Dead Take non è il classico horror d’avventura: è un’immersione nei traumi non detti e nelle ossessioni più oscure dell’arte dell’acting e dietro le meccaniche da puzzle c’è un racconto potente, disturbante, che ci mostra cosa può significare “recitare” al confine dell’ossessione.

Dead Take: trama e atmosfera
Dead Take è un gioco horror psicologico in cui il giocatore vestirà i panni di Chase Lowry, il quale è un attore che indaga sulla scomparsa del suo amico Vinny Monroe durante una festa nella villa del produttore cinematografico Duke Cain; la trama prevede l’esplorazione della villa infestata, la risoluzione di enigmi e la visione di videoclip di audizioni e interviste per svelare segreti sull’industria cinematografica e sugli eventi sinistri che vi hanno avuto luogo.
La narrazione esplora temi come l’ambizione, la fama, gli abusi e il lato corrotto di Hollywood, utilizzando uno stile video ralistico per presentare la storia.

Per farla breve potremmo considerare Dead Take un horror “adatto a chi ha paura degli horror” se vogliamo metterla in questi termini, visto che non troverai “salti dalla sedia” o cose così, ma il titolo cercherà di farti avere una tensione costante durante il gameplay.
Le scene in video danno un volto reale e pure con attori reali alla paura, alcuni di essi facendo una piccola ricerca su web, sono pure famosi nel Regno Unito, patria della casa di sviluppo, ma anche alcuni attori statunitensi (ma su questo ci arrivo tra poco), all’ansia, all’umiliazione dietro le luci della ribalta.
Meccaniche di gioco
Sulle meccaniche di gioco non c’è molto da dire, lo stesso titolo, presentando attori reali, è possibile considerarlo una sorta di “film interattivo in terza persona”.
La villa è una escape room al contrario: la maggior parte delle stanze è chiusa e per progredire devi risolvere enigmi basati su simboli, chiavi, indizi ambientali e interazione con oggetti che raccogli.
Ogni “pezzo” raccolto spesso si traduce in una chiavetta USB con un filmato e il colpo di scena consiste nel montare insieme spezzoni di video (interviste, provini, conversazioni) per far emergere verità nascoste. E ogni montaggio corretto ti dà nuovi strumenti per avanzare.
Recitazione e attori veri in Dead Take
Come già detto le prestazioni degli attori sono autentiche, ma sono anche cariche di tensione, fanno venire un nodo alla gola.
Gli attori principali di Dead Take includono Neil Newbon (che prestò la voce ad Astarion in Baldur’s Gate 3) nel ruolo di Chase Lowry e Ben Starr (noto per aver doppiato Clive in Final Fantasy XVI nel doppiaggio inglese) in quello di Vinny Monroe.

Altri membri di spicco del cast includono Jane Perry, Alanah Pearce e una serie di doppiatori di grande rilievo come Laura Bailey, Matthew Mercer e Sam Lake, presenti anche in alcuni cameo.
Ciò che rende Dead Take particolarmente interessante è la sua stessa struttura narrativa: un intreccio che richiede al giocatore di “ricomporre i video per capire la storia”; la presenza di attori reali, al posto dei soliti modelli digitali, amplifica il senso di immersione e conferisce una forte coerenza al titolo che, non a caso, ruota proprio attorno al mondo della recitazione.
Il messaggio che ne emerge può essere interpretato come un dietro le quinte dell’animo degli attori: «il mondo dello spettacolo non è solo luci e riflettori; anche noi portiamo traumi che difficilmente verranno raccontati apertamente su TV o social».
Di giochi con enigmi ne ho affrontati a decine, dai classici come Monkey Island e Day of the Tentacle, ai primi Resident Evil, fino ai capitoli più recenti della saga o ad altri titoli simili.
Perché proprio questi riferimenti, ti starai chiedendo?
Perché gli autori sembra abbiano fatto un mix tra LucasArts e Capcom a livello di enigmi: qualche enigma è troppo ostico, da vero “trial and error”, quindi non sempre si riesce a venirne fuori con una logica vera e propria, mentre alcuni, di contro la logica c’è eccome.

Sia chiaro che questo di per sé non sarebbe un problema, ma potrebbe non piacere agli amanti di enigmi più moderni.
Tensione e paura in Dead Take
La componente soprannaturale un po’ alla Silent Hill (bussate misteriose, apparizioni) colpisce molto il giocatore ma al contempo indebolisce un po’ l’impianto realistico, quindi il gioco pecca nel saper dosare bene realismo e surrealismo, tanto che nelle ultime fasi di gioco il surrealismo prende il sopravvento e rischia di frammentare l’emozione costruita fino a quel momento.
