La follia è approdata in mare aperto. Dreadmoor, l’avventura horror in prima persona ambientata in un mondo post-nucleare, ha appena trovato un alleato potente: Digital Vortex Entertainment.
Il publisher sosterrà lo sviluppo e la pubblicazione del titolo di Dream Dock, portando un progetto già virale verso un debutto globale previsto per il quarto trimestre del 2026.
Sì, hai capito bene: un gioco di pesca ambientato in un apocalisse radioattiva. E no, non è uno scherzo.
Dreadmoor è una delle idee più strane e affascinanti degli ultimi anni, una fusione tra tensione lovecraftiana, sopravvivenza estrema e meccaniche di pesca che sembrano uscite da un incubo acquatico.
Un mare di orrore e radiazioni
L’oceano non è mai stato così spaventoso. In Dreadmoor, interpreti un pescatore solitario che naviga tra le acque tossiche di un mondo devastato dalle radiazioni.
A bordo di una piccola imbarcazione, dovrai cercare pesci mutanti, tesori sommersi e frammenti di una civiltà ormai scomparsa. Ma ogni viaggio in mare è una sfida contro il tempo, la fame, e le creature che popolano la superficie e gli abissi.
Il tuo obiettivo è sopravvivere, vendere il pescato, migliorare la nave e potenziare gli strumenti di pesca. Semplice a parole, meno nella pratica, perché il mare di Dreadmoor non è mai calmo.
Le correnti portano con sé mostri deformi, tempeste improvvise e aree contaminate dove la morte può arrivare in silenzio, come un’onda nera che inghiotte tutto.
Pesci, mutazioni e follia: la pesca non è mai stata così pericolosa

Il sistema di pesca è il cuore del gioco, ma qui le regole cambiano. Ogni cattura è una scommessa: più di 100 specie di pesci unici, molti dei quali pericolosi, radioattivi o semplicemente affamati… anche dei loro compagni di stiva.
Sì, hai letto bene. In Dreadmoor i pesci possono mangiarsi tra loro durante il viaggio di ritorno.
Oltre all’aspetto gestionale, dovrai esplorare anche la terraferma. Le rovine di vecchie città sommerse nascondono risorse preziose ma anche minacce invisibili. Tra crafting, riparazioni e scorte limitate, la tensione resta costante.
L’atmosfera è cinematografica, con un tono cupo e una direzione artistica che alterna colori lividi, nebbie tossiche e luci al neon che filtrano sott’acqua. Un incubo visivo che ricorda Dredge, ma con la brutalità e la disperazione di Metro Exodus.
L’anima di Dreadmoor: horror psicologico e sopravvivenza
Dream Dock ha spiegato che Dreadmoor non vuole essere solo un gioco di pesca. È un viaggio mentale, un confronto con l’isolamento, la paura e la perdita della ragione.
Ogni immersione nel mare è anche una discesa nella psiche del protagonista, costretto a sopravvivere tra incubi lovecraftiani e un ecosistema che sembra volerlo divorare.
Il CEO di Dream Dock, Rostislav Fedorov, ha dichiarato:
“Stiamo costruendo un’IP che va ben oltre la semplice pesca nell’apocalisse. La collaborazione con Digital Vortex ci permetterà di ampliare la produzione, perfezionare la visione e portare la follia di Dreadmoor a un pubblico globale.”
Dal canto suo, Alex Izotov, CEO di Digital Vortex Entertainment, aggiunge:
“Siamo rimasti affascinati dalla visione chiara del team e dalla loro capacità di fondere orrore lovecraftiano e sopravvivenza post-nucleare. È un progetto unico e potente, e non vediamo l’ora di accompagnarli in questo viaggio.”
Dal nulla alla viralità: 40.000 wishlist in dieci giorni
Dreadmoor non è ancora uscito, ma il pubblico ha già abboccato. Dopo appena dieci giorni dall’annuncio ufficiale, il gioco ha raggiunto oltre 40.000 wishlist su Steam, piazzandosi tra i 600 titoli più desiderati della piattaforma.
Un risultato impressionante, soprattutto considerando che la campagna marketing è stata minima.
Un successo che dimostra quanto il pubblico sia affamato di esperienze nuove, capaci di fondere generi diversi in un’unica visione artistica. La “pesca horror” può sembrare un’idea assurda, ma Dream Dock ha trovato il modo di renderla magnetica.
Ispirazioni e paragoni illustri

Le influenze di Dreadmoor sono chiare e dichiarate. Dal mistero e l’atmosfera di Dredge al realismo cupo di Metro Exodus, passando per la tensione psicologica di Resident Evil.
Il risultato è un mix che bilancia calma e terrore: momenti di silenzio assoluto seguiti da improvvise apparizioni di creature deformi, oppure da attacchi che fanno ribaltare la barca.
La somiglianza con Dredge è inevitabile, ma Dreadmoor sembra puntare a un pubblico più hardcore, interessato alla componente survival e alla gestione complessa delle risorse.
Un’esperienza pensata per chi ama la scoperta, ma non teme l’orrore che si nasconde sotto la superficie.
Quando la follia incontra la bellezza
Uno degli elementi più intriganti del progetto è la cura per la fotografia digitale e la regia delle sequenze narrative. Dream Dock ha dichiarato di voler rendere ogni immersione un’esperienza cinematografica, con musiche ambient, dialoghi distorti e una direzione visiva che ricorda i film horror degli anni ’80.
Le acque contaminate diventano un personaggio vero e proprio. Ogni riflesso, ogni suono metallico o eco lontana contribuisce a costruire un senso di minaccia costante.
Dreadmoor non spaventa solo con i mostri, ma con l’atmosfera, la solitudine e la sensazione di essere sempre osservati.
Un futuro promettente per un nuovo cult horror
Con la partnership appena annunciata, Digital Vortex fornirà supporto tecnico, marketing e distribuzione per portare Dreadmoor a un pubblico più ampio.
L’obiettivo è chiaro: trasformare un progetto indipendente in una nuova IP di riferimento per gli amanti del survival horror.
Il gioco ha ancora un lungo viaggio davanti a sé, ma i segnali sono ottimi. La community sta crescendo su Discord, i social si stanno riempiendo di fan art e teorie, e ogni nuovo screenshot diventa virale in poche ore.
Segui l’oscurità
Se anche tu vuoi esplorare il mare malato di Dreadmoor, puoi già aggiungerlo alla tua lista dei desideri su Steam e unirti alla community ufficiale su Discord.
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La prossima tempesta videoludica arriva dal mare. E dentro quelle acque… qualcosa ti sta già guardando.