Sviluppato da Castle Pixel e pubblicato da Playtonic Friends, Cattle Country è un particolare simulatore di vita da cowboy interamente realizzato in pixelart 2D che si inserisce nell’ormai sempre più ampio e variegato sottogenere dei cozy game. Noi abbiamo dato vita al nostro ranch, dedicandoci ad attività da vero cowboy su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione. Pronto a cavalcare tori e ad allevare mucche?
Cattle Country come RDR ma pacifico
Nonostante il titolo volutamente ironico ed esagerato, per non dire surreale, Cattle Country e Red Dead Redemption hanno realmente qualcosa in comune: simulare, a modo loro, un’esperienza in stile cowboy. Nel dettaglio, Cattle Country ci mette nei panni di un omino o di una omina in pixel da personalizzare attraverso un editor estremamente semplice e intuitivo e a cui dovremo dare un nome. Non solo, dovremo dare un nome anche al villaggio e al nostro ranch.
L’avventura ci vede trasportati in una carrozza con una missiva, doppiata e scritta in inglese, che accenna ai motivi della nostra visita e anticipando il nostro futuro, tutto molto in linea con il classico stereotipo del genere. Arrivati nel villaggio, ci viene affidato dal buon vecchio Archibald (che dovrebbe fungere da “sindaco”) un pezzo di terra, una tenda e alcuni strumenti. Da lì, ha inizio la nostra avventura fatta inizialmente di crafting, abbastanza prevedibile e anonimo, per poi svilupparsi gradualmente, per alcuni anche troppo lentamente, introducendo elementi inediti e decisamente più in chiave western.

Infatti, non dovremo solo avere cura del campo e del bestiame, ma anche vedercela con banditi di vario genere, rapine da sventare e, perché no, nel mezzo sviluppare legami con gli altri personaggi fino a far sbocciare l’amore con tanto di possibilità di matrimonio. Col tempo, si viene a creare un vero rapporto tra te e la tua comunità ma occhio, non tutti sono affidabili e presto ti toccherà difendere non solo il tuo ranch ma l’intero villaggio.
Parlando dei personaggi nel dettaglio, ammettiamo che nessuno ci ha inizialmente coinvolto, risultando abbastanza classici e anonimi sia nell’estetica che nella scrittura. Abbiamo invece maggiormente apprezzato alcuni episodi che li riguardano e che appaiono quasi “randomici” nella loro proposta. D’altronde, il villaggio, o città che dir si voglia, è strutturato in modo meno “conchiuso” decidendo di sparpagliare i propri edifici principali a distanze anche abbastanza generose e rendendo quindi anche abbastanza complesso intercettare alcuni personaggi durante la loro routine.

Una marea di cose da fare
Se il contesto narrativo e il livello di scrittura di Cattle Country non ci ha sorpreso, decidendo di adagiarsi sul classico stabilito dal genere in cui s’inserisce fedelmente, l’aspetto ludico riserva qualche piccola sorpresa. Iniziamo col dire che si tratta di un classico cozy games in terza persona 2D che, soprattutto nelle fasi iniziali, può prestare il fianco a un forte anonimato e a una sensazione di “già visto”. L’aspetto identitario, ancorato all’atmosfera da western, emerge infatti a piccole dosi e in modo molto frammentato.
I primi attimi ci vedono impegnati a montare la classica tenda e ad abbattere i primi alberi cercando di dar vita alle classiche prime piantagioni per raccattare materiali da vendere e iniziare a far soldi. Solo successivamente, quando iniziamo ad esplorare e a scoprire le varie attività celate nei meandri di un titolo dalla longevità discretamente elevata, si vede l’anima sfaccettata del titolo fatta di piccoli momenti e mini giochi a tema davvero interessanti ma che per alcuni possono risultare un po’ poco, soprattutto se messi a confronto di opere ben più affermate come Stardew Valley, da cui il titolo trae palese ispirazione.

Sul versante strettamente ludico, Cattle Country mostra da subito la sua principale criticità: la trasposizione per console. In pratica, tutto il mondo di gioco è composto da invisibili quadrati e per interagire in uno di essi dovremo giostrarci con un esteticamente discutibile riquadro bianco che funge da “mirino”. Le prime fasi, inutile dirlo, risultano grezze e c’è bisogno di farci la mano per incastrare movimenti e area in cui voler interagire. Questo rallenta alcune operazioni banale come picconare una pietra o raccogliere un fiore…
Dinanzi a ciò, le possibilità sono due: adeguarsi a un sistema un po’ grezzo e lento o abbandonarlo. Se si decide la prima, Cattle Country ti darà un vero e proprio oceano di cose da fare che vanno ben oltre il prevedibile grinding di elementi con relativo potenziamento e allargamento del proprio “ranch”. Abbiamo, infatti, un sistema di pesca che nella sua semplicità restituisce anche un passatempo quasi parallello nell’esperienza ludica e anche discretamente appagante seppur non inedito.

Altra attività sorprendentemente sviluppata è quella legata allo “scavare”. Qui il titolo si sfrutta in verticale con telecamera non più dall’alto ma orizzontale e richiama opere del calibro di SteamWorld Dig con tanto di pareti rocciose da abbattere e possibilità di scendere gradualmente di livello (e ne sono davvero tanti) con tanto di elementi ottenibili che variano e aumentano di valore. Parliamo quindi di un altro minigioco che esordisce discretamente bene per poi adagiarsi su situazioni abbastanza fiacche e prevedibili con un livello di “cambiamento” molto ridotto rispetto a chi questo sistema ludico lo ha fatto realmente proprio.
A tutto ciò si somma un ciclo giorno-notte che potrei decidere di piazzarlo su 12 o 24 ore e un cambiamento stagionale convincente e gradevole da vivere. Presente anche attività di “cattura” legata alla fauna locale oltre ai momenti contro i banditi (semplici ma divertenti) e a un semplice sistema di relazione con i già citati abitanti del posto. Purtroppo, a rallentare tutto, oltre la trasposizione su console abbastanza grezza, ci sono una serie di caricamenti abbastanza invadenti e in alcuni casi, soprattutto in portabilità, raggiungono quasi il minuto.

Grafica e sonoro
Graficamente parlando, chi ama la pixel art, si troverà un mini mondo vivo, vivace e cromaticamente vario. Tolto il caos a schermo dato da elementi raccoglibili/distruttibili, Cattle Country ha una buona varietà estetica seppur i personaggi, complice il loro minimalismo, risultano poco identitari anche negli artwork simil-2D. Il colpo d’occhio generale rimane comunque molto curato, impreziosito da animazioni semplici ma efficaci (un esempio è l’animazione di quando cavalchiamo, davvero carina).
Il sonoro è abbastanza standard e ci saremmo aspettati un maggior coraggio soprattutto per potenziare l’atmosfera di cui è promotore. Rimane comunque un valido accompagnamento che, nonostante qualche ripetizione eccessiva, non risulta mai realmente fastidioso o ridondante. Infine, Cattle Country è completamente privo della lingua italiana, assenti anche i sottotitoli. Una mancanza di cui tenere conto vista la mole di testo a schermo e il numero di interfacce con cui dover interagire.