione seguite da due notti dedicate allo scontro diretto con boss letali, fino al confronto finale con il Signore della Notte.

Non c’è tempo per strategie ponderate o perdersi nell’osservazione dei paesaggi: la corsa è continua, l’efficienza è tutto, ogni nemico abbattuto diventa una risorsa utile per potenziare la build, salire di livello, raccogliere equipaggiamenti o abilità passive trovate nei forzieri disseminati in punti chiave della mappa, ma con una dinamica inedita di progressione automatica attraverso le Grazie, che servono anche per curare gli status e ricaricare le poche fiasche disponibili, aumentabili solo scoprendo determinate statue di Marika nascoste.
Morire, qui in Elden Ring Nightreign, significa perdere un livello e ovviamente con la perdita di rune che possono essere recuperate dove si è morti o dai nemici che li hanno assorbite. Mentre il funzionamento del sistema di rianimazione – che permette di tornare in vita ricevendo o infliggendo colpi – aggiunge un ulteriore livello strategico che, nelle fasi esplorative, può risultare gestibile, ma che davanti ai boss più ostici diventa un fattore critico, dato che ogni ulteriore morte allunga i tempi necessari per rimettere in piedi un compagno caduto.
Il tutto si svolge in una mappa che, in pieno stile battle royale, si restringe progressivamente, compressa dalla nebbia notturna che costringe i giocatori verso una zona finale dove avviene il combattimento con il boss di fine ciclo, rendendo l’intera esperienza una corsa costante contro il tempo e la pressione, un flusso adrenalinico che diverte ma mette anche in luce alcune fragilità di design.
Il tempo limitato di Elden Ring Nightreign rende difficile un’esplorazione efficace, soprattutto nelle prime sessioni dove si fatica a costruire una build ottimale, e sebbene con l’esperienza si impari a ottimizzare i percorsi e a gestire meglio ogni run, la struttura tende inevitabilmente a diventare ripetitiva, trasformando l’azione in una serie di meccaniche eseguite a memoria, con le mappe che, pur variando la disposizione dei nemici e dei contenuti, mantengono sempre la stessa morfologia, riducendo drasticamente la varietà e la sorpresa.

Una run completa dura all’incirca un’ora, e il fallimento della squadra comporta la perdita di tutti i progressi, fatta eccezione per le ricompense sbloccabili alla Tavola, ma la necessità di dover tornare indietro e ricreare da zero la spedizione anche con lo stesso gruppo rende il processo macchinoso e poco intuitivo, aggravato dall’assenza di un sistema di votazione o rewind per ripartire velocemente dopo una sconfitta.
La presenza di una mini-mappa funzionale in Elden Ring Nightreign, arricchita dalla possibilità di impostare indicatori e segnali visivi, si rivela un’aggiunta essenziale per ottimizzare la coordinazione tra i membri della squadra e gestire al meglio il ritmo serrato dell’azione, perché l’intera esperienza appare strutturata come una corsa ad ostacoli, una sequenza di scelte rapide e movimenti strategici che trova il suo pieno potenziale solo quando vissuta in compagnia, dove la comunicazione diretta e la cooperazione attiva trasformano ogni run in un’esperienza intensa e gratificante, al contrario di quanto accade nel matchmaking casuale, in cui l’assenza di interazione reale riduce drasticamente la profondità e l’efficacia di Elden Ring Nightreign stesso.
Arriva la notte e con essa i problemi
Nightreign, di fatto, è un Elden Ring più agile, dove il combattimento è reattivo, i frame più veloci e la verticalità valorizzata da un level design pensato per scalate rapide e percorsi dinamici, con la corsa che consuma stamina solo in combattimento e un sistema di potenziamento delle armi gestito tramite mercanti presso cui spendere le rune raccolte.
Le otto classi disponibili rappresentano uno degli aspetti più riusciti del titolo, con identità ben definite, ognuna dotata di un proprio set di statistiche iniziali, equipaggiamenti dedicati e due abilità uniche che trasformano il modo in cui ci si approccia a ogni incontro, creando dinamiche di squadra che ricordano leggermente gli MMO o le battaglie alla Monster Hunter.
Abbiamo per esempio il Selvaggio con spadone e rampino, il Guardiano che scatena tempeste con l’ascia, il Giustiziere che si trasforma in una creatura primordiale sfruttando il sistema di parry mutuato da Sekiro, la Rediviva che evoca spiriti e creature cadute, e molte altre, tutte con potenzialità da sperimentare, anche se non mancano squilibri evidenti, con abilità troppo forti rispetto ad altre, che in molte partite finiscono per orientare le scelte verso determinati personaggi a scapito della varietà.

Il problema più evidente di Elden Ring Nightreign resta però nel bilanciamento della difficoltà: alcuni boss sono eccessivamente resistenti, vere spugne di punti vita che infliggono danni enormi anche contro build ben sviluppate, e le ricompense ottenute spesso non giustificano lo sforzo richiesto, sia in termini di oggetti che di rune, che diventano sempre meno rilevanti man mano che si sale di livello, rendendo il grinding più frustrante che gratificante.
Infine, sebbene sia tecnicamente possibile affrontare il gioco in solitaria, l’esperienza in Elden Ring Nightreign da soli risulta estremamente punitiva, tanto da sembrare più un’aggiunta di contorno che una modalità realmente studiata, con una difficoltà sbilanciata che rischia di allontanare molti giocatori, trasformando il tutto in una sfida spesso troppo eccessiva.
FromSoftware ha sicuramente gettato basi solide per un’evoluzione del proprio linguaggio ludico in Elden Ring Nightreign, ma sono ancora molti gli elementi da rifinire: se non verranno introdotti aggiornamenti sostanziali, contenuti inediti e correzioni ai problemi più gravi, il gioco rischia di perdere velocemente il suo slancio, nonostante la struttura riesca, soprattutto in compagnia, a regalare momenti di puro divertimento
Grafica – Visioni Crepuscolari
Parliamo ora del fronte visivo, dove il lato artistico di Elden Ring Nightreign si configura chiaramente come una continuazione coerente di quanto abbiamo già visto nel gioco principale. Elden Ring Nightreign, infatti, utilizza molti asset del titolo base, e questo potrà forse stonare agli occhi di alcuni, soprattutto considerando che durante la maggior parte delle run ci si ritrova ad affrontare nemici già noti o ambientazioni che suonano fin troppo familiari. Qui questa scelta si avverte con più insistenza rispetto al passato.
È una pratica già largamente utilizzata dal team negli anni, ma che in questo contesto risulta più evidente e può provocare una certa sensazione di déjà vu, o addirittura un leggero fastidio, anche perché non mancano asset ripresi direttamente da precedenti opere di From Software, talvolta modificati solo lievemente a livello estetico. Detto ciò, però, non traete in inganno le mie parole, perché in Elden Ring Nightreign non si tratta affatto di un totale riciclo. Anzi, al contrario, ci sono anche elementi inediti che confermano come From Software sappia sempre come stupire il giocatore, con soluzioni visive affascinanti e originali.
Alcuni dei nuovi boss risultano incredibili sotto il profilo estetico, tanto da sembrare veri e propri esperimenti di design, che potrebbero perfettamente trovare posto in futuri progetti, proprio per quanto risultano unici nel loro stile e nella loro presenza scenica. Allo stesso modo, ci sono scorci e paesaggi che riescono ancora a togliere il fiato, e ci permettono di dire con una certa sicurezza che il lato artistico della casa dei Souls resta sempre un punto di forza assoluto, anche in un contesto multiplayer come questo.

Lo stesso discorso vale per il comparto audio, perché le musiche, seppur in parte riprese dal gioco base e riarrangiate o ispirate a tracce originali, risultano comunque davvero straordinarie e accompagnano il gameplay con una potenza emozionale che amplifica ogni sessione di gioco, rendendo ogni momento più intenso e monumentale. Passando invece al lato tecnico, qui si riscontrano alcune ombre, perché il motore grafico è sostanzialmente lo stesso già visto in Elden Ring e Shadow of the Erdtree, con asset e texture che non presentano stravolgimenti particolari, ma garantiscono comunque un impatto visivo solido e gradevole.
Durante l’esplorazione e nei momenti più concitati , quando lo schermo si riempie di effetti visivi o di nemici in movimento, abbiamo notato alcuni cali di frame, non frequenti ma presenti, e anche i tempi di caricamento ci sono sembrati, in certi frangenti, leggermente peggiorati rispetto a quelli di Elden Ring, di qualche secondo di troppo. Provandolo su PlayStation 5, sinceramente, ci saremmo aspettati qualcosa in più anche sul piano delle opzioni grafiche, considerando che il gioco offre due modalità distinte, ovvero Prestazioni, che privilegia il frame rate a 60 fps, e Qualità, che punta tutto sulla resa grafica.
Parlando infine della stabilità online e dei server in Elden Ring Nightreign , devo ammettere che avevo diversi dubbi, considerando che, nonostante i miglioramenti, From Software non è mai stata eccellente sotto questo aspetto. Invece, sono rimasto piacevolmente sorpreso, perché, a parte qualche rarissima disconnessione, l’esperienza è risultata stabile, fluida e senza particolari problemi di netcode, il che dimostra un lavoro solido e ben fatto da parte del team.
Segnalo anche la presenza del doppiaggio in lingua inglese , con la completa localizzazione in italiano per quanto riguarda testi e sottotitoli, anche se rimane una strana ma concreta assenza del cross-play tra piattaforme. Al momento, quindi, non è possibile giocare in Elden Ring Nightreign insieme a utenti PC o Xbox, ma solo con giocatori su console della stessa famiglia, quindi PlayStation 5 e 4.